AS Roma

Arbitri, la Serie A così è se vi pare

Interpretazioni e difformità. Crescono i casi: il sistema fa acqua, ma non è trasparente

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Gabriele Fasan
06 Novembre 2024 - 06:30

Così è, se vi pare. La Serie A must go on ma tra le polemiche. Neanche a dirlo, arbitrali. Un trend che sembra addirittura in crescita in questa stagione arrivata a più di un quarto del suo svolgimento. 

L’ultimo fine settimana più appendice del lunedì è stato pieno di casi, per alcuni inquietanti, per altri redditizi. E più di tutto, soprattutto, quello che regna è la difformità. Un horror che ha visto, oltre al discusso gol annullato a Dany Mota in Monza-Milan del sabato, passando per quello annullato a Šverko in Inter-Venezia e quello di Magnani non annullato al Verona di domenica, un Lazio-Cagliari di lunedì ai confini della realtà. 
Recentemente il designatore Gianluca Rocchi ha fatto appello alla soggettività che si bilancia con l’oggettività del regolamento come principio fondante dell’arbitraggio. E come assunto ci siamo. Il problema sorge quando le maglie dell’interpretazione si allargano così tanto da strapparsi e da generare frustrazione nei più garantisti e sospetto nei più maligni. Quando cioè quel “bilancino” inizia a pendere terribilmente verso la confusione, quando si raggiunge la zona grigia, che tanto aveva chiara quel vecchio saggio di Boskov, del «se lo fischia è rigore, se non lo fischia no».  

Anche se tutto il mondo è paese, come dimostra la denuncia di Mourinho in Turchia, il fatto che soprattutto in Italia le discussioni arbitrali siano così pressanti e presenti nelle cronache post-partita non fa che peggiorare le cose. Quanto meno perché  da un lato l’effetto prodotto è che la classe arbitrale si chiude a riccio in un irragionevole “noi contro voi” e dall’altro perché la lamentela di turno rende evidentemente meno sereni i direttori di gara più fragili. Fragili sì, se è vero che il signor Ayroldi lunedì sera all’Olimpico a un certo punto è sembrato in missione per conto di un dio minore: quando un fallo su un difendente diventa rigore per l’attaccante e non viene considerato un «chiaro ed evidente errore» sembra chiaro il chiaro ed evidente errore. Lasciando pure il Cagliari in nove uomini ha posato la ciliegina sulla torta e scatenato le feroci proteste del Cagliari. «Se è così, a cosa serve il Var? Questi arbitri vanno sospesi», aveva tuonato il ds biancoceleste Angelo Fabiani (non risultano ancora, per altro, deferimenti) dopo i casi in Fiorentina-Lazio, prima, e dopo Juve-Lazio, poi. Adesso che difficilmente si lamenterà del trattamento ricevuto, lo sa anche Fabiani a cosa serve il Var. Se usato in questo modo è un danno per il calcio e per la sua credibilità, perché “smaschera” davanti a milioni di spettatori errori grossolani, per non dire nefandezze, e non li corregge. O li corregge random.

La curiosità ora è se le parole del collega rossoblù Bonato sortiranno lo stesso effetto benefico delle invettive di Fabiani. Lo scopriremo nelle prossime giornate. La domanda, invece, è: fanno bene le società che restano assenti dai salotti delle proteste? Prendiamo in esame la Roma. Da quando il club ha una proprietà americana si è passati dalla linea di Pallotta di non commentare le decisioni arbitrali (ma, si diceva, «non diamo alibi alla squadra, ma non stiamo a a guardare dentro le stanze che contano») a quella non solo di non commentare - salvo il j’accuse di Ghisolfi dopo Aureliano-La Penna - ma anche di non essere “presente”. I Friedkin. La Roma è una barca esposta alle intemperie, chiunque può ferirla e addirittura “deriderla”. E di questo, lo chiariamo, la responsabilità è della Roma stessa. Ma, attenzione, sparare sulla croce rossa in un mondo normale non è un atto da far passare. Anzi. In Italia si parla da cento anni di “sudditanza psicologica”. Sì, se non fosse che la Roma in questa stagione è stata danneggiata e non poco  non in favore del Real Madrid, ma di “piccole” squadre. 

La velata trasparenza

La Serie A è chiaramente ed evidentemente la difformità con la D maiuscola. E qualche volta, come se non bastassero gli errori umani sul campo, arriva anche la forzatura del protocollo Var, come nel caso di Monza - e non è un unicum - dove, saltando qualche passaggio logico, ha arbitrato il Var, valutando addirittura l’intensità di un pestone, che altre volte è invece stato descritto come appannaggio dell’arbitro di campo. 

Ma ci si vuole mettere mano? Non c’è dubbio che, anche in ottiche televisive, è in atto un processo di apertura della classe arbitrale. Eppure anche la lodevole trasmissione di Dazn Open Var ogni tanto manifesta dei cedimenti. Come nel caso di Verona-Roma e del secondo gol irregolare convalidato ai gialloblù.  

L’Aia ha fatto sapere che, in barba a ogni dovere di cronaca (pur reclamato da Dazn) non è stata scelta la clip audio del perché il focus della puntata di domenica sera era il timing delle partite. Risulta difficile immaginare che se l’episodio fosse avvenuto in Inter-Juventus non sarebbe stato mandato in onda e trattato anche da un rappresentante della Can. Che, lo ricordiamo, si riserva di dare l’indirizzo dei dialoghi da far ascoltare al pubblico. 

Come abbiamo raccontato nei giorni scorsi, uno dei motivi del sipario chiuso sul caso-Magnani sarebbe stato relativo alle immagini visionate a Lissone. Mentre Marcenaro spiegava a Soulé di aver visto (una cosa per un altra, quindi) la gomitata come «successiva al gol», Pairetto e Maresca non visionavano le immagini migliori utili a vedere la gomitata a Ndicka. Ma chi richiede le immagini ai registi? Gli addetti al Var. Un errore, dunque. Ognuno si faccia la propria idea, specie perché i telespettatori le avevano viste esattamente al minuto 33:52, circa 20 secondi dal gol (un tempo assolutamente in media con le valutazioni Var), dunque erano disponibilissime. 

A proposito di difformità di applicazione di regolamenti, stride veder comparire nel comunicato del giudice sportivo la squalifica del match analyst romanista Salzarulo (reo di aver mostrato dal tablet agli arbitri in campo la gomitata subita da Ndicka e l’ostruzione a Svilar) e non Retegui che l’arbitro Doveri sembrava aver ammonito per aver esultato togliendosi la maglia... e invece no. Rocchi, che ammonì Totti nel famoso Juve-Roma solo perché esultò e basta, sarà una furia!

I casi all’interno

A proposito di episodi nascosti o rivelati, saltato il debriefing di giornata in vista del raduno periodico di Coverciano, il punto gli arbitri lo faranno in settimana proprio in Toscana. E da lì, come in ogni spogliatoio che si rispetti, non dovrebbe uscire nulla, ma è probabile che, come accade per una squadra in crisi, le parti in causa si guarderanno negli occhi per rimboccarsi le maniche e migliorare le prestazioni che hanno finora lasciato a dir poco a desiderare.

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