AS Roma
Alla Roma non basta il cuore di Ranieri
I giallorossi si difendono bene e cambiano tre sistemi di gioco, ma vengono puniti dal gol di Lukaku. Primo tempo senza grossi scossoni, nel secondo la rete dell'ex
Ranieri non ferma l’emorragia. A Napoli per la Roma è arrivata la sesta sconfitta in tredici partite, a mortificare ulteriormente la classifica (ora si pascola addirittura al dodicesimo posto, dietro Udinese, Empoli e Torino) e inaugurando una settimana che prevede anche la trasferta di Europa League a Londra in casa del Tottenham (che ha appena umiliato il City a domicilio) e terminerà lunedì all’Olimpico con l’Atalanta reduce da sette vittorie consecutive. Il Napoli ha vinto di misura e questo ha consolato Ranieri nell’analisi post partita, ma le scelte fatte dal tecnico soprattutto nel corso della gara non sono facilissime da spiegare: il 451 iniziale (un 442 con Pellegrini a volte più alto in uscita su Rrahmani) con Pisilli esterno a sinistra, il 352 del secondo tempo (subito punito da Lukaku) per contenere meglio “i cross sul secondo palo”, l’ingresso di Hummels (lentissimo proprio nell’azione decisiva) ad inizio secondo tempo con Baldanzi, la scelta di Abdulhamid e Dahl alla mezz’ora della ripresa non per dare maggior propulsione alla terza linea ma per tenere più largo possibile il reparto di mezzo, con il ritorno al 4411) al posto di Celik e Pisilli e lo spostamento di Mancini terzino destro, l’ingresso di Dybala al minuto 88 (se poteva giocare perché non inserirlo prima?), il mancato ingresso di Soulé. Ma chiaramente anche a un uomo di campo esperto come Ranieri va dato il tempo di capire al meglio le potenzialità del gruppo.
Preoccupa semmai che come già successo a De Rossi e Juric ci si esprima in termini positivi al termine di una sconfitta: a forza di trovare motivi di consolazione dopo i ko, la squadra giallorossa è appena quattro punti sopra la zona retrocessione. Va bene il conforto al gruppo in crisi, ma è ora di cominciare a guardarsi dietro e a ragionare di conseguenza.
Inizialmente la Roma è stata quella che ci si aspettava, schierata sul campo con due linee ravvicinate e dense, quattro difensori e cinque centrocampisti, con Pellegrini, mezzala sinistra, pronto a mettere fuori la testa in non possesso per aiutare l’unica punta, Dovbyk, nelle minime contrapposizioni ai centrali del Napoli (Buongiorno e Rrahmani) in costruzione schermando nel contempo Lobotka, mentre Koné e Cristante sono rimasti più bassi dediti ad occuparsi soprattutto di chiudere ogni varco centrale rispettivamente su McTominay e Anguissa, con Pisilli preferito a Zalewski e Soulé per occupare la fascia sinistra a limitare le uscite di Di Lorenzo ed El Shaarawy a destra ad occuparsi di Olivera e dei raddoppi su Kvaratskhelia. Bloccata quasi in area la difesa giallorossa, rigorosamente a quattro, con Celik, Mancini, Ndicka ed Angeliño nelle loro posizioni, pronti ad occuparsi di chiudere le crepe aperte nel dispositivo difensivo della trequarti ed essenzialmente degli umori di Lukaku, temutissimo ex. Per registrare i meccanismi la Roma ci ha messo qualche minuto e, soprattutto, qualche rischio. Dopo neanche due minuti, ad esempio, Celik ed El Shaarawy non si sono capiti e sullo scarico a destra di Politano per Di Lorenzo, con immediato cross profondo sul secondo palo, Kvaratskhelia è andato a saltare in splendida solitudine (con Celik a chiudere in mezzo su Dovbyk e il Faraone non allineato da quinto) deviando però fuori di testa, per fortuna di Ranieri, emozionato all’esordio per la terza volta sulla panchina della Roma di fronte al suo vecchio amico Antonio Conte. Ma di fatto è stata l’unica vera occasione da rete costruita dal Napoli nel primo tempo. Perché poi ci hanno provato ad infastidire Svilar con qualche combinazione sulla fascia soprattutto destra, ma ogni volta hanno trovato virile opposizione. Ad esempio al 9’, quando in area Cristante ha sporcato la traiettoria di un cross, obbligando Lukaku a ripulire la palla di tacco per la girata stretta di McTominay fuori di poco, o al 12’, quando Politano si è accentrato senza la pressione di Angeliño che lo ha atteso in area, spingendolo al tiro da fuori che è scivolato non lontano dall’incrocio dei pali O al 26’. quando Svilar ha respinto il destro di McTominay e sulla riproposizione di Di Lorenzo in area, il portiere serbo è uscito in tuffo scontrandosi con Lukaku e Ndicka, rialzandosi per fortuna subito. Al 40’ una punizione di Kvaratskhelia è finita alta, al 43’ El Shaarawy è stato rapido a chiudere ancora sul georgiano su un lungo cross verso il secondo palo. E la Roma? Non si è limitata ad attendere le offensive partenopee per assorbirle, ma ha provato anche ad uscire con pressioni medie ben portate e quando ha trovato qualche spazio concesso dal Napoli. Così una bella riaggressione al 5’ ha ad esempio consentito a Pellegrini di andare al tiro (altissimo), mentre al 18’ El Shaarawy ha colto un bel movimento in profondità di Dovbyk che poi, chiuso, l’ha restituita al Faraone che di esterno destro ha cercato l’inserimento dalla parte opposta di Koné, in ritardo all’appuntamento. Al 23’ ci ha provato Pisilli, con un destro forte ma centrale che Meret ha addomesticato in due tempi.
