Condò su Totti: "Io lo vedo con un ruolo all'interno della Roma"
Le parole del giornalista a Radio Romanista: "Lui mi diceva di voler fare il direttore tecnico. Secondo me le due strade sono destinate a ricongiungersi"
Questa mattina durante la trasmissione "Unico" di Radio Romanista, dedicata a Francesco Totti, è intervenuto Paolo Condò, giornalista e opinionista a SkySport, nonché autore del libro "Un capitano" insieme allo storico capitano giallorosso sulla sua biografia. Dai Mondiali del 2006 al Pallone d'Oro, passando per Spalletti e il ritorno in campo di Totti, queste le sue dichiarazioni:
Dov’eri il giorno di Italia-Australia e come hai vissuto quel rigore di Totti?
“Ero in sala stampa, seguivo il Brasile in quel mondiale. Vidi il nostro passaggio del turno grazie al rigore di Francesco. La prima cosa straordinaria di Totti in quel Mondiale fu riuscire a recuperare in quattro mesi quell'infortunio che il prof Mariani definì un infortunio da sette mesi. È da lì che partì tutto il nostro Mondiale. È vero che ci sono stati Azzurri - come Grosso - che hanno fatto più cose durante quel torneo, però ci sono cose che si devono completamente a Totti".
Una curiosità da lettore del libro, c’era un rituale nelle vostre conversazioni? Come si svolgevano? Tu stesso hai dichiarato che non ci fosse un grande rapporto con lui.
“In quel periodo a curare i suoi social c’era anche un mio amico con cui collaboro e quando lui mi disse di essere entrato nello staff io conoscevo poco Francesco, lo vedevo soltanto in Nazionale, lo incontravo li. Dissi al mio amico di mandargli un messaggio da parte mia, chiedendogli di dirgli che se avesse avuto voglia di scrivere un’autobiografia comica, non sarei stato l’uomo ideale. Ma se avesse voluto sparare in alto e fare qualcosa di veramente interessante a me sarebbe piaciuto moltissimo cimentarmi. Poco tempo dopo mi disse che la cosa gli interessava e da lì parti tutto”.
Nel libro c’è un capitolo che parla del ritorno di Spalletti. Rispetto all’epoca, ti aspettavi questo chiarimento tra loro negli ultimi tempi dopo tutto ciò che era successo?
“Tutto sommato me lo aspettavo, perché quando abbiamo fatto il libro Francesco era ancora molto avvelenato per quella che riteneva un’ingiustizia. Poi col tempo questo veleno si è un po’ affievolito. Un po’ perché sappiamo che lui e il campo sono una cosa sola. All’epoca fui uno di quelli che lo convinse a calmarsi un pochino. però posso dire che Totti anche nella rabbia di quel periodo continuava a dirmi che Spalletti in ogni caso era stato l'allenatore più bravo che avesse mai avuto, e in quel periodo lo “odiava”. Poi Spalletti lo aveva aiutato molto quando si era infortunato: si intrufolava a Villa Stuart di notte e gli mostrava una lavagna con tutti gli aspetti tattici delle partite per distrarlo, e questa cosa a Totti fece molto bene".
Un’altra curiosità: la Serie Tv tratta dal libro ti è piaciuta?
“La trasposizione è stata di due tipi, c’è stato il docu-film che ha vinto il David di Donatello, che raccontava la parte epica della sua vita. La Serie Tv invece era sulla parte satirica, divertente e in molte parti mi ha divertito, ma era una cosa completamente diversa. Giocava molto sull'aspetto della vita di Francesco anche al di fuori del campo, mostrando che lui fu veramente l'ottavo re di Roma".
Ultimamente si parla di un suo ritorno in campo, tu credi veramente che non stia scherzando? Secondo te lui cosa vuole e può fare da grande?
