AS Roma

Contro l'Inter con il 4231 o con il 3421? Una formazione mette tutti d'accordo

Con Angeliño terzo centrale, Juric può passare da un sistema all'altro con pochi aggiustamenti tattici. I precedenti con il Torino

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
18 Ottobre 2024 - 10:46

Nell'affascinante dibattito tattico che precede Roma-Inter paradossalmente può essere meno complicato indovinare i nomi degli 11 giocatori che scenderanno in campo piuttosto che il sistema di gioco su cui punterà Ivan Juric. È la natura filosofica stessa alla base delle convinzioni del tecnico croato, cresciuto alla scuola teorica e pratica di Gian Piero Gasperini, ad indicare la strada su cui la sfida si può incamminare. In casa dei Gasperiniani si ragiona essenzialmente sull'avversario. La prima preoccupazione è come accoppiare i propri uomini sui 10 giocatori che ci si trova di fronte. È uno scacchiere che si compone sui duelli individuali, a cominciare dai dirimpettai dei difensori, a scendere sui centrocampisti, per finire, solo in ultima analisi, sugli attaccanti. È un ossimoro comprensibilissimo: è il ragionamento più difensivo che ci sia e, al contempo, quello capace di esprimere il calcio più offensivo pensabile. Sono poche, infatti, le squadre al mondo capaci di pressare alto come fanno gli adepti di Gasperini. E quando pressi alto il tuo baricentro si sposta in avanti in maniera significativa.

La pressione sul portiere

Perché nel calcio di Juric non si deve concedere spazio per una giocata a nessun giocatore avversario, risparmiando, a volte, solo il portiere. A dir la verità, la perfezione assoluta è quando l'attaccante - che sta in pressione sul difensore che scarica verso il portiere avversario - allunga poi la sua corsa fin dentro la porta nemica: in una clip diffusa dalla Roma in settimana, per esempio, si è sentito distintamente l'allenatore invitare Zalewski a proseguire la sua pressione proprio sul portiere; in quel caso l'accortezza è quella di togliere la linea di passaggio che riporterebbe al difensore autore del passaggio. Partendo da questo assunto, insomma, appare spiegabilissimo il motivo per cui lo scorso anno per affrontare l'Inter col Torino Juric abbia cambiato il suo sistema di gioco schierando la difesa a quattro. Logico: l'Inter è la squadra che tiene più alti i suoi esterni offensivi mandandoli spesso ad affiancare i due attaccanti sull'ultima linea. Per contenerli, senza stravolgere troppo il raggio di azione di qualcun altro, l'ideale è dunque attaccare alle loro costole quattro difensori puri, ed ecco che non serve infilarne in formazione un quinto. Paradosso dei paradossi: per affrontare la squadra più forte d'Italia, e anche la più offensiva, si toglie un difensore. È il fascino del contro-gioco.

Più alti con i più forti

Può succedere lo stesso con la Roma domenica? E qui torniamo all'altro paradosso. Perché con un tipo di formazione si potrebbe indifferentemente passare da un sistema 4231, l'ideale per gli accoppiamenti del 352 di Inzaghi, ad un più cauto 352 che però non sarebbe di pura contrapposizione individuale, ma prevederebbe, come a volte capita nei meccanismi di Juric, sincronizzate scalature per consentire a chi gioca in difesa di avere qualche vantaggio anche numerico nella contrapposizione con gli avversari. Sembra complicato, in teoria, ma poi nell'applicazione pratica diventa semplicissimo. Vediamo come: Mancini e Ndicka sono sicuri del loro posto, il terzo difensore (ma anche potenziale quarto della linea difensiva) potrebbe essere Angeliño, il regista spagnolo di piede sinistro tanto elogiato da Juric nelle scorse settimane. Con lui e Celik si potrebbe comporre l'ideale linea di quattro difensori da contrapporre a Dimarco, Lautaro, Thuram e Darmian. A centrocampo Koné e Cristante sarebbero i dirimpettai di Barella (o Frattesi) e Mkhitaryan, Pellegrini potrebbe così ritrovarsi sulle tracce di Calhanoglu e Zalewski, Dovbyk e Dybala sarebbero i guardiani rispettivamente di Pavard, Acerbi e Bastoni. Certo, da accorto stratega l'allenatore croato dovrebbe garantire qualche meccanismo di copertura per evitare che Dybala sia costretto a ridiscendere il campo all'indietro per seguire Bastoni nelle sue non infrequenti escursioni nella metà campo avversaria. L'Inter può sorprendere con qualche inserimento da dietro, ma non attacca certo con nove uomini, qualcuno resta sempre in copertura, e allora con un po' di accortezza si può studiare un meccanismo per impedire a Paulino di affaticarsi troppo.

Non cambiano gli uomini, può cambiare il sistema

Gli stessi uomini appena citati, del resto, potrebbero in ogni caso consentire all'allenatore di restare sul sistema di gioco preferito, abbassando Angeliño tra i centrali di difesa, allargando in fascia Zalewski sulla linea di Celik e sistemando Dybala e Pellegrini sulla trequarti alle spalle dell'attaccante ucraino. Il ruolo chiave in questo senso sarebbe quello di Zalewski, l'esterno polacco toccato dalla grazia e rientrato dall'ultima trasferta della nazionale con elogi persino esagerati, tanto da scomodare insostenibili paragoni con fuoriclasse assoluti del calcio mondiale. A lui toccherebbe il compito di adattarsi a volte a coprire le scorribande in fascia, altre ad assorbire le incursioni offensive di uno dei tre della difesa. Solo una volta, finora, Juric ha affrontato un 352, ma era quello basso e chiuso del Venezia che, non a caso, ha dato tanti grattacapi ai giocatori della Roma quel giorno. Per non cambiare il suo sistema, infatti, Juric ha fatto salire il terzo centrale, Angeliño, sulle tracce della mezzala avversaria, Ellertsson, regalando degli spazi a sinistra del proprio fronte difensivo nei quali nel primo tempo gli uomini di Di Francesco hanno scorrazzato. Nel secondo tempo la Roma ha aggiustato le cose sistemandosi sul 4231. Solo un caso?

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