Inizialmente la Roma è stata quella che ci si aspettava, schierata sul campo con due linee ravvicinate e dense, quattro difensori e cinque centrocampisti, con Pellegrini, mezzala sinistra, pronto a mettere fuori la testa in non possesso per aiutare l’unica punta, Dovbyk, nelle minime contrapposizioni ai centrali del Napoli (Buongiorno e Rrahmani) in costruzione schermando nel contempo Lobotka, mentre Koné e Cristante sono rimasti più bassi dediti ad occuparsi soprattutto di chiudere ogni varco centrale rispettivamente su McTominay e Anguissa, con Pisilli preferito a Zalewski e Soulé per occupare la fascia sinistra a limitare le uscite di Di Lorenzo ed El Shaarawy a destra ad occuparsi di Olivera e dei raddoppi su Kvaratskhelia. Bloccata quasi in area la difesa giallorossa, rigorosamente a quattro, con Celik, Mancini, Ndicka ed Angeliño nelle loro posizioni, pronti ad occuparsi di chiudere le crepe aperte nel dispositivo difensivo della trequarti ed essenzialmente degli umori di Lukaku, temutissimo ex. Per registrare i meccanismi la Roma ci ha messo qualche minuto e, soprattutto, qualche rischio. Dopo neanche due minuti, ad esempio, Celik ed El Shaarawy non si sono capiti e sullo scarico a destra di Politano per Di Lorenzo, con immediato cross profondo sul secondo palo, Kvaratskhelia è andato a saltare in splendida solitudine (con Celik a chiudere in mezzo su Dovbyk e il Faraone non allineato da quinto) deviando però fuori di testa, per fortuna di Ranieri, emozionato all’esordio per la terza volta sulla panchina della Roma di fronte al suo vecchio amico Antonio Conte. Ma di fatto è stata l’unica vera occasione da rete costruita dal Napoli nel primo tempo. Perché poi ci hanno provato ad infastidire Svilar con qualche combinazione sulla fascia soprattutto destra, ma ogni volta hanno trovato virile opposizione. Ad esempio al 9’, quando in area Cristante ha sporcato la traiettoria di un cross, obbligando Lukaku a ripulire la palla di tacco per la girata stretta di McTominay fuori di poco, o al 12’, quando Politano si è accentrato senza la pressione di Angeliño che lo ha atteso in area, spingendolo al tiro da fuori che è scivolato non lontano dall’incrocio dei pali O al 26’. quando Svilar ha respinto il destro di McTominay e sulla riproposizione di Di Lorenzo in area, il portiere serbo è uscito in tuffo scontrandosi con Lukaku e Ndicka, rialzandosi per fortuna subito. Al 40’ una punizione di Kvaratskhelia è finita alta, al 43’ El Shaarawy è stato rapido a chiudere ancora sul georgiano su un lungo cross verso il secondo palo. E la Roma? Non si è limitata ad attendere le offensive partenopee per assorbirle, ma ha provato anche ad uscire con pressioni medie ben portate e quando ha trovato qualche spazio concesso dal Napoli. Così una bella riaggressione al 5’ ha ad esempio consentito a Pellegrini di andare al tiro (altissimo), mentre al 18’ El Shaarawy ha colto un bel movimento in profondità di Dovbyk che poi, chiuso, l’ha restituita al Faraone che di esterno destro ha cercato l’inserimento dalla parte opposta di Koné, in ritardo all’appuntamento. Al 23’ ci ha provato Pisilli, con un destro forte ma centrale che Meret ha addomesticato in due tempi.
La sorpresa ad inizio ripresa è stata firmata da Ranieri, subito in campo Hummels e Baldanzi al posto di El Shaarawy e Pellegrini, a ridisegnare la squadra con cinque difensori, tre centrocampisti e stavolta due attaccanti veri (Dovbyk e Baldanzi), con il tedesco centrale di mezzo e Pisilli mezzala sinistra. Ma l’esito non è stato quello sperato: già al 5’ un corner battuto corto su Kvaratskhelia ha portato ad un cross in area con Lukaku bravo e svelto ad anticipare tutti sul primo palo, deviando di testa sull’esterno della rete. E al 9’ un’apertura di gioco verso Di Lorenzo in proiezione offensiva ha fatto perdere i riferimenti ad Angeliño, così il terzino si è infilato in area portandosi il pallone avanti con il petto e ha servito Lukaku a un metro della porta, con Hummels in ritardo nella chiusura: così il Napoli si è trovato in vantaggio e con la partita in discesa. Quasi logico che poi la Roma abbia cominciato a gestire meglio e più a lungo il possesso del pallone, di fatto senza subire ulteriori iniziative avversarie. Il cambiamento c’è stato per via del diverso atteggiamento del Napoli dopo il vantaggio (peraltro non apprezzato dai giocatori che sono stati chiamati a lasciare a mano a mano il campo, tipo Kvaratskhelia), non certo per il sistema di gioco scelto da Ranieri. Insomma, il Napoli ha pensato di capitalizzare il vantaggio senza correre ulteriori rischi per difendere il ritrovato primato in classifica (lasciato per una notte all’Atalanta) e ha controllato senza troppa fatica lo sforzo offensivo della Roma.
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