La Roma riprende la corsa: 1-0 alla Dinamo Kiev, decide Dovbyk
Basta un rigore dell'attaccante giallorosso nel corso del primo tempo a piegare la resistenza della squadra ucraina. Che errore per Shomurodov
Un brodino, sufficiente a far passare la nottata e a guardare al futuro con un po’ più di ottimismo, ed è un futuro imminente, visto che oggi è antivigilia e domani la Roma si sposterà a Firenze per affrontare domenica la Viola di Bove, ieri corsara a San Gallo in Conference League. Si è un minimo aggiustata invece la classifica della fase campionato dell’Europa League della Roma, con la prima vittoria alla terza partita (dopo il pari con il Bilbao e la sconfitta di Elfsborg) grazie al gol di Dovbyk su rigore a metà del primo tempo. A dir la verità la squadra giallorossa non ha mai sofferto, ma aver tenuto il risultato sul vantaggio minimo fino al 90’ ha rischiato di complicare la serata e, chissà, la stagione o magari il futuro stesso di Juric. Per fortuna la beffa non è arrivata e nell’Olimpico da record (altro sold-out, con 61621 paganti, e qualche spazio vuoto giustificato dalla partita di giorno feriale e in tardo pomeriggio) è risuonata di nuovo Grazie Roma dopo il triplice fischio.
Ha esultato alla fine Juric, conscio dell’importanza del risultato per ricominciare la corsa troppe volte interrotta. Hanno fischiato invece molti tifosi (non della Sud), delusi ancora una volta dagli impacci offensivi palesati dalla squadra, sia nella formazione rimaneggiata schierata all’inizio sia dopo l’ingresso dei big, nonostante una magnifica occasione confezionata da Pellegrini e Dybala, ma sprecata clamorosamente da Shomurodov a cinque minuti dalla fine. La Dinamo Kiev è sembrata comunque di un livello inferiore, anche perché Shovkovskyi ha mandato in campo diverse riserve, tenendo i migliori per il finale e preservandoli per la sfida assai più importante per loro di campionato con lo Shakhtar Donetsk, staccato di sei punti. La Dinamo era stata schierata a sorpresa con tre difensori più due terzini: il tecnico ha rinunciato per la prima volta alla difesa a 4, temendo evidentemente l’impatto offensivo della Roma, preoccupazione forse sovrastimata visto il momento della squadra giallorossa.
Shovkovskyi non si era comunque fidato e aveva scelto lo schieramento più prudente, con Popov leader della difesa con Bilovar e Mykhavko in appoggio, due terzini pronti ad allinearsi sulle discese degli esterni di Juric ma anche ad appoggiare le (rare) sortite offensive, tre centrocampisti di lotta e di governo e due punte tecniche e ficcanti come Voloshyn e Guerrero. Juric, che magari ha avuto la dritta giusta sulle scelte tattiche del suo collega ucraino, ha lasciato la squadra sul sistema più sperimentato, il 3421, con quattro novità rispetto alla formazione anti-Inter: Hermoso, a comporre la linea difensiva con Celik e Ndicka, Le Fée, mediano al fianco di Koné di un centrocampo a quattro con Zalewski a destra e Angeliño a sinistra, l’inedita coppia di trequartisti Baldanzi e Pisilli alle spalle di Dovbyk: «Niccolò - dirà alla fine - è in crescita e ho voluto vederlo in quella posizione. Lo posso utilizzare in tutti e due i ruoli per le sue caratteristiche». Per un lungo periodo la Roma si è limitata a gestire il pallone senza alcuna incisività, tanto che il primo timido tentativo verso la porta è stato un tocco di Ndicka al 20’ su calcio d’angolo di Le Fée.
