Rinascere a Londra: termina 2-2 in casa del Tottenham, la Roma c'è
Mai domi, i giallorossi di Claudio Ranieri pareggiano nel corso dei minuti finali grazie a Hummels, dopo una partita piena di errori e di prodezze
Finisce in parità all’ultimo assalto una partita che la Roma avrebbe potuto vincere, perdere e infine ha pareggiato sorprendendo chi pensava che sarebbe venuta solo a difendersi, non mollando mai, ribattendo colpo su colpo, sfiorando certo il tracollo, ma anche di andare in vantaggio, segnando quattro gol e vedendosene annullare due per questione di millimetri, cogliendo una traversa e alla fine prendendosi la soddisfazione di fermare in casa una squadra che in Europa è un rullo compressore (tre pareggi e tredici vittorie nelle ultime sedici). Il punticino non fa svoltare la classifica della fase campionato di questa Europa League, ma lascia la Roma al ventunesimo posto e dunque dentro la fascia delle squadre che potranno giocarsi gli ottavi al playoff e soprattutto ne rilancia l’autostima, alla vigilia della partita di lunedì con l’Atalanta in campionato e con la prospettiva di essere padrona del proprio destino in Europa, considerando le residue sfide con Braga ed Eintracht Francoforte in casa e Az Alkmaar in trasferta.
Ranieri aveva sorpreso con la formazione iniziale puntando non solo sulla difesa a oltranza che si poteva immaginare con la difesa a 5 magari bloccata, in realtà confidando su una squadra compatta e molto aggressiva, che provasse a spegnere preventivamente gli ardori dei padroni di casa, con pressioni offensive che in certi momenti hanno rimandato alla filosofia di Juric (soprattutto con Celik che si andava a prendere alto Gray, il terzino sinistro scelto al posto di Udogie, anche quando si accentrava, con Sarr che andava poi ad aprirsi sulla fascia richiamando la marcatura fuori zona di Paredes) purtroppo anche con gli stessi squilibri. Peccato perché tatticamente non solo la Roma era stata in grado di riequilibrare la partita messa in salita per l’errore grave di Hummels su Sarr in area (rigore subito trasformato da Son), ma era riuscita anche a sfruttare, dopo il pareggio di spalla di Ndicka su punizione di Dybala, le voragini lasciate sulla propria trequarti dal dispositivo sin troppo offensivo del Tottenham, tanto da costruire anche una bellissima rete del vantaggio con una prodezza di El Shaarawy, poi vanificata dall’intervento del Var, a segnalare un fuorigioco di tallone del Faraone. E credendoci - anche in maniera ad un certo punto quasi presuntuosa - la squadra di Ranieri si è poi esposta alle transizioni avversarie concedendo il gol del vantaggio degli Spurs e un altro paio di occasioni per chiudere la questione già nel primo tempo.
Insomma, Ranieri se l’è giocata con coraggio, mettendo El Shaarawy invece di un centrocampista in più, a supportare la fase offensiva con Dybala alle spalle di Dovbyk, e scegliendo il palleggio ispirato di Paredes al fianco dell’insostituibile e inesauribile Koné, lasciando in panchina sia capitan Pellegrini sia Cristante, magari tenuto fuori anche in previsione di un possibile cambio per Hummels. E che sia stato proprio il tedesco a trovare il pareggio alla fine ha una sua simbologia molto ranieriana. Perché il tecnico ha tenuto in campo il difensore nonostante l’evidente difficoltà dinamica palesata dall’ex Dortmund sin dal primo, falloso intervento su Sarr in area (scorrettezza sancita dal Var, ma già evidente sul campo) e poi in molte ritardate chiusure soprattutto nel primo tempo. Ma con il tempo Mats è cresciuto, ha preso coraggio con un paio di interventi autorevoli nella ripresa e alla fine sull’ultima zampata di Angeliño in area si è fatto trovare proprio lui da solo e a mezzo metro dalla porta, ignorato sul secondo palo come spesso hanno fatto gli inglesi con la loro difesa a quattro sempre molto (troppo) stretta.
