2-3 col Bologna all'Olimpico: ci avete rotto la Roma
Nella Capitale vince anche la squadra di Italiano in un’atmosfera surreale. E tra i calciatori giallorossi si salva solo El Shaarawy
Il paradossale pomeriggio vissuto all’Olimpico comincia dall’ultimo atto, con il comunicato che dovrebbe annunciare l’esonero di Juric, il problema è che per capirlo ci vuole un po’ di tempo e un paio di letture d’interpretazione perché l’italiano con cui è stato vergato è l’unica cosa più brutta della partita di ieri e della fine che hanno fatto fare alla Roma. Le notizie, innanzitutto: il Bologna è stata l’ennesima squadra a far festa sulle rovine della Roma (3-2 il risultato finale, doppietta di El Shaarawy incastrata tra le reti di Castro, Orsolini e Karlsson), Juric è stato esonerato al fischio finale, ed è stata aperta la caccia al nuovo allenatore. Logica vuole che sia Roberto Mancini, ma la società si è presa addirittura qualche giorno di tempo per pensarci.Si sono resi conto solo dopo quest’ultima umiliazione che la folle decisione di esonerare De Rossi ha distrutto quel poco, pochissimo di buono che era stato fatto dal maledetto giorno dell’esonero di Mourinho.
Tornano alla memoria le cartoline di quest’altro pomeriggio di un giorno di cani, altro che da lupi, dalle scelte “tecniche” di tener fuori Dybala e Pellegrini all’ovazione per Hummels mentre all’intervallo palleggiava tranquillo, dall’esaltazione per una scivolata di Pisilli con il pallone irraggiungibile agli applausi per l’esordio di Dahl, che poi così male non sembra a giudicare dalla mezz’ora giocata, dagli striscioni polemici o perfino insultanti srotolati e immortalati in diverse zone della città e nei dintorni dello stadio, ai cori di disapprovazione dei 51.000 presenti (anche se ad averne titolo sono stati stavolta 60.681, ma molti sono rimasti a casa), tutti contro Friedkin, e la squadra (salvati in pochi, Svilar, Pisilli, Dovbyk), l’allenatore, insomma tutti contro tutti, com’era inevitabile che fosse. E sul prato le cose non potevano andare diversamente, a maggior ragione con le provocatorie scelte, le ultime, di Juric, con la rinuncia a Dybala e Pellegrini, e la solita squadra con l’encefalogramma piatto. 3421 sul campo, giusto per dare i soliti riferimenti numerici, ma nessuno che abbia provato ad incidere in maniera almeno originale: tutto piatto, tutto scontato, tutto banale. Così Mancini, Ndicka e Angeliño sono i tre centrali schierati ad occuparsi rispettivamente di Ndoye (finché è rimasto in campo, prima di frantumarsi contro un palo della porta di Svilar), Castro e Orsolini, con Cristante e Koné che teoricamente dovrebbero essere i due mediani ma che hanno compiti differenti in non possesso, così Bryan è rimasto su Pobega mentre Manu è stato costretto ad abbassarsi su Odgaard, il trequartista del 4231 di Italiano; e a seguire, Celik ed El Shaarawy sono partiti sempre alti per schermare l’impostazione dei quasi inoffensivi terzini del Bologna De Silvestri e Miranda, e poi Soulé schierato da trequartista di destra ad occuparsi di Lucumì, ma visto che sull’altro centrale (Beukema) ci è andato Dovbyk, l’altro trequartista, Pisilli, è stato costretto a correre molto di più all’indietro rispetto al compagno di reparto per seguire Freuler, che è un mediano però. Questa del resto è stata la Roma di Juric, ieri e sempre, solo e puro controgioco: logico che quando poi toccherebbe ai nostri giocare il pallone siano condizionati in ogni giocata dall’idea che non devono staccarsi troppo dall’avversario che potrebbero essere successivamente costretti ad inseguire. E via così. Risultato: alla fine del primo tempo, Bologna in vantaggio e una sola occasione da rete per la Roma, una traversa di Soulé grazie ad una bella iniziativa personale di Koné, con assist da sinistra per l’argentino, bravo anche lui alla torsione per calciare in porta il pallone un po’ arretrato: traversa piena. E 2-3 alla fine, con l’illusorio pareggio di El Shaarawy, prima dell’altro uno-due da ko, e poi la vitamina dell’altro gol del Faraone, ma ci vuole altro per rianimare il cadavere di una squadra che non c’è più e che è stata deliberatamente uccisa dalle scellerate decisioni di medici privi di qualsiasi competenza.
