La Roma turista sul lago: il Como vince 2-0
Approccio morbido, orribile ripresa. Dybala sbaglia, a tempo scaduto segnano Gabrielloni e Paz
Sul Lago di Como la Roma affonda indecorosamente, con una prestazione che per inconsistenza, insipienza, indecenza, ha ricordato, almeno nel secondo tempo, quelle peggiori dei giorni di Juric. Alla fine il Como ha vinto addirittura 2-0, credendo nella vittoria assai più di quanto non abbia fatto la squadra giallorossa a mano a mano che i minuti passavano e la manovra che nel primo tempo era apparsa quantomeno dignitosa, si sfaldava senza che nessuno riuscisse a porvi rimedio. Di contro i volenterosi azzurri di casa, di fronte al pubblico composto come al solito dagli storici valligiani e dai nuovi vip (ieri Keira Knightley, Michael Fassbender, Adrien Brody, James Righton, e, più defilato, Dele Alli), si sono esaltati nelle pressioni offensive divorando gli avversari prima di tutto sotto il profilo della personalità, per quanto possa sembrare assurdo, e alla fine hanno trovato il giusto premio alla loro esuberanza.
Alla mezz’ora del secondo tempo il momento Sliding Doors: Dybala, pronto a lasciare il posto a Soulé, si ritrova in area e sul sinistro da sinistra la palla giusta per mandare la Roma in vantaggio, a dispetto di una ripresa decisamente meno brillante del primo tempo, ma clamorosamente sbaglia (e di mezzo metro, neanche di poco) e lascia subito dopo il campo al connazionale. Nel finale invece Fabregas si è giocato la carta Gabrielloni, un carneade per gli osservatori neutrali, un idolo per i tifosi locali: perché dopo un’oscura carriera sui campi della D e della C, quattro anni fa è stato chiamato ad aiutare il Como in Serie D e a suon di gol lo ha trascinato prima in C, poi in B e infine in serie A. Nella massima non aveva ovviamente mai segnato: ieri la clamorosa impresa, all’ultimo dei quattro minuti di recupero concessi dall’inguardabile Rapuano, su assist di Cutrone (marcato nell’occasione da Pisilli: ma perché?).
Per i festeggiamenti si è poi perso un po’ di tempo e l’arbitro ha prolungato il recupero di altri due minuti e quando l’arbitro aveva già messo il fischietto in bocca per decretare la fine delle ostilità, è partito il contropiede comasco da un pasticcio tra Angeliño e Pellegrini e lo stesso Gabrielloni in una indimenticabile per lui volata in solitaria ha servito l’assist del 2-0 a Nico Paz, mentre il Lago si scuoteva dalla gioia esplosa al Sinigaglia.
La Roma era partita anche bene, creando molto presto le condizioni per poter indirizzare la partita su binari più consoni, vista lo schieramento iniziale comprensibilmente piuttosto cauto di Fabregas, con due linee compatte da quattro uomini (in difesa Van der Brempt, Goldaniga, Kempl e l’ex primavera campione d’Italia giallorosso Barba, a metà campo Strefezza, Engelhardt, Da Cunha e Fadera, più Nico Paz alle spalle di Belotti), destinato inevitabilmente ad esaltarsi con il passare dei minuti con le progressive difficoltà palesate magari nella Roma da costruzioni non sempre lineari.
Perché già privo di Mancini (in panchina per un turno di riposo che però osserverà anche mercoledì in coppa Italia, essendo squalificato), Ranieri ha dovuto rinunciare sul filo del fischio iniziale anche a Mats Hummels, influenzato, per cui la granitica difesa delle ultime gare è stata rivoluzionata, con Celik nel centrodestra ed Hermoso nel centrosinistra, con Ndicka al centro come capitava con Juric (sinistre analogie...). E se tutto sommato la tenuta è stata la stessa delle più recenti esibizioni, non altrettanto si può dire della prima costruzione di gioco, piuttosto precaria. In mezzo stavolta era stato scelto Le Fée per affiancare Koné, Abdulhamid confermato a destra e Angeliño restituito alla sua fascia prediletta, mentre davanti sono stati preferiti Saelemaekers ed El Shaarawy per affiancare Dybala, falso nove in assenza di Dovbyk, tenuto ancora inizialmente in panchina.
