AS Roma

Ripartire col motore al minimo: la Roma batte 1-0 il Torino nel segno di Dybala

Allo Stadio Olimpico basta una prodezza dell'attaccante argentino a dare i tre punti ai giallorossi e ad allungare la vita in panchina a Juric

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
01 Novembre 2024 - 06:00

Serviva una vittoria per ripartire, è arrivata col minimo scarto e col minimo sforzo, grazie a una prodezza di Dybala  al 20’ su un passaggio avventato all’indietro di Linetty, con palla rubata e gol in straordinario avvitamento da posizione quasi impossibile, e poi prolungata gestione del vantaggio senza particolari sofferenze, ma neanche particolari occasioni per raddoppiare: significativo, in questo senso, il valore degli expected goal, appena 0,50 a 0,19. Si è così allungata la vita di Juric che si è giocato la partita con la squadra che gli conferiva evidentemente maggiori certezze, a dispetto dei centimetri indubbiamente sacrificati sull’altare della mobilità. Due le scelte tecniche, una quella forzata: fuori Dovbyk per via di un attacco febbrile, ma fuori anche Cristante e Pellegrini per decisione dell’allenatore, nonostante le premurose giustificazioni trapelate nel pomeriggio su un presunto e non meglio identificato pestone accusato in settimana dal capitano giallorosso, che in realtà era pronto a giocare e aveva dato al tecnico la propria disponibilità. Accadrà solo nel finale. Dentro dall’inizio una squadra di dinamici piccoletti, con Angeliño e Zalewski da una parte, Mancini e Celik dall’altra, Ndicka terminale difensivo, Koné e Le Fée in mezzo al campo e Pisilli con Baldanzi alle spalle di Dybala falso nove, contro il Torino di Vanoli inizialmente nella versione 352, con Coco, Maripan e Masina in difesa, Vojvoda, Ricci, Linetty, Gineitis e Lazaro, con Sanabria e Adams in attacco. Diverse le assenze tra i granata: Zapata, Schuurs, Savva, Ilkhan e Ilic. Gli accoppiamenti piuttosto scontati hanno portato le tre punte romaniste sui tre difensori, con Angeliño più alto a prendersi Ricci a metà campo come spesso accade nell’opposizione al 352, gli esterni sugli esterni e Ndicka e Mancini rispettivamente su Sanabria e Adams. Ma non c’è stato bisogno di particolari attenzioni vista la cauta disposizione dei granata sul campo, con la Roma a prendersi il pallone dal primo minuto e a lasciarlo praticamente nel finale di tempo, quando il Toro ha messo il naso fuori dalla propria metà campo per la prima volta. Persino poche le occasioni costruite dalla Roma in cotanto palleggio. La prima, sostanzialmente, ha portato al vantaggio, peraltro frutto di una costante pressione offensiva, con Dybala pronto ad intercettare un retropassaggio sporco di Linetty verso Milinkovc-Savic, con controllo e sinistro in innaturale torsione (innaturale, almeno, per gli umani: lui è un marziano), unica possibilità di mettere dentro la porta un pallone da quella posizione decentrata, con disperato quanto vano tentativo di intercetto sulla linea di Masina. Il vantaggio è arrivato dopo un controllo del pallone quasi ininterrotto, con Dybala da falso nove a garantire sempre la superiorità sulla trequarti e l’area riempita a turno dagli altri: nella spiegazione fornita da Juric sull’esclusione di Pellegrini il riferimento è stato proprio alla facilità di inserimento offensivo dei due trequartisti scelti, Pisilli e Baldanzi. Ma non è certo usuale vedere il capitano fuori dalla formazione iniziale per scelta tecnica. Al 24’ l’ispiratissimo Dybala ha servito Angeliño che dopo un rapido controllo ha sparato forte col sinistro trovando l’opposizione di Milinkovc-Savic. Un minuto dopo ancora la Joya si è girata in un fazzoletto fintando col sinistro e con il destro ha provato a sorprendere il portiere del Toro con un tocco fulmineo verso il secondo palo, mancando di poco la porta. Nel finale di tempo c’è stata una certa rilassatezza nei giocatori della Roma, il Toro ha tirato fuori la testa e ha provato a rialzare il baricentro. Di conseguenza sono arrivati prima una serie di corner ravvicinati che hanno portato Maripan a deviare di testa a pochi passi di Svilar, rapidissimo a chiudergli la strada, e poi a un inserimento profondo di Vojvoda nel cuore dell’area, ignorato da Zalewski che si era accentrato per difendere sulla punizione guadagnata dalla parte opposta, ma per fortuna la conclusione finale è sfilata lateralmente.

Ad inizio ripresa Vanoli si è presentato con il gigantesco Njie in attacco al posto di Gineitis: il classe 2005 dell’under 19 svedese si è messo nel centro-sinistra di un 3421 con maggior peso offensivo e qualche grattacapo in più l’ha determinato. Al 7’ l’iniziale posizione di fuorigioco di Angeliño ha vanificato un’azione che era culminata con una grandiosa finta di Dybala con conseguente inserimento e conclusione di Pisilli con un destro a giro tagliato e potente, che si era stampato sul palo. Del Dybala straripante abbiamo già scritto, ma non si possono ignorare le prestazioni difensive di Mancini e Ndicka e soprattutto lo strapotere fisico e dinamico di Koné in mezzo al campo: da un suo recupero al 10’ si è sviluppata un’azione che è terminata con un gran destro di Le Fée, su cui Milinkovic si è prodotto in una curiosa figura di protezione di sicura efficacia. Al 12’ una bizzarra scelta dell’arbitro ha consentito al Torino di recuperare un pallone che era stato riconquistato da Mancini in scivolata: Fabbri era intervenuto a sancire quella che a tutti era apparsa come una (sbagliata) sanzione per l’intervento del romanista, ma in realtà il fischio aveva interrotto l’azione per verificare le condizioni di un altro torinista a terra, solo che poi il gioco è ripreso col pallone scodellato per la difesa granata e non, come doveva essere, per l’attacco giallorosso. La Curva Sud ha cantato incessantemente, salvando dai fischi i giocatori contestati dagli altri settori (Cristante, Zalewski e Juric i più colpiti) e interrompendo quindi la contestazione avviata dai giorni dell’esonero di De Rossi, ormai più lontano che mai dalla Roma. A metà ripresa diversi cambi hanno consentito ai tecnici di aggiustare la portata delle rispettive potenzialità. Vanoli ha inserito Vlasic e Pedersen per ridisegnare il Torino su un 4231 ancora più offensivo, Juric ha risposto riproponendo Pellegrini per Pisilli e poi tutti insieme Shomurodov, Cristante ed El Shaarawy al posto di Dybala (con i crampi), Baldanzi e Zalewski, con Linetty fermato nello stesso slot per far spazio a Karamoh. Ma ormai si giocava più sui nervi che sulle varianti tattiche. La Roma è riuscita a tenere gli avversari lontani dall’area se non per qualche palla buttata lunga nella speranza di qualche deviazione sottoporta. L’unico pericolo serio la Roma l’ha però corso su una punizione calciata dentro l’area nel terzo dei quattro minuti di recupero, per un intervento di Koné su Njie: a rivedere la dinamica, il romanista è scivolato prima portandosi dietro l’avversario, troppo poco per la concessione di un rigore neanche troppo reclamato.

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