Una nuova identità, tra cinismo e cali di attenzione: ecco il Torino di Vanoli
I granata sono pronti ad affrontare la Roma. Dai maggiori punti di forza ai troppi tiri concessi: ecco tutto quello che c'è da sapere
Juric, il Torino e Vanoli: nel momento più delicato, ecco per il croato la sfida col passato. Tre stagioni trascorse sulla panchina dei granata, poi l’addio che ha sancito l’inizio dell’era Vanoli, reduce da un’ottima esperienza col Venezia culminata con la promozione in Serie A. Nel passaggio di testimone tra i due allenatori, il Torino ha mantenuto ben salde le fondamenta, pur cambiando completamente l’interpretazione di diversi dettami tattici. Oltre alle richieste differenti del tecnico nato a Varese rispetto all’attuale allenatore giallorosso. Dal 3-4-2-1 di Juric, che aveva plasmato un’identità ben precisa, si è passati al 3-5-2. Una costruzione della manovra più ragionata e la mentalità offensiva hanno preso il posto di un assetto prettamente difensivo e basato sull’aggressività a tutto campo: anche per questo, rispetto alla stagione passata, i granata contano nelle prime nove uscite del campionato più del doppio dei gol segnati (15 contro i 6 del 23-24). Due gol subiti in più, al momento, rispetto alla scorsa annata (15 nel 24-25, 12 nel 23-24), anche se alla fine dell’ultimo campionato il Toro di Juric era riuscito a posizionarsi come quarta miglior difesa della classe. Resta cruciale il ruolo degli esterni, per dare ampiezza nella costruzione e profondità in fase offensiva, pronti ad accentrarsi nell’ultimo quarto di campo e a contribuire attivamente nelle occasioni create dalla squadra. A centrocampo gli interpreti rimangono gli stessi dello scorso anno e, senza i due trequartisti, sono i due centravanti i punti centrali della squadra: Duvan Zapata il faro, ma il grave infortunio rimediato nella partita contro l’Inter ha inevitabilmente responsabilizzato maggiormente Sanabria e Che Adams.
PREMESSE E PARTENZE DIVERSE
Tra le differenze più lampanti, la risposta arrivata in avvio di campionato. Nel 2023-24 la squadra di Juric vive un avvio di stagione decisamente sottotono, complice anche l’ostico calendario affrontato dai granata. Il bottino recita 2 vittorie, 3 pareggi, 4 sconfitte; tanti i gol subiti (12), pochi quelli siglati (6). Ma dalla decima giornata in poi, il campionato prenderà il via: nelle successive 10 giornate i granata otterranno 5 vittorie, 2 pareggi e 3 sconfitte.
Con Vanoli al comando e un nuovo stile di gioco, l’avvio di campionato è stato sicuramente più esaltante: dal pareggio amaro a San Siro col Milan (2-2), dopo una partita dominata e lasciata sfuggire dall’89’ al 95’; alle vittorie preziose contro Atalanta (2-1) e Venezia (0-1). Il primo stop, segnato dal pareggio col Lecce (0-0) e la vittoria in casa del Verona (3-2). Fino ad arrivare alla striscia di risultati negativi: tre sconfitte consecutive (quattro includendo anche il ko in Coppa Italia con l’Empoli) contro Lazio (2-3), Inter-Torino (3-2), Cagliari-Torino (3-2). Nell’ultima giornata i granata sono tornati a sorridere: tre punti d’oro dopo la tiratissima sfida contro il Como (1-0). Fin qui 4 vittorie, 2 pareggi e 3 sconfitte; 15 gol fatti e 14 subiti per un totale di 14 punti e 9º posto in classifica: la zona europea è ben in vista e, la classifica cortissima permette di pensare in grande.
IDENTITÀ MUTATA
Nove partite sono bastate a Vanoli per infondere nella squadra una nuova personalità. Nuova linfa e un'applicazione delle idee diverse, che hanno portato al momento a ottimi risultati. L’attenzione sul piano offensivo è messa in risalto dalle grandi occasioni create a partita (2.4) e un gran cinismo sottoporta: il Toro si posiziona attualmente nel podio, al terzo posto, in Serie A. Alle spalle di Monza e Atalanta. Un’identità mutata per diversi aspetti, ma la cattiveria e la voglia rimangono intrinseche dal carattere plasmato negli anni anche sotto la guida di Juric: in questi primi mesi di campionato, il Toro ha dimostrato di poter far male soprattutto nei minuti finali. Dei 15 gol confezionati, 8 sono stati messi a segno tra il 30’ e il 45 (4); e tra il 75’ e il 90’ (4).
Tuttavia, la voglia e la frenesia della squadra si sono rivelate spesso un’arma a doppio taglio. Lo dimostra il numero delle reti subite (ben 5 su 14) nell’ultimo quarto d’ora di partita. Un aspetto mentale su cui la squadra di Vanoli dovrà lavorare arduamente per cercare di stabilire un equilibrio. Vecchie cicatrici ancora ben visibili sulla pelle della squadra: infatti, dei 36 incassati nel 23-24 durante l'intero campionato con Juric alla guida, 17 erano proprio arrivati durante gli ultimi 30' di gioco. E quanto l’attenzione sia un problema radicato nei granata, lo dimostrano gli errori che hanno portato a un tiro della squadra avversaria (8), oltre ai 110 possessi persi di media a partita. Troppe le occasioni da gol concesse agli avversari: sono 36 i tiri subiti in porta in 9 partite. Fondamentale in tal senso il ruolo di Milinkovic Savic, partito molto bene in questa stagione, con il 75% di parate.
PER IL FUTURO
Tanti i calciatori interessanti in maglia granata. Tra i meno conosciuti, un occhio di riguardo cade soprattutto su tre nomi: Ali Dembelé; Gvidas Gineitis e Alieu Njie. Il primo è un pupillo di Vanoli: terzino/esterno di centrocampo, di piede destro, il classe 2004 ha lasciato intravedere ottime potenzialità la scorsa stagione col Venezia in Serie B (proprio sotto la guida dell’attuale tecnico granata), nei pochi minuti a disposizione ritagliati nell’arco di 16 presenze. Ora, in forza al Torino, potrà continuare il suo percorso di crescita.
Centrocampista lituano, classe 2004, Gineitis non è un nome nuovo per il Toro. Cresciuto nelle giovanili dei granata, ha esordito nella stagione 22-23, per poi scalare qualche posizione l’anno successivo, forte della fiducia di Juric. In questa stagione, 6 presenze e un assist.
L’ultimo nome è quello di Njie, altro giovane interessante e già risultato decisivo in campionato. L’attaccante svedese, classe 2005, ha firmato l’ultima vittoria in campionato del Torino contro il Como. Arrivato in granata nel 2021, Njie nasce come esterno offensivo, ma data l’impronta di gioco del club ha già sperimentato in più occasioni il ruolo di centravanti. Forte della stima del presidente Cairo e del tecnico Vanoli, il ragazzo è pronto a sfruttare l’importante occasione.
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