Poi, improvviso, il regalo di Mykhavko che ha tirato la maglia di Baldanzi proprio mentre il romanista entrava in area, in maniera talmente evidente che l’attento arbitro olandese non ha aspettato un attimo per fischiare la sanzione, con il rigore trasformato un minuto dopo di precisione proprio dall’ucraino della Roma, Artem Dovbyk, alla quinta rete stagionale (la seconda in Europa). Sull’abbrivio la Roma ha provato a spaventare ulteriormente gli avversari, e Baldanzi ha sfiorato quasi subito il raddoppio con una serpentina in area chiusa da un sinistro a giro che ha lambito il palo alla destra di Neshcheret. E nelle rare volte in cui la Dinamo ha provato a gestire il palleggio, le efficaci marcature personalizzate hanno ridotto di molto il margine di manovra. In particolare i tre attaccanti sono rimasti sui tre difensori, Angeliño e Zalewski si sono dedicati ai dirimpettai di reparto, Koné e Le Fée si sono accoppiati con Rubchynskyi e Andrievskyi mentre sull’altra mezzala saliva Hermoso, lasciando Celik e Ndicka sui due attaccanti Guerrero e Voloshyn. A riposare in panca erano rimasti Cristante, Pellegrini, Dybala e ancora una volta Hummels per la Roma, Brazhko, Shaparenko (il giocatore più temuto da Juric), Vanat e Kabaiev per la Dinamo: entreranno tutti tranne Hummels, elogiato a fine partita dal tecnico croato per la professionalità mostrata fino ad oggi. Ma lo considera un’alternativa a Ndicka e le prestazioni dell’ivoriano per ora lo lasciano tranquillo nella scelta. Dopo un doppio tentativo di Hermoso e Zalewski su uno dei dieci calci d’angolo (a due) calciati dalla Roma, la Dinamo si è affacciata pericolosamente nella metà campo giallorossa, prima sfruttando un brutto errore di Le Fée a metà campo (immediata transizione culminata con un assist perfetto di Guerrero per Tymchyk, per il controllo e il diagonale a sfiorare il palo a Svilar battuto), poi con un destro di Guerrero stavolta contenuto proprio dal portiere serbo. Poi segnerà Popov, al 43’ ma in netto fuorigioco. E l’ultimo spunto del primo tempo è capitato grazie alla pervicacia di Pisilli, pronto a spingere la transizione romanista fino al limite dell’area, con l’errore proprio in rifinitura per la volontà di servire Baldanzi.
I cambi di Juric sono cominciati dopo pochi minuti della ripresa, dopo un’occasione mancata da Dovbyk che non è riuscito a deviare dal secondo palo un assist di Ndicka di testa dal primo palo su corner di Le Fée. Dentro, all’8’, Cristante e Shomurodov proprio per Le Fée e Dovbyk, con il pensiero chiaramente rivolto a Firenze. L’uzbeko è entrato anche determinato, ma la sua partita sarà ricordata soprattutto per l’errore nel finale. Al 12’ Angeliño ha servito un assist perfetto a Pisilli per un rigore in movimento anche ben calciato ma finito sulla testa salvifica di Popov, mentre al 15’ un assist di Zalewski (tra i più fischiati dalle due tribune, con Cristante e Pellegrini) finiva nel vuoto. Dalla panchina i tecnici hanno provato a incidere a modo loro, uno per riprenderla e l’altro per chiuderla, ognuno con gli uomini migliori: Kabaiev, Shepanenko e Brazhko per la Dinamo, Pellegrini e Dybala per la Roma. Al 30’ Pellegrini ha calciato sull’esterno della rete una punizione da fuori area, un minuto dopo Svilar è uscito a vuoto su un calcio d’angolo e per poco alle sue spalle Mikhailenko di testa non ha infilato la porta. È risuonato così l’allarme per Juric e i tifosi e la Roma ha spinto sull’acceleratore: al 33’ una bella combinazione Dybala-Shomurodov è stata chiusa dall’uzbeko in scivolata tra le braccia di Neshcheret, poi al 35’ Eldor s’è messo in proprio con una bella azione sulla sinistra, col rientro sul destro e il tiro a giro verso il secondo palo, solo sfiorato. In un’altra combinazione ancora lui ha cercato di favorire una conclusione di Dybala e al 37’ un gran destro di Pellegrini è stato disinnescato ancora dal portiere. Poi al 39’ l’azione più bella, con una fantastica combinazione fuori area tra Pellegrini e Dybala, con palla restituita dal terzo capitano di giornata (prima di lui l’inedito Ndicka e poi Cristante) all’argentino, e quando tutti si aspettavano la conclusione di sinistro è partito invece l’assist geniale per Shomurodov, completamente solo davanti al portiere sbilanciato: peccato che la conclusione sia stata fuori dallo specchio, per la disperazione di tutti. Non vogliamo pensare a cosa sarebbe successo al povero uzbeko se in una delle volate finali della Dinamo alla ricerca del prestigioso pareggio fosse arrivato il gol della beffa. Meglio concentrarsi su altro: la Roma di Juric stavolta ha portato a casa la vittoria (la terza su undici partite, il piatto ancora piange) e ha ripreso la sua corsa. Per lo spettacolo però bisogna ripassare. La sensazione resta che la squadra pensi ancora troppo alla contrapposizione in fase di non possesso che alla costruzione di manovre limpide in fase di possesso. E su questo Juric dovrà lavorare ancora parecchio. In generale sembrano tanti i giocatori in crescita e questo non può che essere un fattore positivo. Tornate con tre punti da Firenze e cominciamo a ragionare.
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