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Sabatini: "Totti non ha la cultura che serve, ma merita di lavorare alla Roma"

Parla l'ex dirigente giallorosso: "Francesco non ha mai potuto ragionare con il 'noi'. Ma credo che abbia capacità e sensibilità di giudizio"

PUBBLICATO DA La Redazione
19 Ottobre 2024 - 09:41

Walter Sabatini, ex dirigente della Roma, ha rilasciato un intervista al Corriere della Sera in cui ha parlato di Totti, dei Friedkin e di qualche retroscena sulla sua esperienza in giallorosso. Di seguito una parte delle sue dichiarazioni.

Se pensa a un rientro pensa alla Roma?

“No, non credo di meritarla più. Ho tenuto sempre la squadra a livello di grande competitività in un momento storico delicato. Ma oggi la Roma ha bisogno di una macchina perfetta, una Ferrari, io sono una Due Cavalli tutta bozzata“.

In Totti ha visto più solitudine o egoismo?

“In lui non poteva non esserci egoismo perché la vita lo ha condotto su quel sentiero e ce lo ha lasciato. E lui non ha avuto la forza intellettuale di liberarsi da una certa condizione. Non è mai riuscito a ragionare con il 'noi', ma sempre con l’io. La verità è che non gli hanno permesso di vivere: già a 17 anni non poteva uscire di casa. É sempre stato il Capitano, l’Intoccabile. L’isteria che ho visto verso di lui è irriferibile e lui l’ha pagata con la solitudine. Ancora oggi è un ragazzo solo, tant’è che le cose che ha cercato di fare non è riuscito a farle”

Quando lei dice che Totti deve rientrare nel calcio lo dice con convinzione?

“Sì, perché sono certo che abbia sensibilità e capacità di giudizio. Non gli posso riconoscere la cultura che serve per vivere nel branco, però penso che meriti di essere un dirigente della Roma, con un taglio tecnico, non amministrativo. E non quello che fa Ibrahimovic al Milan, che è una cosa troppo generica. Gli devono dare un ruolo di responsabile del comparto sportivo: i mestieri si imparano. Però questi americani della Roma sono dei cialtroni, gente che non ha capito la città e il senso del possesso che ha la gente verso la squadra: una tifoseria come quella della Roma la devi conoscere, non puoi fingere che non esista, perché il Romanismo è un sentimento troppo potente, è una malattia“.

Momenti assurdi con i suoi calciatori?

"Tanti. Ho preso una persona per recuperarne un paio alle 3 del mattino in giro per Roma: alle 11 del mattino dopo, a Trigoria, lui doveva intercettarli, portarli in uno spogliatoio a parte, fargli fare una doccia e bere un caffè. Capitava sempre con Maicon e Nainggolan, forse il centrocampista più forte che ho avuto, però testa di c...o notevole: aveva l'obbligo di chiamarmi all'una di notte, ma mi prendeva in giro alla grande. Però non ha mai saltato un allenamento o una partita".

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