L’empatia portata via, la Curva si svuota. I Friedkin al minimo storico
La sud chiarisce il dissenso, tifa e poi smette. Non c’è più nemmeno il soldout virtuale
«Friedkin, chi l’ha visto?», con tanto di logo della popolare trasmissione della Rai in bella mostra di fronte all’obelisco che è l’accesso allo stadio da Lungo Tevere. «Promesse di gloria... Friedkin cantastorie», sempre sulla via che porta all’Olimpico. Inizia così Roma-Bologna, con la protesta dei tifosi giallorossi contro una società ritenuta assente, specie dopo i recenti accadimenti con la squadra in piena crisi da inizio stagione: non hanno ancora mai conosciuto personalmente Ivan Juric ed erano attesi nelle ultime ore ma non si sono ancora visti.
In più l’impianto del Foro Italico non è più il ritratto dell’empatia, come amava definirla José Mourinho, ma regna lo sconforto, che non si traduce neanche in rabbia ma in indifferenza. Il botteghino segna 60.681 paganti, ma discretamente minori le presenze: poco più di 50.000. Distanza totale del pubblico alla lettura delle formazioni, con i soliti fischi ai soliti e qualche applauso agli altri, quelli ritenuti meno responsabili, forse. Così è. Più di un vuoto sugli spalti al fischio di inizio. Neanche il nuovo “vecchio” orario e la bella giornata di sole aiutano, visto che in qualche settore si verifica qualche problema con conseguente ritardo sull’ingresso della gente nello stadio. Striscione per Dino e Flora Viola (ieri era l’anniversario di morte).
Poi si parte: striscioni e cori ancora contro tutti: «Ci avete rotto il c...» e «Tifiamo solo la maglia», «Andate a lavorare», canta la Sud come premessa all’inizio del tifo quello vero. Una bella linea di demarcazione. «Tutti complici, tutti colpevoli», “dice” la Tevere. Poi inizia il tifo e sembra possa durare anche tutta la gara. Invece qualche minuto dopo lo 0-1 del Bologna (che poi ne fa altri due) si spegne anche la Sud. Protesta e fischi assordanti al termine della prima frazione. Via le “pezze” e vuoti i seggiolini dei gruppi. Con molti tifosi rimasti di spalle al campo, nonostante i gol - festeggiati con (poca) speranza mista a fischi - del pari e del 2-3 di El Shaarawy. Poi all’uscita dallo stadio l’ira continua: fuori dall’ingresso di Viale dei Gladiatori, dove è atteso il pullman della squadra, appaiono due messaggi chiari e duri: «Giocatori, capitano, senatori, uomini di m**** traditori». E: «Presidente e dirigenti, via da Roma indegni incompetenti». Nessun gruppo raggiunge Trigoria, tutto è compiuto. Per ora.
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