AS Roma

Un errore e l’Inter ci punisce

Juric imbriglia i campioni d’Italia, poi una disattenzione di Zalewski favorisce il gol di Martinez

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
21 Ottobre 2024 - 06:00

Basta un errore per punire la Roma, basta un errore per vedere sfumare altri punti e peggiorare ulteriormente la classifica (impietoso il decimo posto, già 9 i punti di ritardo dalla capolista Napoli), basta un errore per vedere vincere l’Inter un’altra volta all’Olimpico (non si sorride da otto anni ormai), basta un errore a vanificare una partita seria, non certo esaltante, ma interpretata bene dalla Roma nelle contrapposizioni sfiancanti uno contro uno (compreso Dybala costretto a rincorrere come un terzino Bastoni) a scapito della qualità, basta un errore a far ripiombare Zalewski nell’incubo dei fischi e lo stadio nell’incubo di una stagione nata subito storta. È successo tutto quando è scoccata l’ora di gioco, la Roma ha preso le misure ai campioni d’Italia e un corner può lasciar spazio al sogno magari di una deviazione vincente, invece Sommer ha anticipato tutti  e col pugno ha rinviato il pallone fin sopra la trequarti, dove Zalewski avrebbe potuto far scorrere il pallone per confidare poi sulla superiorità numerica garantita dalla presenza di Angeliño dietro di lui, invece ha provato a stoppare il pallone al volo, ma il gesto tecnico non gli è riuscito bene e Frattesi (entrato dopo 12 minuti per l’infortunio di Calhanoglu) gli ha soffiato il pallone probabilmente toccandogli anche la punta del piede (in maniera insufficiente a determinare il fischio dell’arbitro), ed è partito in una corsa sfrenata verso l’area, mentre Angeliño provava a temporeggiare scappando all’indietro e Dybala s’impegnava per arginare l’avanzata di Dimarco: sullo sviluppo sono rientrati anche Pellegrini e Celik, e sul cross verso Lautaro proprio il turco è riuscito ad intervenire, stoppando però il pallone proprio in direzione dell’argentino che da dentro l’area ha potuto stoccare a modo suo, aiutato nella traiettoria vincente anche dal lieve tocco proprio di Dybala di schiena. Un po’ di approssimazione, un po’ di sfortuna, un po’ di disattenzione. E l’Inter è scappata. 

Juric se l’è giocata a modo suo, perché questa ormai è la forma tattica della sua Roma e di conseguenza fisica, atletica e, se ci passate il termine, animistica. Corrono, lottano, pressano, ma la differenza con le big è ancora significativa. Il tecnico croato per affrontare l’Inter non disdegna il 4231. Qualcosa ci avevano mostrato le due partite del Torino dello scorso anno con l’Inter e difatti all’inizio la Roma ha avuto quella forma, con Angeliño più terzino di una linea a 4 che terzo centrale ad occuparsi di Darmian, Mancini e Ndicka a prendere Lautaro e Thuram, con Celik sulle tracce di Dimarco, e di conseguenza con i naturali accoppiamenti di Koné e Cristante con Mkhitaryan e Barella, Pellegrini trequartista centrale e dunque orientato su Calhanoglu, e ai suoi fianchi da una parte Dybala e dall’altra Zalewski, con Dovbyk centrale francobollato da Acerbi. In fase di possesso dunque la Roma si è trovata a gestire buone porzioni di campo per la tendenza sempre inveterata della squadra nerazzurra di difendere con cautela. In non possesso però nel primo quarto d’ora, casualmente coinciso peraltro con il periodo di sciopero del tifo della Curva Sud (significativo lo striscione innalzato nel deserto del settore vuoto: “15 minuti di assenza perché siamo schifati da questa dirigenza”), la Roma ha avuto diverse difficoltà per via soprattutto dello sbilanciamento dovuto alle pressioni così alte, con vistose zone di prato lasciate senza guardiani e dunque a disposizione delle inevitabili scorribande avversarie, con la qualità che i giocatori sanno garantire allo spartito disegnato da Inzaghi. Se la prima occasione è stata per Pellegrini, che si è liberato sul destro ma ha tirato altissimo dopo neanche due minuti, poi l’Inter è sembrata prendere confidenza con le geometrie imposte inizialmente da Juric. Così bastava un semplice errore per creare importanti occasioni, tipo al 6’, con un disimpegno stranamente impreciso di Angeliño a favorire una rapidissima transizione culminata con un destro di Thuram contenuto da Svilar. E sul corner successivo uno schema ben realizzato ha portato Mkhitaryan alla conclusione sottoporta, neutralizzata prima dal portiere serbo e poi comunque dalla bandierina alzata dell’assistente di Massa. La Roma ha trovato poi spazio per un’incursione con un bel tiro di Pellegrini da posizione decentrata sfuggito dalle mani a Sommer e finito sul palo.

