AUDIO - Ranieri: "Inizia ora il nostro campionato: dicembre ci dirà chi siamo"
La Roma riparte dal Lecce. Il tecnico: "Loro sono una squadra abituata a lottare, dovremo essere determinati su ogni palla. Dovbyk ha la febbre, non so se giocherà"
Dopo la sconfitta contro l'Atalanta, la quarta consecutiva, la Roma è chiamata a rialzarsi per tirarsi fuori dalla pericolosa posizione in classifica in cui è stata risucchiata. I giallorossi sono ora al quindicesimo posto, a due punti dalla terz'ultima posizione, a parimerito con il Lecce, che ha recuperato quattro punti nelle ultime due partite. Proprio i salentini saranno di scena all'Olimpico contro i giallorossi, nel match in programma sabato alle 20.45.
A due giorni dalla sfida, il tecnico Claudio Ranieri è intervenuto in conferenza stampa. Queste le parole del tecnico giallorosso:
Al netto dei risultati che non hanno premiato la Roma si è vista un'evoluzione nella fase difensiva. Ora vanno proposti nuovi temi offensivi e in questo dovranno aiutarla gli uomini di maggior qualità: come stanno Pellegrini e Dybala?
"Pellegrini si sta allenando bene, questo per me è molto importante. Deve continuare così, poi deciderò di volta in volta. Dybala ha giocato bene, non è un giocatore di intensità ma di qualità, deve farsi trovare tra le linee al posto e al momento giusto. Ho detto che adesso inizia il nostro campionato: dicembre ci dirà chi siamo. Non ci sono partite facili, il Lecce è una squadra abitutata a non mollare mai, che sta cercando la terza salvezza di fila. Ha vinto contro il Venezia e pareggiato contro la Juventus al 93'. Ha giocatori validi e che sanno lottare, ed è arrivato un nuovo allenatore che vuole farli giocare a calcio. Noi perciò dovremo essere furbi, intelligenti e determinati, perché ogni palla sarà importante".
Vuole una squadra che vinca giocando con la consapevolezza di essere più forte degli avversari, o preferisce una squadra "cattiva"?
"Io voglio una squadra che vada in campo senza conoscere il nome dell'avversario, per fare il proprio gioco e lottare su ogni pallone, come abbiamo fatto con Napoli, Tottenham e Atalanta. Questa è la Roma che io voglio: determinata ogni volta. Se c'è un pallone dobbiamo conquistarlo, se lo abbiamo dobbiamo gestirlo bene. Dobbiamo essere bravi, in questo caso contro una squadra che è brava a fare il suo gioco, a chiudersi e a ripartire, a tenere palla quando la vuole tenere, a giocare con gli uno-due. Il Lecce è una buona squadra, ha buoni giocatori, e dobbiamo fare bene. Ma non dobbiamo vedere solo il Lecce: dicembre dirà chi è la Roma e cosa vuole fare".
Tornando su Pellegrini, per capire meglio il progetto per recuperare un giocatore rappresentativo della squadra: contro l'Atalanta si è scaldato dall'inizio del secondo tempo fino all'ultima sostituzione, quindi lo aveva ritenuto idoneo a giocare eventualmente la partita; poi a fine partita ha detto che, vista la squalifica di Pisilli, non aveva giocatori di gamba a centrocampo: come si legano le due situazioni?
"Lorenzo è un giocatore splendido da metà campo in avanti, ha intuizioni, ha tiro, senso del gol, dello smarcamento, sa fare passaggi e gol, tutto. Si allenano tutti insieme perché io possa avere durante la partita la possibilità di scegliere qualsiasi giocatore. Non l'ho messo perché mi serviva un giocatore "box to box" che potesse lottare coi giocatori che ha l'Atalanta. Lorenzo lo reputo più un centrocampista metà campo in avanti".
Dicembre è il mese della verità: ha visto in questi giorni da tutti i giocatori quella determinazione e quell'intensità necessaria per approcciarsi a questo mese della verità? Sta pensando ad un modulo diverso, magari con quattro difensori, vista la condizione dei centrali e il gioco del Lecce?
