La Roma riparte tra i fischi
Gara senza storia e prima vittoria dell’anno. Ma il protagonista è il convitato di pietra, Daniele De Rossi
Nel silenzio dei primi 30 minuti, tra i fischi dei restanti 60 e nel mare di striscioni e di cori dedicati a Daniele De Rossi, il vero convitato di pietra di questo assurdo primo pomeriggio senza di lui, la Roma si è rimessa in cammino battendo nettamente una delle sorprese di queste prime giornate di campionato, l’Udinese del tedesco di origini slave (miste) Runjaic. 3-0 il risultato finale, con le reti perfettamente distribuite più o meno ogni venti minuti, con la prima arrivata già al 19’ con Dovbyk (secondo sigillo consecutivo), la seconda su rigore guadagnato e trasformato da Dybala al 4’ del secondo tempo e la terza messa a segno da Baldanzi, la sua prima rete in giallorosso, al 25’ della ripresa. Poi è stata pura gestione, utile per rifinire le questioni tattiche in ossequio alle nuove esigenze di Ivan Juric, neo allenatore della Roma, un primo accenno di pressione alta a tutto campo, duelli individuali già ben congenati e sincronizzati, all’interno dei quali hanno spiccato le figure dei più applicati, da Ndicka ad Angeliño, da Pisilli a Dovbyk, passando per Dybala e Baldanzi.
Eppure giocare in questa atmosfera non era facile, ma la Roma lo ha fatto sin dall’inizio, piantando le tende nella metà campo avversaria con un palleggio inesausto e neanche messo in discussione da un’Udinese piuttosto arrendevole. Runjaic si era messo a specchio, con un 3421 negli intendimenti del quale Thauvin e Brenner alle spalle di Lucca avrebbero dovuto garantire qualche preoccupazione ai padroni di casa, e invece per tutto il primo tempo la palla non l’hanno quasi mai vista e se non fosse stato per un paio di incertezze di Svilar (una smanacciata su un cross lungo da sinistra dopo 16 minuti e un possesso palla messo a rischio da una pressione riuscita ad Ezibuhe) l’Udinese non avrebbe lasciato traccia negli appunti alla voce azioni offensive. Ma poi la parata del portiere serbo nella ripresa varrà il gran voto che gli abbiamo riconosciuto: un volo plastico a deviare un bolide di Thauvin che avrebbe riaperto la partita, essendo il risultato ancora sul 2-0. Ottima la prestazione della Roma, con lo schieramento a sorpresa della coppia di centrocampisti Cristante-Pisilli, con esclusione a sorpresa di Koné («deve ancora capire certi meccanismi», ha chiosato Juric prima della partita), con Dybala e Pellegrini alle spalle di Dovbyk, con Celik ed El Shaarawy in fascia e i tre centrali Mancini, Ndicka e Angeliño, il nuovo Rodriguez (come lo svizzero, da ex esterno di qualità può essere riciclato terzo centrale). Grande curiosità c’era alla vigilia per capire quanto il tecnico croato avrebbe preteso dai suoi giocatori quelle marcature personalizzate a tutto campo tipiche del suo gioco gasperiniano e per buona parte già interpretate a dovere dai giallorossi, curiosamente per la prima volta della stagione in maglia blu (e tenuta addirittura bianca e viola per l’Udinese). Con la superiore qualità tecnica, la Roma da un atteggiamento così aggressivo può trarre solo vantaggi, a patto ovviamente di ridurre costantemente i metri a disposizione di ogni avversario e lungo tutta la partita. Quando ad esempio nella ripresa il ritmo delle pressioni è leggermente calato, l’Udinese ha trovato all’improvviso spazi generosi nei quali gettarsi e nella più evidente di quelle occasioni Svilar ha salvato il risultato, mentre in panchina il tecnico croato aveva già cominciato a smoccolare.
Dal punto di vista statistico è stata comunque la migliore Roma della stagione, con tre gol (a zero), tanti tiri in porta (8), possesso del 62% (con punte del 75), 1,96 xg a 0,66 e quasi tutto il tempo in totale controllo. Dire che abbia inciso in maniera significativa la gestione Juric sarebbe esagerato, negare in ogni caso la serietà con cui il nuovo allenatore si è calato nel ruolo sarebbe ingeneroso. Il controgioco alla base della sua filosofia non è sempre garanzia di spettacolo, spesso le partite puntellate da duelli individuali vanno in stallo e non decollano e la rinuncia quasi sistematica alla costruzione dal basso (un paio di volte si è visto Juric invitare genericamente Svilar al rinvio lungo) non permette di immaginare sviluppi estetici di primissimo livello. Ma quel che contava ieri era il risultato, ed è arrivato. A costruirlo hanno provveduto gli elementi più offensivi, Dovbyk, Dybala e Baldanzi, assistiti da una squadra che ha spostato il suo baricentro nella metà campo avversaria. Ha cominciato l’ucraino al 19’, alla seconda occasione della serata dopo un bel sinistro velenoso che aveva già costretto Okoye all’intervento chirurgico: ma quando El Shaarawy gli ha regalato un bell’assist in profondità sulla sinistra, ha sferrato un diagonale precisissimo che s’è spento proprio all’angolino opposto. E poco dopo avrebbe potuto far doppietta, sfruttando un regalo di Kabasele. Al 35’ ci ha provato Celik (bel destro al volo fuori, ma l’azione era ferma per fuorigioco), al 37’ Pellegrini (alto), al 41’ Dubala (alto), al 45’ El Shaarawy (parato). Dietro Ndicka ha annullato Lucca e l’Udinese si è vista solo quando Svilar ha smanacciato male un cross da sinistra.
Ad inizio ripresa Runjaic ha mandato subito in campo Davis al posto di Lucca, ma non è cambiato il rendimento di Ndicka, sempre perfetto. Al 3’ l’episodio che ha definitivamente cambiato la partita: nello sviluppo offensivo, Dovbyk ha cercato Dybala con il tacco, ma la finezza non gli è riuscita, la palla è schizzata verso la bandierina ed Ekkelenkamp ha provato a proteggerne l’uscita sul fondo, invece Artem è stato bravo a mantenerla in campo e a rimetterla in area per Dybala che ha dribblato Bijol costringendolo all’intervento falloso. Rigore che ovviamente Paulino ha trasformato a modo suo, calciandolo imparabilmente quasi all’incrocio dei pali. Con la partita definitivamente indirizzata la Roma ha giocato sul velluto, e già al 6’ Cristante ha sfiorato il terzo gol, ma poi ha mollato un po’ la presa e l’Udinese, anche per via dei cambi (Lovric e Zemura per Ekkelenkamp e Kamara) ha asfiorato il gol che avrebbe riaperto la partita. Juric ha messo Paredes al posto di Pisilli, poi Baldanzi per Pellegrini ed è arrivato il tris, con una bella diagonale del talento empolese, scambio rapido con Dovbyk, e palla attenuata opportunamente per la stoccata finale. Poi è stata accademia, con gli ultimi inserimenti (Koné, Hermoso e Soulé) fino al triplice fischio, con il saluto della squadra alla curva che si è spento nella contestazione finale: «Tifiamo solo la maglia».
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