Chi semina vento raccoglie tempesta
Dall'esonero di Mou a quello di De Rossi, i risultati mediocri sul campo e la contestazione dei tifosi sono lo specchio di scelte scellerate
«Da un grande potere derivano grandi responsabilità», dice a Peter Parker/Spider-Man lo zio Ben, in punto di morte, all’inizio del celebre fumetto. Ed è la frase che, da quel momento in poi, muoverà le azioni del supereroe, facendo da bussola morale non soltanto per lui, ma anche per tutti i lettori. Un monito, ma anche un ammonimento, che i Friedkin (statunitensi come Stan Lee, creatore di Spider-Man) dovrebbero tenere a mente: per la prima volta, dopo aver fatto chiaramente il loro nome nel comunicato della scorsa settimana, la Curva Sud li ha citati anche in uno degli striscioni esposti durante la gara con l’Inter.
Un antichissimo proverbio di origine ebraica, noto ancora oggi, sostiene che «chi semina vento, raccoglie tempesta», ricordandoci che la somma di una serie di cattive azioni porterà inevitabilmente al male. Ed è proprio a queste parole - forse banali, ma non per questo meno vere - che viene da pensare guardando la Roma oggi: una tempesta che non riguarda soltanto i risultati in campo, ma anche i cosiddetti piani alti. Esattamente un mese fa si dimetteva la CEO Lina Souloukou, ma la nave giallorossa era già nel pieno della tempesta: i primi spifferi di quel vento c’erano stati a Budapest, quando a difendere la Roma aveva pensato il solo José Mourinho, abbandonato a se stesso nel parcheggio della Puskas Arena; il vento s’era poi fatto battente quando lo stesso Mourinho era stato mandato via di punto in bianco, esonerato in virtù della percentuale di sconfitte.
Al suo posto, per cercare di porre un argine a quel vento, era stato chiamato Daniele De Rossi, scudo e bandiera, simbolo e vanto di un’intera tifoseria. Ma quando, dopo avergli fatto firmare un triennale e avergli consegnato una rosa con evidenti lacune (dove sono gli esterni?) nonostante un mercato da circa 90 milioni di euro, quella stessa bandiera è stata vilipesa e gettata via, allora tutto quel vento che era stato seminato non ha potuto far altro che tramutarsi in tempesta. Una tempesta che riguarda gli spalti, dove il silenzio di quei primi 15’ sa essere assordante, ma anche i risultati mediocri fin qui raccolti. E, come fu per Mourinho, le responsabilità di tanta mediocrità non possono essere accollate a De Rossi e/o a Juric. Loro non sono altro che timonieri alla guida di una nave trasportata dalle onde, che fanno di tutto per non naufragare: cercano di intravedere un orizzonte che non c’è semplicemente perché nessuno glielo ha dato. E nessuno venga a dirci che le frasi «svegliare il gigante», «riportare la Roma ai vertici del calcio europeo» e «puntare ai trofei» sono il nostro orizzonte. Perché, rimanendo in termini navali, sarebbe fin troppo facile rispondere che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. In tempesta.
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