I primi pericoli per Reina sono derivati da calci d’angolo (cinque ne ha battuti la Roma nel primo tempo, a zero; sei ne ha battuti il Como nella ripresa, a zero): al 6’ su respinta del portiere spagnolo si è coordinato benissimo Saelemaekers, ma il suo destro al volo è finito a pochissimi centimetri dall’incrocio. Al 16’ è stato invece Celik da posizione migliore e con meno uomini davanti a tentare lo stesso tap-in, ma la conclusione meno pulita è finita alta. Funzionavano bene le spinte esterne di Saud e Angeliño, ma a volte le belle iniziative si spegnevano nel vuoto dell’area di rigore avversaria, logico che Ranieri abbia pensato di migliorare l’impatto nella ripresa inserendo Dovbyk. Un paio di occasioni, abbastanza estemporanee a dire il vero, le ha avute nel primo tempo anche il Como, con una traversa spizzata dal talentuosissimo Nico Paz al 19’ e un tiro di Strefezza alto al 21’.
Poi si è distinto solo Rapuano per le sue decisioni incomprensibili, tra ammonizioni mancate, falli non fischiati (clamoroso su Dybala proprio al momento dell’entrata in area al 24’), gol annullati (di Koné al 28’, dopo un fuorigioco di 14 secondi prima di El Shaarawy) e falli di mano dubbi (Kempl nel primo tempo, Sergi Roberto nel secondo: con braccia vicine al corpo, ma sibillinamente allargate al momento dell’impatto). Ranieri dirà a fine partita di aver detto ai suoi giocatori all’intervallo: «Non si capisce l’arbitro come fischia, seguitelo e basta».
Ad inizio ripresa Ranieri ha messo dentro Dovbyk (per una Roma adesso tutta straniera in campo) e Fabregas ha capito di poter spingere di più perché la Roma si sarebbe allungata ed è lì che ha vinto la partita, almeno filosoficamente.
Sì perché la Roma per ora non ha una sua precisa identità tattica, ma è una squadra semplicemente rianimata da un signore che ha usato paternalistico buon senso e ha cercato di mettere i giocatori ognuno nel suo ruolo naturale. Logico che le assenze di Mancini (per scelta) e Hummels (obbligata) abbiano reso meno fluida la manovra dal basso e con l’innalzamento dei livello di aggressività meno facile anche il compito difensivo. In più Le Fée, El Shaarawy e Saelemaekers hanno spesso girato a vuoto, sbagliando facili controlli ed elementari trasmissioni del pallone. Così il Como ha cominciato a farsi pericoloso con una certa insistenza, con tiri da lontano ma molto insidiosi (Da Cunha al 3’, Fadera all’11’, Goldaniga al 22’) o ficcanti incursioni (tipo Belotti al 4’, Roma graziata dal mancato controllo molto belottiano).
Così Ranieri ha deciso di correre ai ripari e ha effettuato tutti insieme tre cambi che nelle intenzioni del tecnico avrebbero dovuto innalzare il livello tecnico e conseguentemente lo spessore della squadra: dentro al 17’ Pisilli, Pellegrini e Mancini, fuori Saelemaekers, Le Fée e Saud. E Fabregas ha risposto ripescando dall’infermeria Sergi Roberto, il pluridecorato ex barcellonista che è andato a svernare sul lago, e Cutrone, altro ex ragazzo prodigio desideroso di riscatto. E per quanto possa sembrare paradossale, i comaschi hanno fatto la differenza, mentre i romanisti si sono adeguati al progressivo disfacimento delle ambizioni. Intorno alla mezz’ora ci sono state due occasioni, una per parte: una punizione battuta da Paz, deviata da Hermoso, e respinta da Svilar, e l’incursione di Angeliño a liberare Dybala al tiro, clamorosamente sbagliato.
Poi l’incredibile finale: l’ammonizione di Da Cunha per un fallo su Soulé al 33’, il doppio cambio decisivo di Ben Lhassine Kone al posto di Da Cunha e di Gabrielloni al posto di Strefezza, salutato da un’ovazione dei 10000 comaschi presenti. Al 38’ Nico Paz ha calciato di sinistro, sfiorando il palo alla destra di Svilar. Al 45’ l’ivoriano del Como Koné è stato ammonito per un fallo su Celik. Poi l’arbitro ha concesso 4 minuti di recupero, sul finire dei quali il Como ha avuto una punizione battuta da metà campo, sulla respinta Nico Paz ha cercato in area Cutrone marcato da Pisilli (mentre Mancini, Ndicka ed Hermoso un po’ pigramente si allineavano sul limite dell’area), poi l’attaccante ha aggirato il romanista e ha crossato basso dove proprio Gabrielloni ha anticipato di punta Ndicka beffando Svilar, per il tripudio dei locali. Poi raddoppiato con il già descritto esito della ripartenza finale, un paio di minuti dopo: roba da Paz.
© RIPRODUZIONE RISERVATA