Ranieri: "Prestazione gagliarda. Friedkin? Nessuna società americana in Italia parla molto"
Il tecnico nel post partita di Roma-Lecce: "Stiamo portando il cemento per costruire le fondamenta. Questa squadra può e deve fare di più"
Nel post partita di Roma-Lecce, Claudio Ranieri ha parlato a Sky Sport. Di seguito le dichiarazioni del tecnico giallorosso.
23 tiri in totale, 9 nello specchio.
"La prestazione è stata gagliarda, come avevo chiesto. Loro sono abituati a lottare, abbiamo messo lo stesso loro ardore. Parecchi singoli avevano bisogno di questa fiducia e di questa autostima. Hanno fatto una buona partita. Nel secondo tempo abbiamo un po' sofferto, poi con l'ingresso di Pisilli si sono fermati".
Pisilli ha spaccato la partita.
"Sì. Giocavano 3 di loro contro 2 di noi, non poteva continuare così ancora per molto. Mi è sembrato logico dare più consistenza mettere una gran bella mezzala come Pisilli. Sa inserirsi, sa tirare in porta. È giovane ma ha un buon futuro. Sono contento per la squadra ma soprattutto per i tifosi. Non voglio difendere nessuno, ma ho chiesto al mio addetto stampa chi fossero i presidenti americani in Serie A. Io non li ho mai sentiti parlare. È il loro modo di agire, mettono le loro persone e si fidano. Poi se le cose vanno male... io spero che ora le cose vadano bene. Non ho mai sentito nessuno dei presidenti americani, evidentemente loro demandano. Parlano il minimo indispensabile: parlano ovviamente coi dipendenti e i responsabili della loro squadra".
La Roma oggi è stata anche divertente. Aumentando il fraseggio e la tecnica. La rosa non è un po' squilibrata? Si èun po' corti sugli esterni ma dietro la punta ci sono tanti altri giocatori... come si risolve questa cosa?
"Non ve lo dico (ride, ndr). Ho messo Abdulhamid, un ragazzo con una gran velocità. Quando Celik ha avuto dei problemi, per fortuna non si è infortunato, ho messo lui in campo. Va bene così, quando si vince son tutte rose e fiori. Stiamo portando il cemento per fare le fondamenta: questa squadra deve fare di più".
Su Pellegrini.
"Io l'ho detto quando sono arrivato. Lui è insieme a Lampard uno splendido centrocampista che sa far gol. Sta attraversando un momento triste dentro di lui, non è il solito romano "menefreghista". Deve ritrovare la spensieratezza dentro di lui, quando la rivedrò allora tornerà a giocare".
Ranieri a Dazn
Poteva immaginare modo migliore per festeggiare queste 100 panchine?
“Me lo avete ricordato voi, io non ci ho pensato. È un motivo di orgoglio perché la passione va oltre ogni cosa”.
Che ricordi ha della sua prima panchina?
"Vincemmo 2-1 a Siena, fu partita brutta ma riuscimmo proprio all’ultimo a vincerla”.
A differenza di oggi. Abbiamo visto la più bella della Roma di questo campionato.
“Da quando sono arrivato io mi sono piaciute tutte le partite, un po’ meno quella di Napoli perché non contrattaccavamo come avevo chiesto ai ragazzi. Stavamo soltanto lì a tenere palla e non eravamo pericolosi. Lo abbiamo fatto bene col Tottenham e per 70 minuti con l’Atalanta e oggi siamo riusciti a farlo con un Lecce che non si è mai dato per vinto ed è abituato a lottare. Se noi pensiamo di vincerla soltanto con la qualità non possiamo farcela. La squadra ha reagito bene, così cresce anche l’autostima. Oltre ai tre punti che servono tantissimo quel che più conta è l’autostima dei ragazzi”.
Oggi l’hai vinta con la riaggressione e senza permettere al Lecce di ragionare.
“Questa squadra ha qualità e deve ritrovare l’allegria di giocare. Nel secondo tempo giocavamo troppo centralmente e prendevamo troppe ripartenze, per questo ho messo Pisilli. L'ho fatto per dare più corpo al centrocampo e le cose sono andate bene”.
Date le condizioni di Dovbyk, quando le è venuta in mente l’idea di schierare Saelemaekers ed El Shaarawy dietro Dybala? Può riprovarla?
“Perché no? Ormai nel calcio non c’è un sistema fisso, sono i giocatori a crearlo. Quando dico che li scelgo la sera prima è perché faccio un riassunto della settimana; considero il modo in cui si sono allenati e le cose che più mi convincono per battere gli avversari. Facendo così posso sbagliare poco, con 5 cambi puoi rivedere sistema di gioco. Ormai i giocatori sono diventati spugne clamorose, sono bravi ad adattarsi ad ogni richiesta dell’allenatore”.
