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VIDEO - De Rossi a sorpresa: "Sbagliato calcisticamente rimanere a Roma"

L'ex tecnico giallorosso si è raccontato nel corso del nuovo episodio di The Overlap: "Decisi di restare nella Capitale e mi presero per pazzo"

PUBBLICATO DA La Redazione
16 Dicembre 2024 - 11:49

Sul canale YouTube di The Overlap è ora disponibile il quarto episodio di "The Overlap On Tour". Il protagonista è Daniele De Rossi, che ha parlato di vari argomenti tra cui il suo passato alla Roma e il calcio inglese. Ecco le sue dichiarazioni.

Sul calcio in Italia?

"Il calcio romano è molto molto importante per noi. In Italia, specialmente a Roma, c'è molta più pressione. Non siamo il Real Madrid, ma molti tifosi accettano stagioni in cui non si vincono trofei".

Per la gente è più importante vincere dello stile con cui si gioca?

"No, non per molti di loro. I tifosi amano la lealtà, gli sforzi che si fanno sul campo. Ma vogliono comunque vincere, vorrebbero vincere. Anche spendere 10-12 anni senza vincere ma poi arrivare primi è bello per loro. Ho passato tanti anni in seconda posizione, è pazzesco, perché c'era davanti a noi una squadra che valeva 200 milioni di euro in più rispetto a noi. Non si vincevano trofei, ma si vincevano tante partite in stagione; quindi le persone si confortavano".

Quando hai iniziato avresti voluto giocare per sempre con la Roma?

"Sì, tutti a Roma dicono di voler giocare con la maglia della Roma. A volte succede, quando sei a Roma devi decidere. A volte si è più fortunati e si può scegliere di andare in un club migliore o stare qui. Io ho scelto questo. È una 'brutta scelta' calcisticamente parlando, ma per me va bene".

Quanti anni avevi quando hai firmato?

"Avevo 12 anni. Ero nello stesso posto in cui sono ora (De Rossi era ancora il tecnico della Roma al momento della registrazione dell'episodio, ndr), era totalmente diverso. Ero sempre in panchina, lo sono stato per i primi 3-4 anni ed ero un attaccante! Ero un ragazzo delicato, bravo tecnicamente ma non aggressivo".

Tu, Totti e Giannini siete alcuni dei calciatori più iconici di questa squadra. Siete eroi per i tifosi.

"È qualcosa che parte dall'amore delle persone per questa squadra. Non si parla solo di me, Totti, Giannini... Ci sono stati tanti altri giocatori che magari hanno pensato di non essere abbastanza per restare e che hanno deciso di andare in prestito in un'altra squadra. Ma è un sogno quando sei un ragazzo romano e cresci nella Roma".

Quando sei entrato nella prima squadra? E quando sei passato a fare il centrocampista?

"Avevo 16 anni. Stavamo perdendo una partita in Toscana, ero in panchina e il capitano stava giocando a centrocampo. Lui prese un cartellino rosso, l'allenatore mi chiamò e mi disse di andare a giocare in mezzo al campo. Vincemmo 2-1. Nella partita successiva contro il Pescara il capitano, Fabio, era fuori; il mister decise di farmi giocare ancora a centrocampo... Ricordo ogni cosa, mi ha cambiato la mia vita. Sono poi stato chiamato in Primavera. Mi disse: 'Sei il mio giocatore e con me giocherai'. Continuai a giocare e Capello mi chiamò dopo avermi visto in Primavera. Da lì non tornai indietro. Fu il primo a chiamarmi in prima squadra. In quella stagione vincemmo lo Scudetto, io accumulai alcune panchine ed ero una piccola parte di tutto. Nessuno si ricorda di me, ma io ricordo le emozioni nello spogliatoio. Nella stagione successiva ho giocato 5 partite; in quella dopo ancora Capello stava provando ad avere Edgar Davids, con la Juventus che provava a chiedere quattro o cinque giovani da inserire nello scambio. L'affare non si concretizzò, non so per quale motivo; mi volevano Chievo, Reggina... Ma dissi di no. Credevo di poter giocare. Tutti mi dissero che ero pazzo. C'erano Emerson, Dacourt, Tommasi, Zanetti... Io dissi comunque di no. Giocai 25 partite circa...".

(Parla Jamie Carragher) Ricordo una partita di Coppa Uefa tra Roma e Liverpool. Qualche giocatore riposava, stavate cercando di vincere lo Scudetto.

"Ricordi anche l'arbitro della partita? (ride, ndr)".

Forse! (ride, ndr) Vincemmo 2-0 a Roma, era il 2001. L'arbitro diede un rigore, poi cambiò improvvisamente decisione. 

"Quello è probabilmente il momento in cui la Roma ha vinto lo Scudetto. Lasciando la Coppa Uefa ci siamo focalizzati sul campionato".

