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Roma, 4-1 al Lecce: finalmente la vittoria per ripartire

Segna subito Saelemaekers, pari su rigore, poi nel secondo tempo ci pensano Mancini, Pisilli e Koné

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
08 Dicembre 2024 - 06:00

Risuona Grazie Roma dopo il triplice fischio del pessimo Chiffi (scarso, ma per fortuna stavolta non ha fatto troppi danni) e non succedeva dal 31 ottobre, contro il Torino, con Juric in panchina. La Roma è tornata dunque alla vittoria e lo ha fatto in maniera perentoria, con un 4-1 che lascia il Lecce al sedicesimo posto della classifica e ci fa risalire per il momento fino alla decima posizione, in attesa delle partite di oggi. Non c’era Dovbyk e al suo posto ha giocato Dybala, falso nove e vero regista offensivo, non ha segnato lui ma ci hanno pensato Saelemaekers, Mancini, Pisilli e Koné, ognuno con la sua storia romanista da raccontare, ognuno con la sua suggestione, come Abdulhamid in campo dopo 23 minuti per via dell’infortunio di Celik e autore dell’assist per il gol di Pisilli. Non ha giocato neanche Pellegrini, rimasto in panchina tutta la partita perché Ranieri non lo vede ancora sereno e chissà quanto durerà. Magari tornerà in campo giovedì col Braga, in Europa League, dove altri tre punti potrebbero riaggiustare la traiettoria anche in Europa dopo la bella raddrizzata in campionato di ieri. E poi si continuerà con gli altri impegni prima di Natale: ritrovarsi felici sotto l’albero è l’intendimento di ogni romanista, ieri è arrivato il primo impulso.  

Eppure la Roma aveva inizialmente faticato nell’impostazione a tre scegliendo Ranieri ancora la difesa con Mancini, Hummels e Ndicka, costretti ovviamente ad appoggiarsi spesso a Paredes per far uscire pulito il primo pallone, con la conseguenza che i leccesi, attenti a restare sempre bassi dietro la linea della palla, si potevano difendere con disinvoltura in superiorità numerica in ogni zona del campo, con le due linee di tre difensori (Baschirotti, Gaspar e Jean) e quattro centrocampisti (con i due terzini Guilbert e Dorgu, e la coppia di mediani Coulibaly e Ramadani), più il geometrico Rafia alle spalle di Krstovic e Rebic, quindi un 3412 a sorpresa tirato fuori dal cilindro da Giampaolo. 30 i lanci lunghi tentati dai romanisti nel primo tempo, forse la più impietosa tra le statistiche parziali della serata, a testimonianza della precarietà della proposta offensiva dei primi 45 minuti. Il gol di Mancini ha poi in qualche modo stappato la gara e da lì è venuto tutto facile. Inizialmente Ranieri aveva scelto Dybala falso nove per sostituire il febbricitante Dovbyk, con Saelemaekers ed El Shaarawy alle sue spalle, e purtroppo ancora Celik e Angeliño sulle fasce, quindi due terzini, con l’ormai consolidata coppia di mediani composta da Paredes e Koné, un po’ meno ispirati delle ultime uscite. La prima occasione costruita dalla Roma è arrivata quasi casualmente al 5’ con un bel cross, quasi un inedito, di Celik per Dybala che interpretando con decisione il ruolo di centravanti ha svettato di testa facendo rimbalzare la schiacciata davanti alle mani di Falcone proteso in tuffo, che infatti ha mancato la presa e poi ha rimediato con uno scatto improvviso smanacciando la palla fuori. Dybala ci ha provato anche all’11’, con un sinistro a giro da destra che non ha avuto la fortuna di altre conclusioni. Al 12’ Chiffi ha combinato la prima delle sue castronerie, ammonendo Saelemaekers per un intervento pulitissimo sul pallone, ma non c’è stato neanche il tempo per rammaricarsene perché neanche un minuto dopo El Shaarawy ha attaccato la linea verticalizzando per lo stesso Saelemaekers che è riuscito ad uncinare il pallone sul contrasto di Jean riuscendo ad ingannare Falcone con una traiettoria sghemba e lenta che si è spenta all’angolino.