Al 12’ Inzaghi ha perso Calhanoglu, sostituito nel ruolo da Barella e sul campo da Frattesi e subito dopo l’Inter ha trovato un altro buco da riempire, con Sommer che ha servito di piede basso Bastoni, con la palla arrivata poi a Lautaro che di prima ha mandato a campo aperto Thuram, col solo Ndicka da saltare, impresa che peraltro non è riuscita e sulla ribattuta Mkhitaryan ha preso la parte alta della traversa. L’allarme ha indotto Juric a cambiare subito qualcosa, scalando diversamente le marcature: Cristante è salito su Pavard consentendo dunque a Zalewski di abbassarsi su Darmian e di conseguenza ad Angeliño di occuparsi di Frattesi in mezzo al campo, facendo tornare la Roma sulla forma del 3421 (un po’ come era successo col Venezia, quando il difensore spagnolo era stato delegato ad occuparsi di Ellertsson). Così molti giocatori hanno ridotto il loro spazio di corsa e l’Inter ha goduto di spazi minori. Tranne che per Dybala, delegato alla marcatura di Bastoni e mai supportato nelle scalature dai compagni di zona, tipo Koné che infatti è stato bonariamente “rimproverato” anche pubblicamente da Inzaghi e ha finito la sua partita anzitempo, al 52’. Al 27’ anche Acerbi ha alzato bandiera bianca: dentro De Vrij, ma soprattutto due slot già impegnati per Inzaghi che da quel momento ha proseguito la sfida sapendo di avere un solo altro momento per cambiare giocatori. Riequilibrata tatticamente, la Roma ha trovato inattesi spazi offensivi: al 29’ Angeliño ha invitato Dybala al tiro, l’argentino con una finta ha ingannato Bastoni e De Vrij, ma poi la palla gli è rimasta sotto e non è riuscito a concludere in porta. Thuram al 31’ si è buttato in uno spazio invitante ma Ndicka e Cristante lo hanno fermato a sandwich, ma di spalla e regolarmente. Al 41’ l’occasione è capitata a Pellegrini, ma il destro è stato respinto da Sommer.

La ripresa è ricominciata senza cambi e con due gialli: Barella per  proteste (su fallo netto di Bastoni, risparmiato del giallo) e Cristante per gioco scorretto su Thuram. Poi una palla persa malamente da Koné ha indotto Juric a chiamare il cambio immediato con Pisilli: decisione strana e forse prematura. Forse tatticamente il francese non sarà ancora perfettamente calibrato nei meccanismi tattici del tecnico, ma per stazza e dinamismo rinunciare a lui in una gara così è apparso un errore. Magari è stato solo un caso, ma l’episodio successivo in cronaca è il già descritto gol del vantaggio nerazzurro. Due minuti dopo, peraltro, proprio Pisilli è stato ammonito per una vistosa trattenuta su Frattesi dopo un’altra ripartenza interista. Lo svantaggio da colmare è sembrata una montagna da scalare, mentre qualche disattenzione in più determinata dall’inevitabile calo di motivazione poteva costar caro: al 20’ Thuram ha scavalcato pure Svilar, ma Celik è stato bravissimo a salvare su Dimarco. Al 24’ una punizione laterale calciata forte da Pellegrini e respinta dalla difesa ha favorito il tap-in di Dybala, che Bastoni ha deviato fortunosamente oltre la traversa, per la stizza dei tanti romanisti presenti (64119 il dato finale, secondo stagionale dopo i 67517 con l’Empoli, altra sconfitta casalinga). Poi Inzaghi si è giocato ovviamente tutti insieme tre cambi (dentro Bisseck, Dumfries e Correa per Bastoni, Darmian e Lautaro), mentre Juric ha inserito Baldanzi per Zalewski, riportando la Roma al 4231 con Pellegrini esterno di sinistra, Dybala centrale e l’empolese a destra. Il tempo di un altro miracolo di Svilar su Dumfries e sono arrivati gli ultimi tre cambi, a consolidare il quadro tattico, con Soulé al posto dello stremato Dybala, Le Fée per Cristante e Hermoso per Angeliño. La Roma ha provato a dare il tutto per tutto, prestando il fianco alle pericolose ripartenze avversarie, con Svilar ancora protagonista su Dumfries e Barella a sprecare alto un destro facile. Come Soulé, all’ultimo minuto di recupero. Peccato.

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