"Potrebbe essere, ma sicuramente non lo dico. Non voglio dare un vantaggio all'avversario, per questo mi tengo sempre la sera prima per pensare e decidere la soluzione migliore della squadra. L'intensità, per quanto visto sia a Londra sia con l'Atalanta, è quella che voglio, con la quale si deve giocare. Quando facciamo degli allenamenti, quello che chiedo è di spingere, perché poi se vedete ho avuto pochi giorni tra una settimana e l'altra per allenare come se fosse una "settimana tipo", però oggi hanno fatto un gran bell'allenamento, hanno spinto, stanno entrando nelle mie idee. Non è facile, intendo questo quando dico hanno cambiato 4 allenatori in un anno, tutti con diverse filosofie di gioco. I giocatori sono spugne, ma non è come al computer, che cambi una cosa, ne metti un'altra, e tutto funziona. No, c'è chi capisce subito, chi ha bisogno di più tempo per capire: per me a seconda di come ti alleni, giochi o meno. Per cui tutti gli allenamenti sono a mille all'ora. Piano piano riusciranno a farlo anche in campionato, ma ci dobbiamo sbrigare. Per questo dico che a dicembre siamo i primi a doverci dare delle risposte, su chi siamo e su dove vogliamo andare".
Dopo la gara con l'Atalanta ha detto che da quando è arrivato Dovbyk si è allenato poco o nulla: come l'ha visto in questi giorni, sia dal punto di vista fisico sia mentale? State pensando ad un nuovo assetto in attacco?
"Allora, a parte la fase d'attacco, dove doveva essere più cattivo come nell'occasione dell'uno due con Dybala, per il resto il ragazzo ha fatto una lotta greco-romana col suo marcatore, e devo dire che di duelli ne ha vinti tanti ed è riuscito ad appoggiare e a fare da punto di riferimento. Dovbyk non sta bene, è influenzato, è riuscito a giocare con l'Atalanta ma non so se ce l'avrò con il Lecce. Perciò sicuramente dovrò pensare ad un'alternativa, ci sto pensando perché non so se si allenerà domani mattina, né come si allenerà o come starà".
La Roma deve lottare per salvarsi?
"Io dico sempre che la classifica rappresenta lo stato attuale di tutte le squadre. Siamo lì, perciò in questo momento lottiamo per uscire dalla bassa classifica. Questi sono giocatori abituati a stare da un'altra parte della classifica, io sono abituato a stare un po' di qua e un po' di là, per cui dobbiamo lottare. Tanto, sia che mi trovi di qua che di là, io voglio che la mia squadra lotti sempre. Non mi sembra difficile salvarsi, ma per questo ho detto: "Dicembre, che vogliamo fare?". Io sono convinto che i miei giocatori risponderanno colpo su colpo, alla grande. Però io sono San Tommaso, voglio toccare, e credere".
Come stanno Hummels e Cristante? Sono entrambi disponibili per la gara contro il Lecce? Hermoso è un po' di tempo che sta fuori, tornerà? In un'ipotetica difesa a quattro, potremo vedere Mancini terzino destro?
"Io credo che il calcio sia una materia in costante evoluzione e involuzione, si va avanti, si torna indietro... Quello che fa Mancini a destra lo fa Ndicka a sinistra, perché no? Io non escludo nulla, avete visto che per non più di cinque minuti Angelino è tornato a giocare nei tre dietro, ma non perché volessi farlo, ma perché lui marcando Samardzic si trova lì quando si accentrava. Poi dopo cinque minuti ho potuto fare l'altro cambio tra gli infortuni e il tempo, perciò la partita vera di Angeliño in quella zona è stata di cinque minuti. Che poi stava dall'altr parte, per riportarli a quattro ce ne ho messo. Però tutto può accadere in una partita, perciò vediamo. Io dico che questi ragazzi possono fare tutto. Hummels si è allenato, tutto bene. Hermoso si è allenato, tutto bene. Cristante ha ancora la caviglia blu, vediamo se si allena domani".
