La parabola discendente di Zalewski: da grande promessa a mistero
Dopo la splendida annata con Mourinho nell'anno della Conference in tanti credevano in lui. Nelle stagioni seguenti ha deluso, ora Nicola deve ritrovarsi
In quanti avevamo riversato grandi aspettative e speranze su Nicola Zalewski, soprattutto dopo quella fantastica annata (21-22) della vittoria della Conference League con José Mourinho in panchina. Dalle immagini dell'assist a Leicester per Pellegrini nella semifinale di andata, fino all'esultanza a Tirana sotto la curva della Roma (dopo la vittoria in finale contro il Feyenoord) mentre intonava "Campo Testaccio" insieme ai propri tifosi, insomma un giovane talento, romano e romanista che scalava le gerarchie in campo e che aveva iniziato la sua scalata verso l'alto.
Da quel 25 maggio l'inizio della parabola discendente: il polacco non è mai riuscito a replicare quel rendimento e quelle prestazioni, perdendo la fiducia dell'ambiente e a tratti anche dei rispettivi allenatori, che però hanno in un modo o in un altro hanno sempre continuato a credere in lui, da Mourinho a De Rossi fino a Juric che dopo il reintegro in rosa ha scelto di schierarlo dal primo in una gara difficile e delicata come quella contro l'Inter. Quando il destino e la dea della fortuna decidono di voltarti le spalle c'è poco da fare: contro i nerazzurri è proprio un errore di Zalewski a regalare il pallone in contropiede a Frattesi che poi a sua volta serve l'assist a Lautaro Martinez per il gol decisivo del definitivo 1-0.
I tanti cambi di ruolo nel corso di queste due stagioni sicuramente non lo hanno aiutato nell'adattarsi a una specifica posizione sul terreno di gioco: in questi anni ha giocato da esterno di centrocampo, prima a destra e poi a sinistra ma anche da trequartista alle spalle della punta. Le sue qualità tecniche non sono mai state messe in discussione, ma con la Roma fatica a esprimere il suo miglior calcio, cosa che invece con la Polonia riesce a fare partita dopo partita sempre meglio fino ad essere ormai considerato come un vero e proprio punto di riferimento della sua nazionale.
Sicuramente le critiche e i fischi che sta ricevendo in questi mesi non lo stanno aiutando sotto il punto di vista mentale, ma ora c'è bisogno di una reazione immediata e l'unico che può invertire questa rotta è lo stesso Zalewski. Sarà il campo a dover parlare e in tanti ancora credono e sperano in un suo ritorno alla miglior versione vista con la maglia della Roma. Fino a questo momento, complici anche le situazioni contrattuali e di mercato che lo hanno spinto a rimanere fuori rosa per qualche settimana, è risucito a scendere in campo solo 5 volte in Serie A, accumulando un totale di 284' in campo, mentre nelle prime due gare di Europa League non è rientrato neanche nella lista dei convocati. Oggi nelle gerarchie è alle spalle di Saelmaekers e di El Shaarawy, però Zalewski continua ad essere considerato come una pedina importante per i giallorossi, ma per convincere tutti sul rinnovo contrattuale e su una sua eventuale permanenza ora è arrivata l'ora di mostrare quanto realmente vale.
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