Hummels è quel giocatore che mancava alla Roma? Mancini e Ndicka si sentono più sicuri.
“È un giocatore che non sta ancora al 100%, riesce a sopperire capendo in anticipo quello che vogliono fare gli avversari. È stato un grandissimo acquisto e un grandissimo professionista, fino al mio arrivo non ha mai giocato e non si è mai lamentato, ha cercato sempre di allenarsi al massimo e questo è un esempio per tutto lo spogliatoio. Sempre in silenzio cercando di dare sempre il meglio che l’allenatore gli chiedeva”.
Ranieri in conferenza stampa
Dopo queste quattro partite, quali sono le cose che le sono piaciute e quali no?
“La cosa che mi conforta è l’applicazione e la determinazione che la squadra sta mettendo in ogni partita, al di là del risultato. È quello che dico sempre: facciamo la prestazione e, alla fine, il risultato è figlio di molti episodi. Però se hai dato tutto torni a casa con la coscienza a posto. Gli errori si fanno e si faranno sempre, non è quello il problema. Mi piace il giocatore che sbaglia e non si deprime. Sono contento di questa vittoria perché, piano piano, i singoli stanno recuperando autostima e il gusto di giocare a calcio. Non era facile nel momento in cui sono arrivato, ma ho visto subito una grande applicazione nelle cose che chiedevo. Certo, dobbiamo ancora lavorare perché non sono pienamente soddisfatto. Ci sono partite in cui facciamo bene. Mi riferisco, ad esempio, alla gara contro il Tottenham, dove siamo riusciti ad arginare bene l’avversario, mentre con l’Atalanta è andata meno bene. Oggi, soprattutto nel secondo tempo, abbiamo subito solo il tiro su rigore e quello che ha colpito il palo. Tuttavia, per la troppa voglia di fare gol, stavamo concedendo troppe ripartenze al loro centrocampo. Per questo ho deciso di cambiare, inserendo Pisilli. Con lui in campo la squadra si è riorganizzata. È entrato quel giocatore che ci è mancato contro l’Atalanta: un giovane, ma con una presenza fisica e tecnica notevole”.
La squadra senza centravanti ha creato, può essere una soluzione anche in futuro?
“Sicuramente non mi faccio scrupoli: cerco sempre la soluzione migliore. Questa volta è capitato perché Dovbyk non riusciva a reggere, quindi ho deciso di schierare tutti i giocatori abili nell’uno contro uno, quelli che sanno trattare la palla in velocità. L’ho detto chiaramente: è importante rompere la linea difensiva. Non possiamo limitarci a giocare davanti ai difensori senza mai inserirci. E invece lo hanno fatto molto bene. Per cui, perché no?”
È una scelta precisa quella di giocare con questo sistema?
“Il mio ragionamento, quando sono arrivato, era quello di fare le cose semplici: ridare fiducia a una squadra che l’aveva persa, che era caduta in un momento di sbandamento. Mi è sembrato naturale inserire Hummels, vedendolo in allenamento, e fare lo stesso con Paredes. Ho seguito ciò che l’esperienza mi ha suggerito: mettere la squadra a proprio agio, ogni giocatore nel rispettivo ruolo. Ci saranno momenti in cui la squadra non avrà bisogno di questi accorgimenti, perché in una squadra vera capita che uno o due giocatori non siano in giornata; ma se la squadra è davvero una squadra, si nota di meno. Fino a ora, invece, quando qualcuno non stava bene si notava subito, e questo non può andare bene. Dobbiamo diventare squadra. In alcune partite lo siamo stati, in certi momenti di gioco lo siamo stati, ma dobbiamo esserlo con continuità. Ho detto: aspettiamo dicembre, vediamo di cosa siamo capaci, vediamo cosa vogliamo fare da grandi. La Roma ha un grande potenziale, ma come ho sempre detto nella mia carriera i cavalli si vedono alla fine. C’è stata una falsa partenza, ma il campionato è lungo”.
Sull’ingresso di Saud.
“Lui ha una velocità incredibile, quindi lo sprono a spingere. Contro Dorgu ho pensato di mettere due giocatori veloci, così non sarebbe stato tanto tranquillo nell’attaccarci. Avrebbe dovuto essere attento anche alle nostre ripartenze. Infatti, c’è stato un momento in cui è stato molto bravo e siamo riusciti a servirlo. Dobbiamo imparare a conoscerlo meglio, perché è molto timido. Anche in allenamento tende a fare le cose semplici, spesso passa la palla indietro. Io, invece, so che lui può dare il passaggio e poi lanciarsi nello spazio. E lì diventa davvero difficile da fermare”.
Su Paredes.
“Per me i campioni sono campioni, dipende se vorrà stare. È in scadenza, dipenderà dal nuovo allenatore, io da allenatore lo terrei. Immaginate se alla fine sarò io l’allenatore? (ride, ndr)”.
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