Nel taccuino dei fatti di giornata, per chi avesse voglia ancora di pensare a questioni calcistiche, emerge prima un tiro senza troppe pretese di Pisilli e poi la prima fuga in avanti senza avversari del Bologna: è bastata una semplice finta di Orsolini per mandare fuori giri il suo marcatore Angeliño e quindi spedire l’esterno al cospetto di Svilar, e sulla conclusione in diagonale sfilata a un centimetro dal palo c’è stato il quasi suicidio di Ndoye che si è buttato a gambe larghe addosso al palo e si è procurato una brutta ferita sulla tibia che l’ha costretto a lasciare il posto a Karlsson. Altri due minuti ed il Bologna è passato, ancora su calcio d’angolo, un’altra delle maledizioni della Roma di quest’anno: il cross di Orsolini, la palla che è sbucata all’improvviso addosso a Mancini, la carambola tra il tentativo di rinvio di Celik e di conclusione di Castro, e il rimpallo che finisce in porta. Alla mezz’ora l’unico squillo della Roma, con una bella volata di Koné arrivato sul fondo, con assist per Soulé leggermente arretrato, bravo l’argentino a torcersi per deviare verso la porta, sfortunato poi per l’esito (traversa bassa).
Il pareggio è arrivato però al 18’ della ripresa. Quando erano già accadute altre cose: giallo per De Silvestri a fine primo tempo e conseguente sostituzione all’intervallo (con Posch), colpo di testa di Cristante su corner di Soulé ad inizio ripresa, prima occasione per Karlsson all’11’ e tre cambi nella Roma: al 12’ in campo Shomurodov al posto proprio di Soulé (con l’argentino nient’affatto felice di uscire subito dopo l’intervallo, ennesima vittima di una prassi antipatica di Juric, di ordinare cambi all’inizio del secondo tempo, sprecando peraltro pure lo slot dell’intervallo), e poi al 15’ (altro slot) Dahl per Celik e Baldanzi per Pisilli, per un 3412 con l’empolese alle spalle di due centravanti. Roma più offensiva e immediato effetto: su un’iniziativa piuttosto profonda ed accurata, Mancini si è ritrovato nella posizione di terzino a crossa verso il cuore dell’area bolognese, la deviazione di Karlsson ha alzato ulteriormente la traiettoria, ed El Shaarawy ha trovato il tempo giusto per realizzare uno dei suoi rarissimi gol di testa (l’unico precedente risulta essere in un derby, l’1-4 del 2016). Al gol Juric ha esultato come per scacciare l’incubo del suo probabilissimo esonero, ma quando ha provato a condividere la sua gioia con Mancini, che era ancora dalle parti della panchina, non ha smosso granché e ha rivolto altrove il suo sguardo. Ma la sua gioia non è durata moltissimo. Neanche tre giri di lancette e il Bologna si è ritrovato di nuovo su, in capo ad un’azione umiliante per la sua semplicità: semplice giro palla difensivo per l’uscita in diagonale del terzino Miranda verso Castro che tenendosi alle spalle Ndicka si è girato e ha lanciato lungo dalla parte opposta Orsolini che è partito in uno contro uno con Angeliño, se l’è portato fin dentro l’area, poi è rientrato sul sinistro e ha tirato forte in diagonale, sfruttando pure il tentativo d’opposizione del terzino per rendere imparabile la traiettoria impennata. Italiano ha messo poi Fabbian e Dallinga per Odgaard e Castro per mantenere alta l’intensità. La reazione della Roma si è esaurita in un tiro di Baldanzi deviato in corner e nella successiva girata di Ndicka sfruttando un blocco di Dovbyk, reso vano da Skorupski. Al 27’ il 3-1 del Bologna, annullato però dal Var per via di un tocco di mano di Dallinga (braccio aderente al corpo, ma tocco evidente, e la regola sui gol in questi casi è inflessibile). Ma il tris è arrivato lo stesso al 32’, stavolta con un due contro due tra Miranda e Karlsson gestito malissimo da El Shaarawy e Cristante. Centinaia e centinaia di romanisti hanno cominciato a sfollare, ognuno con il suo insulto masticato prima di lasciare il proprio posto, ma qualcuno è rientrato al 36’ quando, dopo l’ingresso di Paredes per Koné, un’altra bella azione ha portato El Shaarawy a fare doppietta con un bel destro diagonale all’incrocio dei pali. Italiano si è messo allora a cinque in difesa, con Casale al posto di Orsolini, e ha rischiato solo per un bel cross basso di Shomurodov lisciato di Dovbyk col destro. Poi solo fischi e insulti, e la festa del Bologna.
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