Lei ha ripetuto che contro l'Atalanta non aveva un centrocampista box to box: a luglio la Roma ha speso 23 milioni per Enzo Le Fée. Che tipo di giocatore è per lei? Dove lo collocherebbe in questo centrocampo?
"Le Fée è un giocatore di ottima qualità. In questo momento lo vedo dalla metà campo in avanti, ma sono convinto che possa fare come fecero Ancelotti e Pirlo da giovani, cioè partire dalla metà campo in avanti per essere un buon play. Lui ha le qualità, deve sapere sfruttare questo anno di conoscenza, e sono convinto che ci darà una mano durante il campionato".
Qualche giorno fa Ghisolfi si è pesantemente sfogato sulle decisioni arbitrali subite dalla Roma. Lei condivide questa posizione? Secondo lei come mai la Roma è vittima spesso di errori arbitrali?
"Io credo che se intervistiamo tutte le squadre, tutte si lamentano. Nel calcio italiano, la cosa più difficile è fare l'arbitro, perché non ci sta mai bene niente. Va bene se alcune volte una squadra dice "ci sembra che...", però rispettandoli, perché sono persone come noi e possono sbagliare. Io dico che rispetto a quando giocavo io, sbagliano di meno, corrono di più e sono più preparati. In più c'è il Var, che sicuramente a volte sbaglierà, ma se andiamo a paragonare gli errori di una volta e quelli di adesso, ringraziamo Dio che stanno a questo livello gli arbitri. Perciò sì, ci si può lamentare, ma sempre rispettandoli".
A centrocampo la coppia Paredes-Koné sembra dare più garanzie: ci sarà spazio per delle rotazioni, anche in ottica cambio di modulo?
"Eh, vediamo. Vediamo, tutti stiamo vedendo che Paredes è un gran campione, e io mi auguro che possa stare sempre a questi livelli. Ha fatto due partite strepitose, perciò non vedo perché cambiare per il momento. Poi sicuramente, quello che un allenatore dice oggi un domani può cambiare, perché il calcio è in continua evoluzione. Non ci sono dogmi, ma bisogna stare con gli occhi aperti e vedere se c'è qualcosa che può far rendere meglio la squadra. In questo momento io vedo che la squadra, con loro due, si muove bene".
Lei ha parlato dell'importanza del mese di dicembre. Facendo un passo indietro, a Londra contro il Tottenham al di là della buona prestazione si è vista una squadra con carattere, che ha reagito a tutti gli episodi sfortunati: quanto è importante vedere questo atteggiamento da parte dei suoi giocatori?
"È importantissimo, per me è basilare. Io non sono stato un gran campione, però ci mettevo tutto in campo. Potevo sbagliare partita, ma non potevo sbagliare l'impegno. Questo è quello che ho detto ai ragazzi il primo giorno: "Tutti pensiamo di giocare bene, ma poi dentro di noi sappiamo se abbiamo giocato bene o male. Non si sa, perché altre volte, come capita a me, e capita anche a voi, vi sentite bene ma poi fate partite orrende, e altre volte invece vi sentite male e giocate benissimo: è il calcio, fa parte di tecnica, tattica, momento, e tutto. Ma una cosa potete controllare voi: la volontà di morire sul campo. Dovete lottare fino all'ultimo secondo. Anche se si sta perdendo 3-0, non me ne frega niente, devi uscire dal campo e dire: "Ho dato tutto me stesso". Allora poi si torna negli spogliatoi, siamo dispiaciuti, però interiormente sappiamo che abbiamo dato il massimo che potevamo dare in quella partita: poi magari era il 5%, ma allora è stato un idiota l'allenatore che non ha visto che il giocatore era al 5%. Uno deve dare sempre il massimo di quel poco che hai, poi può essere che all'allenatore, per un aspetto tattico o per mille problemi, gli sta pure bene. Però devi dare, di quel 50%, il 100%, questo per me è l'importante. Poi puoi giocare bene o male, ma dammi tutto là dentro". Se abbiamo finito, volevo dare un abbraccio grande a Edoardo Bove: tieni duro, siamo tutti con te".
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