“Sono incline a pensare che si tratti di una trovata pubblicitaria, ma non posso mettere la mano sul fuoco su nulla. Io resto ferma sull'idea, che non è soltanto romantica, che ci siano dei grandi giocatori che poi possono avere vari ruoli all'interno del loro vecchio club. Questo fatto che con i Friedkin non sia mai scoccata la scintilla, da una parte mi è sembrato strano, dall’altra credo che se i Friedkin - dopo il cambio di proprietà - avessero trovato Francesco già dentro alla Roma secondo me le cose sarebbero andate in modo diverso. Io vedo Francesco dentro la Roma, non riesco a immaginare una vita differente da quella dentro una squadra che è stata la sua ragione di vita, non lo vedo a fare altri lavori. Lui per tutta la sua vita sportiva ha coniugato la sua professione con quello che è sempre stato un amore. Secondo me prima o poi le strade sono destinate a ricongiungersi”.
Pensi ad un ruolo in particolare?
“Lui voleva fare il direttore tecnico, all'epoca mi diceva che avrebbe voluto portare Conte. Mi diceva anche di Chiesa, Barella, che erano giocatori ancora molto giovani sui quali lui avrebbe voluto puntare. Aveva un’idea vecchia maniera di fare una squadra di calcio: diceva che ci volesse lo zoccolo duro dei giovani italiani e poi gli stranieri per vincere le partite. Lui però si seccava perché vedeva un po’ cadere nel vuoto questi suoi suggerimenti”.
Per quanto riguarda il Pallone d'Oro dove tu hai votato, che ne pensi dell’assegnazione a Rodri. Credi che Totti avrebbe potuto vincerlo in qualche anno della sua carriera?
“Se l'Italia avesse vinto l’Europeo nel 2000 Francesco lo avrebbe sicuramente vinto in quell'anno. Per quanto riguarda il Pallone d’Oro di quest’anno io ho votato Rodri, per secondo Vinicius e terzo Bellingham, quindi il verdetto finale mi rappresenta appieno. Poi come dico sempre il Pallone d’Oro non è la Scarpa d’Oro, non deve essere premiato per forza il miglior attaccante della stagione. Rodri è un calciatore straordinario, la chiave tattica del Manchester City e della nazionale spagnola. Quindi sono felice che sia stato riconosciuto che il calcio non è fatto solo dagli attaccanti che rubano l'occhio ai giornali. Il calcio è una cosa più completa”.
Cosa ne pensi dell'esonero di De Rossi e della situazione attuale della Roma con Juric in panchina?
"La situazione attuale della Roma è un casino, c'è stata una decisione rovinosa, a mio parere e non solo, ovvero l'esonero di De Rossi dopo 4 giornate, che inevitabilmente sta continuando a condizionare - e probabilmente lo farà fino al termine della stagione - quello che sta facendo la Roma. Parlo quindi di un problema ambientale ma anche tecnico, perché da quello che si vede da fuori Ivan Juric è stato vissuto un po' come un supplente dalla squadra, e sicuramente ricordiamo tutti, a parte rarissimi casi, comd venivano considerati i supplenti dalla classe. Detto che i Friedkin sono impossibili da prevedere, io pensavo che dopo la decisione dell'esonero di De Rossi, decisione che sappiamo essere stata presa da Souloukou, nel momento in cui è stata mandata via senza credere troppo alle dimissioni, la cosa più naturale sarebbe stato richiamare De Rossi. Il fatto che non sia successo e che attorno a Juric ci sia questa aria perennemente transitoria, appunto da supplente, è una cosa che per gli equilibri psicologici prima che tecnici di una squadra è disastrosa. In questo senso occorrerebbe mettere un punto, in qualsiasi maniera, e dare una svolta alla stagione, che non è finita, perché c'è ancora l'Europa League da inseguire, e ovviamente se non puoi puntare allo Scudetto almeno in un posto in Europa, magari in Champions, anche se ormai è distante: siamo alla decima giornata, non bisogna pensare già alla costruzione della rosa del prossimo anno ma bisogna salvare questa".
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