Al 23’ Celik ha dovuto lasciare il campo e Ranieri per non abbassare la guardia contro la velocità di Dorgu ha preferito Abdulhamid a Zalewski: scelta azzeccata. Pur abbassando un po’ i ritmi in vantaggio, la Roma ha costruito altre palle-gol, sfiorando il raddoppio con Paredes, poi proprio con Saud servito (lungo) da Dybala, ancora con Salemaekers e poi con un’incornata di Ndicka deviata a due metri da Falcone da Dybala col petto: ma Ramadani l’ha tolta dalla porta. Poi all’improvviso il rigore per il Lecce: da un’iniziativa di Coulibaly dopo un bel controllo di Krstovic ad eludere la marcatura stretta di Ndicka, è nato l’assist per Rebic che invece di tirare ha intelligentemente restituito la palla a Coulibaly che ha incrociato all’ingresso in area la corsa un po’ scomposta di Abdulhamid: il contatto per Chiffi è stato falloso e il conseguente rigore è stato trasformato freddamente da Krstovic. Prima dell’intervallo Saelemaekers imbeccato da Dybala avrebbe potuto riportare la Roma in vantaggio, ma invece di cercare la potenza della conclusione con il collo del piede in area ha cercato la precisione del piatto, sbattendo addosso ancora a Jean. 

A sorpresa, nonostante il pareggio conseguito sul campo, Giampaolo ha deciso di rivedere il suo schieramento, tenendo fuori Rebic, Rafia e Ramadani, tutti i suoi giocatori con la R iniziale, inserendo Oudin, Morente e Kaba, passando ad un 343 con le punte assai larghe con l’intento evidentemente di allargare un po’ le maglie romaniste, senza troppo successo. Anzi, ha fatto un bel favore a Ranieri. La produzione offensiva del Lecce già asfittica si è ulteriormente diradata, ma la Roma non ha abbassato la tensione: al 5’ prima Paredes ha cercato la soluzione da lontano, poi ha servito una palla spettacolare per Saelemaekers che ancora una volta ha fallito il secondo gol romanista, poi El Shaarawy ha mandato Dybala in profondità ma il sinistro in diagonale si è spento a lato. Ranieri, preoccupato da qualche abbozzo di ripartenza, ha tolto il belga e ha inserito Pisilli, il suo centrocampista box to box, e, come ha sottolineato il tecnico a fine partita, l’inerzia della partita è cambiata: due minuti dopo Nicolò ha rubato il pallone a Coulibaly e si è involato verso la porta, ma si è ingolosito e ha cercato subito il gol, tirando addosso a Falcone invece di servire Dybala che a quel punto si era smarcato alla sua sinistra in solitaria. Avrebbe segnato praticamente a porta vuota. L’errore non ha però sfiduciato la Roma che ha continuato ad attaccare a testa bassa, è il caso di dire: così infatti al 14’ ha segnato Mancini, raccogliendo un assist di El Shaarawy in tuffo, anticipando Baschirotto e mandando la palla in diagonale all’angolino alla destra di Falcone. È proprio qui che si è stappata la partita.

L’incubo di una beffa si è smaterializzato, il Lecce è tornato ad essere solo una squadra di bassa classifica e non l’erede della formazione che in un assolato pomeriggio di quasi quarant’anni fa ha negato all’Olimpico la gioia di uno scudetto ormai vinto. Giampaolo ha allora provato a giocarsi il tutto per tutto, inserendo già al 20’ gli ultimi due cambi, Pierotti per Jean e Berisha per Coulibaly, passando alla difesa a quattro e chiedendo più spinta offensiva, ma su una palla persa a metà campo è nata un’altra incisiva transizione romanista che ha portato al gol del 3-1 che di fatto ha chiuso i giochi: Koné ha servito Dybala che ha innescato a destra Abdulhamid che ha cercato intelligentemente lo scarico sull’arrembante Pisilli più che il cross alla cieca per Koné, ed è stato ripagato dal gol del ragazzino che ha messo in bacheca anche il primo assist dell’arabo. A quel punto si trattava solo di far passare gli ultimi minuti senza correre troppi rischi di riavvicinamento: ci ha provato Oudin al 25’ con un bel taglio ignorato da Mancini, poi col tacco il francese ha servito Pierotti che ha tirato di sinistro svirgolando il pallone. Al 27’ ci ha provato El Shaarawy tirando alto, per poi lasciare il posto non a Baldanzi, che era ormai pronto ad entrare, ma a Zalewski, mentre Hummels chiedeva il cambio per terminare tra gli applausi la sua quasi perfetta partita: dentro Hermoso.

Nel finale è arrivato il 4-1 quando un lancio di Mancini, controllato di testa da Dybala, ha obbligato Gaspar ad una torsione innaturale che ha pesato sul suo ginocchio fino a farlo cedere e mentre l’angolano precipitava a terra, Pisilli portava a termine l’azione servendo Koné che con un controllo di destro ad evitare gli avversari ha siglato il gol del definitivo 4-1. Prima del triplice fischio, con il Lecce in dieci, Berisha ha preso un palo con un gran destro da lontano, ultima emozione prima del via libera all’ormai dimenticato inno finale di Antonello Venditti.

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