Paradigma Angeliño: gli esterni tornano nei propri ruoli
Lo spagnolo torna in corsia: Ranieri ripristinerà le posizioni originarie. E il rientro non lontano di Saelemaekers darà nuova linfa alle fasce
Basta la parola. A Claudio Ranieri è stata sufficiente la prima conferenza stampa per restituire al mondo romanista quella parvenza di normalità tanto anelata. Mai come in questa fase. E il ritorno a standard accettabili non può che passare dal campo, dove nelle ultime settimane se ne sono viste di tutti i colori. A partire dalla posizione ricoperta da Angeliño durante la gestione di Juric. Lo spagnolo aveva mostrato con De Rossi di essere un esterno più che affidabile, dotato dal punto di vista tecnico e in grado di risolvere l’atavico problema dei cross dalle corsie laterali, non esattamente il punto forte della Roma in anni recenti. Caratteristica che mai come in questa stagione sarebbe stata necessaria, con un centravanti letale in area di rigore e forte di testa come Dovbyk. Eppure l’allenatore croato ha certificato pubblicamente in più occasioni la sua visione esclusiva del numero 3 come braccetto della linea arretrata. Una scelta che a cascata ha implicato tutta una serie di cambi di ruolo (da Ndicka accentrato a Celik “alto” sul versante opposto) e rinunce ad altri elementi (Hummels su tutti) che la squadra ha palesemente pagato.
Opzioni sconfessate già a priori da Ranieri, che nella conferenza di presentazione a domanda precisa ha risposto con la «promessa» di non schierare mai più Angeliño nella posizione disposta dal suo predecessore sulla panchina giallorossa. Che il tecnico di San Saba possa optare per una difesa a tre o a quattro, il dato certo è che non ci saranno stravolgimenti di ruolo.
In questo senso, il prossimo rientro in gruppo di Saelemaekers (che ha cominciato a lavorare col pallone e in settimana sarà nuovamente visitato per avere il via libera) non può che aiutare a plasmare diversi sistemi di gioco, a seconda delle pedine a disposizione. L’elasticità di Ranieri è acclarata da anni di carriera improntata all’ottimizzazione delle risorse. E il belga ha mostrato grande duttilità tattica nel corso delle sue esperienze con Milan e Bologna, dote che lo ha portato tanto a saper ricoprire l’intera corsia, quanto ad agire da esterno d’attacco. A destra come a sinistra. Con El Shaarawy può formare una coppia ben assortita di ali, se il Faraone risulta più sgombro da compiti di copertura. Mentre lo stesso Saele all’occorrenza può marcare il suo versante in termini più offensivi, con Angeliño dalla parte opposta in caso di schieramento della linea arretrata a tre. La certezza è che gli esterni faranno gli esterni. Non poco.
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