Esterni sì, ma al progetto: la Roma e le corsie d'emergenza
Solo Angeliño riesce a fornire sufficienti garanzie, gli altri non riescono ad avere il minimo impatto sulle sorti giallorosse. Anzi...
Esterni per giocare in una difesa a quattro, all'occorrenza da quinti, che poi diventano braccetti o di una mediana a quattro. Vitali su carta, esterni, ma al progetto, sul campo. Il male atavico della Roma è stato puntualmente ignorato per l'ennesima volta nel mercato estivo: in una città dove i fantasmi di Cafù, Candela, Maicon e Kolarov continuano ad aleggiare, ricordandoci di cosa significhi avere qualità sulle corsie esterne, la Roma, prima di De Rossi e ora di Juric, continua a confrontarsi con un vuoto cosmico di difficile risoluzione. Se non fosse per Angeliño, il quadro sarebbe disastroso. Ma lo stato di salute del reparto rimane preoccupante.
Alla ricerca del cross perduto
Partiamo da una statistica, che mette a confronto l'esterno più forte del nostro campionato, Federico Dimarco, e i nostri esterni titolari: il nerazzurro è il calciatore in Serie A che ha il maggior numero di cross riusciti (24) su 70 tentati, un'enormità di situazioni in cui il laterale della nazionale si è trovato nelle condizioni di andare al cross.
Sapete i numeri dei giallorossi? 9 per Angeliño su 26, 4 per Celik su 15. Passando ai dribbling riusciti, solo 2 per lo spagnolo e nessuno per Celilk.
La Roma quindi non crossa, non mette nelle condizioni esterni di andare al cross anche perché non saltano quasi mai l'uomo.
Gli altri? Non pervenuti. Profili palesemente non pronti (Sangaré e Dahl) o non tatticamente ancora adeguati al nostro livello (Abdulhamid).
E Juric, che lo scorso anno allenava Bellanova e Lazaro, si ritrova nel paradossale caso di un downgrade di natura tecnica, pur passando dal Torino alla Roma.
La Roma e le corsie d'emergenza. Ma in estate nessuno se n'è accorto, evidentemente.
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