Il disastro è servito: via Juric, ora in pole per la panchina c'è Mancini
I Friedkin cacciano anche il tecnico croato: l'esonero arriva 53 giorni dopo De Rossi. Ora parte la caccia al successore, con l'ex ct favorito
In principio fu Mourinho, poi venne usato De Rossi, adesso Juric. Roma-Bologna 2-3 decreta la fine dell’ennesimo allenatore divorato dalla folle non gestione dei Friedkin e dell’ultimo anno di un club incustodito, che fa acqua da tutte le parti. È finita oggi pomeriggio, 53 giorni dopo il suo inizio, l’avventura del tecnico croato sulla panchina romanista. Una fine annunciata, ormai evidente a tutti, nella mente della proprietà già dopo il tracollo di Firenze, nonostante le smentite del caso e il non intervento di fine ottobre. Il destino di Ivan era scritto, ma per arrivare allo strappo definitivo si è atteso ancora un po’, procedendo in questa sorta di accanimento terapeutico nei confronti di una Roma ormai allo sbaraglio e in una situazione di classifica sempre più preoccupante.
Il capolinea di una storia nata male e proseguita peggio - una storia sbagliata, per dirla alla De André - è stato rappresentato dall’ennesimo scempio tecnico-tattico andato in scena all’Olimpico dove, un Bologna modesto - lontano anni luce da quello dei sogni di qualche mese fa - ha superato Mancini e compagni per 3 a 2. A Juric non è stato lasciato neanche il tempo di arrivare davanti ai microfoni nel postpartita, ad anticiparlo c’è stata la solita “nota del club” per il terzo esonero operato dai Friedkin dal 16 gennaio a ieri. «Vogliamo ringraziare Ivan Juric per il suo duro lavoro nelle ultime settimane», si legge nel comunicato senza firma. «Ha gestito un ambiente difficile con il massimo della professionalità, e di questo gli siamo grati. Gli auguriamo tutto il meglio per il suo futuro. La ricerca di un nuovo responsabile dell’area tecnica è già iniziata e verrà annunciato nei prossimi giorni», ci hanno teniuto a far sapere i proprietari del club, da qualsiasi parte del mondo in cui si trovano, senza escludere colpi di scena.
Il prossimo allenatore
Come scritto nella nota, in effetti, i primi contatti per il futuro allenatore della Roma ci sono già stati. Tutti gli indizi portano a Roberto Mancini, che da poche settimane è stato sollevato dall’incarico di commissario tecnico dell’Arabia Saudita. L’approccio tra i texani e l’ex ct dell’Italia - con la quale ha vinto l’Europeo a Wembley nel luglio del 2021 - c’è stato dopo Fiorentina-Roma 5-1. Non dovrebbero esserci problemi di natura fiscale, come inizialmente ipotizzato, visto che il rapporto con la federcalcio saudita è stato interrotto con una buonuscita. Mancini, affascinato dall’idea e pronto a cogliere l’opportunità nonostante le smentite di facciata, ha però chiesto garanzie tecniche ai Friedkin - riguardo all’organigramma societario, gli investimenti sul mercato e il potere decisionale da affidargli.
Al momento è lui in pole per la panchina vacante, ma Mancini non è l’unico profilo preso in considerazione. Diversi i nomi messi sul tavolo della discussione, portati soprattutto dai rispettivi procuratori, ma tra questi non sembra esserci quello più scontato: Daniele De Rossi. Nonostante il contratto in essere fino al 2027 e la dimostrazione pratica della follia attuata lo scorso 18 settembre con la cacciata di DDR da casa sua, Dan Friedkin non sembra intenzionato a tornare sui suoi passi. E quindi dopo Mourinho, De Rossi e Juric, avanti il prossimo. Che si faccia in fretta però, c’è una Roma da rifare.
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