Ricerca a campione
Anche Paredes fra i giocatori di curriculum rilanciati da Ranieri. Inamovibile per De Rossi, comparsa con Juric. Il tecnico di San Saba: «Leandro fa la differenza»
La rinascita è arrivata così, un po’ per caso, in una fredda giornata di fine novembre, lontano da Roma. Lontano dalla Capitale probabilmente cominciava a vedersi anche Paredes, ma stabilmente, non soltanto per una trasferta. Troppo frequenti voci, ammiccamenti, riferimenti più o meno velati sui social, per non pensare a un divorzio anticipato. Invece quella Londra anomala (a prima vista) ha trovato conferma prima sul campo, poi nelle parole di Ranieri. Leandro ha rigiocato contro l’Atalanta - confermando le buone impressioni lasciate col Tottenham, nonostante il risultato - e ha già ricevuto l’investitura del tecnico per la prossima partita: «Paredes è un campione, l’abbiamo visto nelle ultime partite. Con lui e Koné la squadra gira bene. Non penso di cambiare». Ammissione tanto candida quanto inedita dell’allenatore romano, che difficilmente si sbilancia in anticipo con tale perentorietà sulle scelte di formazione. Ma la coppia formata dall’argentino e dal francese appare davvero ben assortita, fra fosforo e muscoli, geometrie e dinamismo. Impregnata peraltro della notevole carica agonistica che accomuna i due centrocampisti centrali.
Eppure la stagione sembrava volgere in tutt’altre direzioni fino a poco più di dieci giorni fa. Con De Rossi in panchina, Paredes è stato pressoché inamovibile fino al termine della scorsa annata, con una serie di prestazioni di alto livello culminate nella quasi-rimonta in semifinale di Europa League sul Bayer Leverkusen, quando la sua doppia firma ha permesso di annusare il miracolo. Anche se già in estate qualcosa è cambiato, complici la squalifica nella gara d’esordio a Cagliari ereditata dal precedente campionato e l’errore marchiano nel debutto casalingo con l’Empoli. Due panchine consecutive nelle ultime due di DDR, poi il doloroso passaggio di consegne, con le idee di Juric protese verso un calcio di corse e rincorse a tutto campo. Mai Leandro è stato così distante dal fulcro della mediana, fin dalle premesse. E i fatti hanno perfino peggiorato le cose per il campione del mondo: dopo la mezz’ora contro l’Udinese, una sola gara da titolare con il croato in panchina, nella formazione più che sperimentale e malissimo assemblata in casa dell’Elfsborg. Poi soltanto scampoli di partita: 9 o 10 minuti - mai di più - nelle quattro presenze che gli sono state concesse. Sempre con risultati da raddrizzare. Da lì l’idea di un addio già a gennaio, anche per le strizzatine d’occhio del Boca, amore mai dimenticato. Fino all’approdo di Ranieri, che pure nel suo esordio a Napoli lo ha tenuto fuori. Prima però di riaffidare le chiavi del centrocampo al suo «campione».
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