Bella scelta! (ride, ndr)

"Succede una volta ogni 50 anni... Era una gran cosa!".

C'è una squadra che segui in Inghilterra?

"Seguo il calcio inglese. Quando ero giovane seguivo un po' di più lo United. Mi piace molto".

Sei mai stato vicino al trasferimento in Inghilterra?

"Ero vicino, era la mia prima opzione in caso di addio alla Roma. C'era il Manchester United, ci sono state occasioni per andare in altre squadre. Ma lo United era la squadra in cui io vedevo il miglior luogo in cui far crescere i giovani. Era il 2006, durante la Coppa del Mondo. Lippi mi chiamò, ero spaventato... Aprii la porta e c'era Alex Ferguson nella stanza. Ero timido. Un incontro di tre minuti, nulla di che. Avrei voluto dire di sì! Perché quando ero giovane lo United era una cosa enorme".

Poi hanno preso Carrick.

"E hanno fatto la scelta giusta, perché era un gran giocatore. Ci ho giocato tre-quattro volte contro ed è stato un disastro per noi! Perdemmo 7-1, 3-0... Segnai un gol, ma fu imbarazzante per noi. Fummo bravissimi all'andata a Roma, vincemmo 2-1 e dicemmo: 'Questa è la nostra stagione!'. Poi andammo a Old Trafford con una squadra diversa a causa degli infortuni e... All'andata Scholes prese un rosso e giocammo molto bene. Eravamo contenti. Ma ci 'uccisero' a Manchester sin dal primo minuto".

Hai giocato per l'Italia Under 21...

"Sì, più o meno lo stesso percorso che ho fatto con la Roma. Non giocavo a Roma e non venivo chiamato in prima squadra, quindi ho iniziato dall'Under 19. Abbiamo vinto l'Europeo in Germania con l'Under 21".

Quanti anni avevi?

"Quasi 21. Avevamo i Giochi Olimpici, vincemmo il bronzo e il team manager dell'Italia chiamò: 'Daniele, domani vai a giocare con la prima squadra della Nazionale'. Tutto è accaduto con rapidità. Ho segnato dopo 3 minuti al mio esordio in Nazionale, era facile per me!".

Hai colto l'opportunità.

"I miei compagni di squadra mi hanno detto che sono stato molto fortunato! Anche il mister lo ha fatto!".

Poi Juventus e Milan penalizzati, gli arbitri... Come è stato vivere quel periodo?

"È accaduto proprio prima della Coppa del Mondo, c'erano tifosi che cantavano contro i giocatori della Juventus, anche se i giocatori non avevano fatto nulla. Abbiamo cercato di compattarci, siamo andati in Germania e lì c'erano persone italiane che non hanno badato allo scandalo. Ci hanno aiutato negli stadi. Il torneo è iniziato, abbiamo vinto alcune partite e ci hanno spinto verso la finale".

Eri tra i più giovani.

"Ero uno dei più giovani, ma sono stato squalificato per due partite. Ho preso un rosso, sono stato il giocatore più stupido in squadra! Ho alzato il gomito, passavo tutte le settimane a pregare. 'Spero di avere un'altra occasione', mi dicevo. Sapevo che Lippi mi amava come giocatore. Era sempre dietro di me, anche se ero arrabbiato. Ed è sempre difficile per un tecnico mettere dentro un ragazzo che ha saltato alcune partite in precedenza. Ma sapevo che mi avrebbe dato un'altra possibilità. Me lo disse anche il vice: 'Se andiamo in finale, giochi'. Ed è successo".

Lippi è stato il tuo migliore allenatore?

"Lippi era un grande allenatore, aveva in mano il gruppo. Trovava la parola giusta nel momento giusto, sapeva toccare i tasti giusti. A volte era dolce con me e alternava momenti duri a momenti più dolci. Un grande allenatore, intelligente, bravo a creare l'atmosfera giusta. Aveva una squadra piena di campioni, ma non sto parlando di me: parlo di Totti, Nesta... Grandi personalità. Ma tutti andavamo verso la stessa direzione. Avevamo quasi vinto gli Europei nel 2000 e nel 2002 eravamo stati battuti dalla Corea. Sono felice di aver fatto parte di questo gruppo. Quando ho battuto il rigore in finale ho pensato ai miei genitori. Hanno sofferto per me: il cartellino rosso, le critiche... Per fortuna ho segnato ed è stato un momento toccante. Forse l'unica volta in cui ricordo chiaramente quello che ho provato. 20 anni fa non ho potuto festeggiare, ero in una piccola stanza per l'antidoping con Cannavaro... Ho questo ricordo molto intenso. Ricordo tutto. Quel milione di persone a Roma per celebrarci... Ma forse è arrivato troppo presto questo successo".

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