AS Roma

Calciopolli, torti e ritorti

Ci sono sinistre somiglianze tra quello che è accaduto nel 2006 e certe direzioni arbitrali di oggi

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
06 Novembre 2024 - 06:00

Ci ha fatto parecchio effetto nei giorni scorsi risfogliare - per una prossima iniziativa editoriale - le più vecchie collezioni del Romanista, in particolare delle stagioni 2004 e 2005, quando i valorosi magistrati di Calciopoli conducevano la loro inchiesta in assoluta segretezza e nel frattempo i padroni del calcio si spartivano in maniera fraudolenta fetta dopo fetta, partita dopo partita, la torta del calcio italiano. E noi denunciavamo, malefatta dopo malefatta. Già in quelle nostre prime pagine c’era la storia giudiziaria di quello che poi sarebbe diventato il processo del più grosso scandalo calcistico d’Europa. Un sistema talmente permeato dal malaffare di quei quattro cialtroni che comandavano tutti a bacchetta che dopo le loro definitive condanne abbiamo pensato che un periodo tanto oscuro nel calcio non l’avremmo più vissuto. Ecco perché ogni volta che assistiamo a qualche episodio arbitrale difficile da digerire siamo più portati a pensare che con le troppe zone grigie del regolamento diventi inevitabile che qualche arbitro si incarti e sbagli valutazione. Eppure quello che sta accadendo in questi giorni, sullo sfondo di un riposizionamento del potere plasticamente mostrato dalle contrapposizioni tra Lega Calcio e Figc, ognuno con i propri potentati al seguito (comprese ex gloriose testate ingloriosamente appiattite sulle posizioni loro impartite), con comportamenti arbitrali che neanche gli esperti del settore riescono a decrittare, richiama le pagine più oscure di quei giorni di inizio secolo.

Ciò che è accaduto solo nell’ultimo weekend ai danni di Roma, Monza, Venezia e Cagliari è qualcosa che per le modalità evidenziate somiglia in maniera decisamente sinistra a quello che accadeva in quei terribili giorni del 2004 e del 2005, poi clamorosamente svelato dalle inchieste giudiziarie. Non sarà più il tempo di Calciopoli, magari è solo il tempo dei calcio-polli, inserendo in questa categoria tutte le società più esposte e fragili che non hanno la forza di farsi rappresentare ad alti livelli o che, più semplicemente, sono opposte estemporaneamente a club evidentemente più solidi. Non può esistere giustificazione per il gol annullato al Monza, perché farebbe ridere i polli (e piangere i calcio-polli) giustificare il fischio differito che ha invalidato l’azione ex-post. Non si può annullare un gol sacrosanto come quello realizzato dal Venezia visto che nessuna telecamera ha evidenziato un tocco di mano che si può solamente presumere, ovviamente se si vuole tutelare la vittoria fin lì conseguita dall’Inter. Non si può decidere una partita come quella dell’Olimpico di lunedì sera assegnando un rigore contro il Cagliari per il fallo a gamba tesa commesso da Luca Pellegrini su Zortea come poi chiaramente evidenziato dai replay, né si può espellere Mina per quel minimo tocco su Zaccagni e poi pensare che nessuno reagisca almeno con un ironico applauso: e se guardate l’espressione inferocita di Ayroldi avrete l’esatta percezione di quello che un buon arbitro non dovrebbe mai fare, e cioè sentirsi protagonista della partita (quale in effetti è stato) invece che onesto giudice.

Infine, e lo diciamo sommessamente nella consapevolezza che la Roma di oggi non fa neanche pena a nessuno, non si può tollerare che venga convalidato un gol come quello segnato da Magnani né accettare che in una trasmissione come Open Var, voluta per mostrare la trasparenza della nuova gestione arbitrale,  venga negato l’ascolto di un audio chiarificatore a ingiustificabile tutela di chi non ha evidentemente saputo prendere la decisione giusta e forse non l’ha neanche saputa spiegare. Gli episodi contro la Roma di quest’anno sono costanti e spudorati. Senza questi errori clamorosi De Rossi non sarebbe mai stato esonerato (alla quarta giornata avrebbe avuto una vittoria e tre pareggi, con tre partite fuori casa), e Juric oggi non sarebbe messo in discussione. In questa maniera si pregiudicano carriere, si buttano alle ortiche stagioni calcistiche, si bruciano investimenti. Se è vero che a fine stagione torti e ragione si compensano (magari così la pensa il ds della Lazio Fabiani che dopo la vigorosa protesta televisiva al termine della gara con la Juve ora non dovrebbe avere più motivi per lamentarsi), ci piacerebbe essere il nuovo allenatore della Roma: rischia di vincere lo scudetto.

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