AS Roma

Quando il gioco si fa duro non c'è tempo per la paura: la Roma sfida il Tottenham

Un altro impegno apparentemente proibitivo. La classifica è brutta, i precedenti terribili, lo stato di forma non lascia troppe speranze. Ma è necessario reagire

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
28 Novembre 2024 - 06:00

Questa è la terra dei bookmakers, non si può non partire da qui: la vittoria del Tottenham nella sfida di questa sera con la Roma (calcio d’inizio ore 20 locali, le 21 in Italia, telecronaca esclusiva su Sky, radiocronaca obbligatoria su Radio Romanista) verrà pagata appena 1,60 volte la posta, quella della Roma quasi tre volte tanto, 4,60. Vincere qui sarebbe un’impresa, insomma, ma questo è quello che ci vorrebbe per una squadra che pascola intorno al ventesimo posto della classifica generale della fase campionato dell’Europa League, sapendo che l’ultimo utile per acchiappare almeno il playoff è il 24° e che successivamente a questa sfida le avversarie saranno il Braga (quinto nella Liga portoghese e unico che sta dietro nella graduatoria europea), l’Az Alkmaar in trasferta (sesto nella Eredivisie olandese) e l’Eintracht Francoforte (secondo nella Bundesliga). Quali sarebbero i motivi su cui coltivare la speranza, se togliamo la disperata passione che porterà anche stasera oltre tremila pazzi romanisti a salire sugli spalti di questo meraviglioso stadio che si staglia all’improvviso dentro Londra Nord come se un’astronave fosse parcheggiata nel bel mezzo di via Tiburtina?

I precedenti certo non confortano: nelle ventuno precedenti esibizioni in terra britannica, la Roma è uscita una sola volta vittoriosa, e persino inutilmente ai fini della qualificazione. Capitò  alla Roma di Capello ad Anfield, anno di grazia 2000/2001, 0-1 con gol di Guigou, insufficiente a recuperare dopo lo 0-2 di sette giorni prima con la doppietta di Owen. Nelle altre venti uscite, otto pareggi e dodici sconfitte. Meno aspro il ricordo dell’ultimo confronto, la dolce sconfitta di Brighton con De Rossi in panchina l’anno scorso, dopo il 4-0 dell’andata. Mourinho pareggiò a Leicester la semifinale d’andata nell’anno della Conference, meno brillanti altre due recenti esibizioni, il 5-2 di Liverpool di Di Francesco e il 6-2 di Manchester di Fonseca. Stasera tocca a Ranieri che da queste parti è ricordato con affetto, a proposito di Leicester. Ma sembrano lontani gli echi della gloria, sia per il tecnico sia per la squadra, invischiati oggi in una crisi senza fine.

Sarebbe bello uscirne con una prova autorevole stasera, ma il confronto, anche in virtù delle ultime uscite (il trionfo degli Spurs in casa del City sabato scorso e l’inerme prestazione della Roma domenica a Napoli) resta proibitivo. Né aiuta a diradare la nebbia la forma della squadra che Ranieri ha in mente di schierare, ammesso che il tecnico ne abbia davvero in testa una sola. La presenza o meno di Hummels potrebbe spostare la preferenza sulla difesa a tre o a quattro, sulle fasce di conseguenza ci saranno uno (in caso di 352) o due uomini (in caso di 442), davanti Dovbyk può essere da solo o accompagnato, il centrocampo può essere a due o a tre. Le gerarchie appaiono azzerate (nessuna certezza su Dybala e Pellegrini), il clima non può essere disteso dopo i recenti terremoti. Come sempre nel calcio la temperatura la determinano i risultati. Ecco perché nonostante tutti i motivi contrari, ogni tifoso si porta dietro nel bagaglio un motivo di speranza. Quando il gioco si fa duro non c’è tempo per la paura.

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