Un baratro senza fine: la Roma cade anche al Bentegodi, termina 3-2 per il Verona
Tra errori ed orrori, arbitrali e di squadra, i giallorossi perdono nuovamente in campionato. E Juric straparla alla fine della gara dell'11ª giornata
Un baratro senza fine. Non si arresta la caduta della Roma: dopo la vergogna di Firenze adesso la fatal Verona, almeno tale dovrebbe essere per Juric che dopo aver lasciato tre punti anche alla squadra che aveva perso sei delle ultime sette partite e nel giorno in cui la Roma avrebbe dovuto piazzare lo sprint decisivo per la sua ripartenza, è riuscito a dire che la sua squadra ha giocato una grande partita che deve dare fiducia a tutto l’ambiente. Parole testuali, sic. Forse il segnale più evidente dello scollamento con la tristissima realtà di una squadra che era partita tra mille ambizioni e che a novembre si trova dentro una crisi incredibile cagionata essenzialmente dalla scellerata decisione di Dan Friedkin di esonerare De Rossi proprio quando stava trovando la quadratura del cerchio. Nessuna decisione è stata comunque annunciata in serata, mentre la squadra prendeva la strada di casa. Oggi ci sarà modo di capire come e soprattutto con chi si proverà a voltare pagina. E si commenterà ulteriormente lo scempio di un’altra inopinata sconfitta piena di errori arbitrali e di squadra. 3-2 il risultato finale, con la beffa del gol decisivo di Harroui nel pieno dell’assalto disperato della Roma alla ricerca della vittoria dopo aver per due volte riequilibrato la situazione.
All’intervallo le due squadre erano andate sul risultato di 2-1 per il Verona, frutto di un paio di episodi di cui ovviamente si è discusso già durante la partita e a maggior ragione nel post: il primo è lo scellerato assist di Zalewski per Tengstedt che ha scartato il regalo e portato a casa il vantaggio. Poi, dopo lo splendido pareggio di tacco di Soulé, il nuovo vantaggio del Verona determinato da un calcio d’angolo calciato forte sul primo palo con una doppia scorrettezza evidente commessa dall’autore del gol, Magnani che colpendo di testa ha colpito anche il naso di Ndicka col gomito, e con Kastanos che ha tenuto lontano Svilar con il corpo di fatto impedendogli di intervenire sulla deviazione sulla linea di porta. Ad inizio ripresa aveva pareggiato Dovbyk e dopo i cambi decisi da Juric per conferiore maggior qualità in vista dell’assalto finale le cose sono addirittura precipitate, con il 3-2 finale siglato da Harroui. Inutile dunque il dominio romanista nel possesso palla (66% alla fine), ancora una volta senza una reale corrispondenza di palle gol (1,85 il dato degli expected goal, contro l’1,17 dei padroni di casa). La Roma tiene il pallone, mette alle corde gli avversari, poi però quando si tratta di stringere resta con un pugno di mosche.
Juric se l’è giocata dall’inizio con Soulé in campo al fianco di Pellegrini alle spalle di Dovbyk e Dybala in panchina, pronto ad entrare all’occorrenza, con alle spalle la stessa squadra impegnata giovedì col Torino, con Mancini, Ndicka e Angeliño in difesa, e la mediana con Celik, Koné, Le Fée e Zalewski. Di fronte 4231 per Zanetti, che ha rimediato alle pesanti assenze di Tchatchoua e Belahyane con una difesa schierata con Daniliuc, Magnani, Coppola e Bradaric, due mediani di corsa e sostanza come Duda e Serdar, una linea di trequartisti come Suslov, Kastanos e Lazovic, con Tengstedt riferimento offensivo. Ancora una volta Juric ha cambiato in corsa l’assetto tattico delle marcature personalizzate, dopo aver cominciato con Celik altissimo su Bradaric e Le Fée costretto a marcare Kastanos come un centrale difensivo, ha abbassato il turco su Lazovic e spostato Mancini sul trequartista avversario, lasciando Ndicka su Tengstedt e Angeliño su Suslov. Questo ha migliorato l’equilibrio in campo della squadra dopo che però il Verona era già in vantaggio, per via di un passaggio orizzontale inconcepibile di Zalewski, intercettato da Tengstedt e depositato alle spalle di Svilar, dopo tredici minuti di possesso romanista ininterrotto. Sotto di un gol, la Roma ha aumentato i giri del motore e ha sfiorato il gol con Soulé, con un sinistro alto su assist di Zalewski perfettamente innescato da Le Fée. Al 28’ il pareggio, con una bella sponda di Dovbyk per Soulé che ha servito ancora Zalewski che ha rimesso in area per la deviazione di tacco dell’argentino, al primo gol in maglia giallorossa. Celik ha avuto subito dopo la palla del vantaggio, ma l’ha sprecata, mentre il Verona non ha avuto lo stesso riguardo: prima ancora Tengstedt ha impaurito Svilar con un destro deviato in corner da Mancini, poi sul calcio d’angolo studiato bene da Zanetti, con grande densità nell’area piccola sul cross tagliado di Duda, Magnani ha anticipato tutti colpendo con un gomito largo Ndicka mentre Kastanos col corpo impediva a Svilar di intervenire: doppio fallo che poteva sfuggire in diretta a Marcenaro, ma che avrebbe dovuto portare ad una revisione del Var Pairetto, e figuriamoci. E al termine dei due minuti di recupero (solo quattro ne erano stati persi per permettere a Ndicka di riprendersi...), il match analyst Salzarulo è stato espulso per aver fatto vedere all’arbitro sull’iPad il fallo al rientro negli spogliatoi.
Il gol ad inizio ripresa di Dovbyk (bella azione avvolgente partita da Koné, apertura su Celik e assist per la deviazione di tibia dell’ucraino all’8’) ha illuso gli oltre 2000 romanisti presenti al Bentegodi che si potesse tornare a ridere. I due tecnici hanno fatto le loro scelte: da una parte è stato cambiato l’attacco, con Mosquera ed Harroui in campo al posto di Tengstedt e Kastanos, dall’altra più reparti, con Cristante per Le Fée, El Shaarawy per lo stordito Zalewski e Dybala per Soulé, e poi Baldanzi per lo stremato Dovbyk, e Livramento per Suslov. Il paradosso è stato che a costruire le occasioni migliori è stato il Verona, prima con un destro di Serdar, poi con un altro corner insidioso di Duda. L’unica occasione vera l’ha creata Dybala su punizione dal limite (sinistro sopraffino a un centimetro dall’incrocio) dopo una splendida azione di Baldanzi interrotta fallosamente. Poi, su un palla scodellata verso il centro senza guardare da El Shaarawy, il Verona ha cercato l’ultima sortita offensiva, trovando tempo e spazio per mandare Livramento, con la Roma sbilanciata in avanti, alle spalle di Ndicka che non è riuscito né a fermare né a far fallo sull’avversario, il successivo passaggio su Harroui è stato l’antipasto della cicuta, il controllo e il gol praticamente a porta vuota ha rappresentato la gioia del Verona e la depressione per la Roma, alla terza sconfitta nelle ultime quattro partite. Altro che ripartenza.
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