Tra il primo e l’ultimo gol c’è stata una partita piena di episodi, di errori, di transizioni e occasioni da rete (3,61 a 2,36 gli expected goal), di legni (due traverse e un palo per loro, una traversa per la Roma), ma affrontata a viso aperto da due squadre coraggiose. Postecoglou aveva scelto la formazione migliore, con Pedro Porro, Dragusin, Davies e Grey in difesa, Kulusevski, Bentancur e Sarr nel centrocampo assai tecnico e poco difensivo, e tre punte con Johnson e Son larghi e Solanke nel mezzo. E dopo il vantaggio, quando i 3000 meravigliosi tifosi romanisti del settore ospiti già preconizzavano l’ennesima serata complicata, è accaduto il miracolo di vedere la Roma proporsi sul campo in maniera davvero autorevole, con Dybala a dirigere la manovra, gli esterni molto offensivi, El Shaarawy a rifinire e Dovbyk a cercare (purtroppo vanamente) la via della gloria. Dal 6’ al 22’ minuto la Roma è andata vicino quattro volte al gol (tre con Dybala, una con Angeliño), prima di trovare il pareggio (punizione ancora di Dybala, deviazione di spalla di Ndicka a scavalcare Forster baciando la traversa) e persino il vantaggio (gran cucchiaio di Dybala per El Shaarawy e destro al volo incrociato all’angolino, prodezza vanificata dal Var). Al 26’ una gran mischia in area romanista è stata salvata sulla linea da Angeliño, due minuti dopo il miracolo l’ha fatto Forster sull’ennesimo tentativo di Dybala, poi la Roma si è fatta prendere la mano e cercando il vantaggio con insistenza ha finito per concedere troppe occasioni a campo aperto agli avversari, che ne hanno approfittato per tornare in vantaggio. Prima è stato Sarr a spaventare Svilar dopo un errore (l’unico della partita) di Paredes, poi il patatrac su un’apertura al buio di Dybala verso Celik, talmente al buio che il turco era da un’altra parte e il Tottenham ha sfruttato lo spazio lanciando Kulusevski in profondità proprio alle spalle di Celik, Hummels ha provato a tamponare con i suoi mezzi insufficienti nelle corse uno contro uno, così lo svedese ha raggiunto agevolmente il fondo e da lì ha servito in diagonale Johnson che ha preso il tempo ad Angeliño e battuto Svilar. Poi fino alla fine del tempo ci sono state solo occasioni per il terzo gol per gli inglesi: al 36’ Kulusevski è andato ancora via ad Hummels e ha calciato forte sul palo, al 40’ Svilar ha compiuto una prodezza su Son, al 43’ ancora Kulusevski ha provato stavolta col destro col pallone finito fuori di pochissimo. Prima dell’intervallo Dybala ha trovato ancora su punizione Hummels che di testa da buona posizione ha spedito fuori.
All’intervallo insomma era forte la sensazione che la Roma avrebbe potuto dare anche una svolta diversa alla partita, soprattutto se quel gol di El Shaarawy fosse stato regolare (un centimetro di tallone ha fatto la differenza), ma quando la squadra è tornata in campo senza Dybala sinistri presagi si sono abbattuti, senza alcuna ironia per il piede forte di Soulé che è stato chiamato da Ranieri a sostituire il connazionale («per scelta tecnica» ha specificato l’allenatore a fine partita). E la partita è ripresa con un’azione per parte, con la Roma sempre troppo sbilanciata in avanti e il Tottenham a spaventare in contropiede. In cronaca sono così finiti una ripartenza quattro contro due salvata da Hummels su Kukusevski, un primo fuorigioco di Dovbyk su bel taglio di Soulé e soprattutto il gol annullato ancora all’ucraino e ancora per una questione di centimetri su un bel cross di Celik. Al 15’ ancora il turco ha trovato sul secondo palo solo Angeliño che ha calciato forte, ma la palla deviata è stata ribattuta dalla traversa, per la disperazione di Ranieri, comunque soddisfatto per il carattere dei suoi. Al 17’ anche il Tottenham ha colto un altro legno, scheggiando la traversa su punizione di Pedro Porro e al 18’ un’altra ripartenza inglese con la Roma troppo alta è stata vanificata da uno strepitoso salvataggio di Paredes. Il buco sulla destra ha spinto Ranieri ad inserire Zalewski per Celik, e poco dopo Saelemaekers ha rilevato dalla parte opposta El Shaarawy, mentre Postecoglou provava a rinvigorire la sua squadra con Maddison e Bissouma per Johnson e Sarr. Al 26’, su altro intervento ritardato di Hummels, Svilar è stato costretto a salvare su Solanke, poi Bentancur è stato graziato dallo svedesino Nyberg. Poi l’incredibile finale della Roma, introdotto dall’ultimo pericolo corso: una traversa di Solanke su cross di Werner, appena entrato con Bergvall. Poi il diluvio romanista con le occasioni per Soulé, Hummels in sforbiciata alta, Dovbyk su corto retropassaggio di Porro, Mancini al volo in area (e miracolo di Forster) fino al trionfo finale di Hummels sull’ultima incursione a sinistra di Angeliño.
© RIPRODUZIONE RISERVATA