AS Roma
Baratro Roma, cambiare di nuovo allenatore non basta
"Con il solito comunicato è finita la gestione Juric, non quella dei Friedkin. La sensazione è che la crisi non possa risolversi con un altro uomo solo al comando"
Con il solito comunicato stavolta diffuso a tempo di record e dunque preparato in anticipo, scritto in un italiano approssimativo, è finita la tragicomica gestione Juric, non quella dei Friedkin. Che nemmeno davanti ad una situazione della Roma che ci riporta indietro di almeno vent’anni, hanno sentito il bisogno anche se sarebbe più corretto dire l’urgenza, di essere presenti. Non dico allo stadio dove comunque sarebbe stato coerente ci mettessero la faccia stavolta per prendersi i fischi di una tifoseria incredula di come si sia potuto buttare nel secchio in qualche settimana quanto di buono era stato costruito in quattro anni, ma perlomeno a Trigoria dove nel deserto totale si sta consumando una sorta di delitto perfetto: portare la Roma sulla soglia della zona B.
In tv e in sala stampa ad assumersi la responsabilità di quanto è accaduto e sta accadendo, la fine di questo pozzo nero nessuno è in grado di vederla, ci è andato Florent Ghisolfi che nel parare i colpi e lasciare aperta la porta a soluzioni lontanissime tra loro, un altro allenatore a scadenza semi immediata o un tecnico proiettato anche sul domani, ha confessato forse involontariamente almeno due verità: la prima che cacciare De Rossi è stato un errore; la seconda che nemmeno il quarto allenatore della Roma 2024 sarà scelto con la competenza di un dirigente sportivo ma direttamente dalla proprietà. Un quadro che definire sconsolante è un eufemismo per un club che a oggi, a fronte di parole che suonano irrealistiche come vittoria e trofei, è totalmente abbandonato a se stesso. Proviamo a immaginare se sarebbe mai stato possibile che in una qualunque squadra di Parigi o Madrid o Liverpool, davanti ad un fallimento strutturale di questa portata, si fosse presentato a parlare un dirigente in tedesco, per di più con traduzione simultanea chissà se volontariamente o meno non letterale, in uno dei momenti chiave della sua dichiarazione da mono rappresentante del club con una carica senza portafoglio. Di più, pensate cosa potrebbe accadere se una roba del genere dovesse verificarsi all’Everton considerata la rilevanza della tifoseria inglese capace di fare saltare con la protesta di piazza un progetto miliardario come la SuperLega. Impossibile, impossibile e inaccettabile definirsi custodi di una tradizione ormai quasi centenaria a colpi di silenzi intervallati da comunicati spesso in contrasto tra loro. “La scelta dell’ allenatore è strategica per il club, dobbiamo fermarci e riflettere bene prima di decidere “, ha detto Ghisolfi mentre la nota ufficiale della proprietà parlava diricerca del nuovo responsabile dell’ area tecnica, che in un club normale è ruolo completamente diverso da quello dell’allenatore, e ringraziava Juric per aver lavorato in un ambiente difficile.
Ma come difficile? Difficile un ambiente dipinto dal tecnico croato come una specie di paradiso con condizioni di lavoro ideali tra strutture all’avanguardia, giocatori di grande livello e uno stadio sempre pieno? Difficile per cosa, ma soprattutto per quali cause se non quelle che sono state auto alimentate dalla proprietà con scelte illogiche come assumere dopo mesi di vacanza nel ruolo un direttore sportivo con un mandato come minimo incomprensibile?Con un allenatore votato al sacrificio, che ha chiesto alla rosa cose che non erano nelle sue caratteristiche, che si è vantato di numeri che forse sarebbero stati sufficienti dove l’obiettivo è restare in serie A, la Roma si è schiantata non come accade in un incidente imprevedibile e casuale, ma per avere viaggiato per decine di chilometri contromano senza che nessuno la fermasse. Juric ha perso l’occasione di dare una svolta alla sua carriera facendo quello che qualunque allenatore subentrato in corsa dovrebbe fare, a maggior ragione se a tempo: adattare le proprie idee ai giocatori a disposizione. Il suo calcio difensivamente zemaniano e offensivamente misterioso ci ha portato sull’orlo del baratro con una serie di prestazioni raccapriccianti e sconfitte raramente così prevedibili che evidentemente la proprietà ha ritenuto ineluttabili visto che è rimasta a guardare. Due pareggi consecutivi in trasferta sono bastati a stracciare il triennale di De Rossi quando c’era davanti tutto il tempo per assemblare la squadra appena rivoluzionata e riprendersi da un brutto inizio di stagione.
Juric viene sollevato dall’incarico a campionato compromesso e qualificazione agli spareggi di Europa League che oggi è tutt’altro che scontata nonostante basti un ventiquattresimo posto. Dopo la pausa la Roma è attesa da un calendario che fa paura ma mai come la sensazione che la crisi non possa risolversi con un altro uomo solo al comando abbandonato al suo destino.
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