I 18 mesi di Lina Souloukou alla Roma tra accordi e disaccordi
Dall'operazione con Riyadh Season passando per lo Spending Review e le questioni legate allo stadio, fino alle scelte tecniche che hanno creato contestazioni nell'ambiente
Solo poche ore fa è arrivata come un fulmine a "cielo non sereno" la notizia delle dimissioni della Ceo della Roma Lina Souloukou, dopo la burrasca che ha travolto tutto l'ambiente giallorosso a pochi giorni dall'esonero di Daniele De Rossi, esattamente nella mattinata del 18 settembre mentre il tecnico si trovava sul campo di Trigoria per preparare la seduta di allenamento. Ma la storia della Souloukou alla Roma è iniziata il 18 aprile del 2023 (giorno dell'annuncio ufficiale sul sito del club) nel pieno dell'era Mourinho: 18 mesi da ruolo di Amministratore Delegato e braccio destro dei Friedkin.
Un anno e mezzo molto intenso tra accordi di natura commerciale e disaccordi legati soprattutto alle decisioni prese nella sfera tecnica che hanno fatto discutere e che hanno suscitato scalpore e stupore nell'ambiente. Arrivata nella Capitale dopo l'esperienza da General Manager all'Olympiacos, la greca è stata ingaggiata dai Friedkin per seguire alcune questioni importanti, come quella dello stadio a Pietralata, e per risolvere i problemi di natura economica: partendo dal mantenere sotto controllo il costo della rosa e il bilancio dopo la firma del Settlment Agreement con la Uefa e dal puntare alla sostenibilità finanziaria. Souloukou aveva il compito di effettuare uno "Spending Review", con un netto taglio di stipendi, non solo nella sfera tecnica (legato ai vari ingaggi troppo elevati di alcuni elementi della rosa) ma anche nel parco dipendenti con tagli ingenti che hanno sorpreso gran parte dei dipendenti della Roma.
Nell'ottobre del 2023 la Roma ha annunciato di aver trovato un accordo con Riyadh Season (che ha portato 25 milioni complessivi nelle casse giallorosse) come nuovo main sponsor: è stata la prima pietra poggiata da Lina Souloukou nel rapporto che in questi mesi si è creato con l'Arabia Saudita e con la Saudi Pro League. Il 24 gennaio del 2024 la Roma è volata a Riad per disputare l'amichevole contro l'Al-Shabab all'Al-Awwal Park e questa partita è rientrata nel calendario degli eventi di intrattenimento della Riyadh Season. Ma il rapporto non si è fermato esclusivamente ad alcuni accordi di natura commerciale: anche durante la sessione estiva di calciomercato la Roma non ha interrotto i rapporti con l'Arabia Saudita. Solo poche settimane fa Paulo Dybala è stato ad un passo dal firmare un triennale da 70 milioni con l'Al Shabab fino al ripensamento delle parti all'ultimo minuto, mentre è andata a buon fine l'operazione che ha portato Saud Abdulhamid dall'Al-Hilal a vestire la maglia giallorossa, diventando il primo saudita a giocare nella Capitale. Accordi commerciali di natura economica che hanno anche invaso la sfera tecnica e di campo.
Oltre alle vicende finanziarie e ai vari accordi commerciali stipulati, l'ex Ceo della Roma si è occupata anche delle questioni relative al progetto dello stadio a Pietralata, seguendo attentamente tutti i vari step che sono stati affrontati in questi mesi: dal dossier di Nomisma, passando per l'approvazione della relazione del dibattito pubblico e per la presentazione del rendering con immagini, fino allo sgombero anticipato di agosto nell'area di Pietralata in cui sorgerà il nuovo stadio.
Le decisioni prese sulla sfera tecnica sono quelle che in questi messi hanno fatto sorgere molti dubbi sulla sua figura, ma soprattutto disaccordi nell'ambiente. Arrivata nella Capitale con José Mourinho come allenatore della Roma, Lina Souloukou ha preso parte ad alcune scelte che oggi si rivelano irreversibili e che sono risultate decisive soprattutto per il termine anticipato della sua esperienza. Con il tecnico portoghese non ha mai avuto una grande sintonia; un rapporto che si è rotto ulteriormente dopo la finale di Budapest in cui Mourinho ha chiesto a più riprese una figura in grado di mettersi sotto i riflettori per prendere le difese della squadra e per fare chiarezza su alcune tematiche delicate oltre alle varie incomprensioni sul mercato. Questa responsabilità è sempre ricaduta su José che in alcuni casi si è fatto scappare qualche dichiarazione di troppo che non è piaciuta tra le mura di Trigoria. Nel gennaio del 2024, poi, l'esonero. Anche con Tiago Pinto (ex General Manager giallorosso) i rapporti erano ormai franati e anche in questo caso la separazione era l'unica possibilità a disposizione: così il portoghese ha scelto di lasciare la Capitale.
Con una piazza sorpresa e amareggiata, la scelta societaria è ricaduta su Daniele De Rossi, a cui è stato offerto un contratto fino al 30 giugno del 2024, a dimostrazione di come i reali obiettivi per la panchina fossero altri e che forse il tecnico di Ostia non ha mai avuto la piena fiducia della società. I risultati però sono stati positivi e nonostante a Trigoria aleggiasse l'idea Palladino come allenatore (supportato da Modesto come ds), la scelta è ricaduta sulla permanenza di De Rossi e su Florent Ghisolfi come nuovo direttore sportivo. La linea progettuale sembrava delineata: palla a DDR e a Ghisolfi per costruire la Roma del futuro. Un progetto durato solo pochi mesi anche a causa della confusione e delle strategie saltate durante il calciomercato e che hanno costretto tutti a mettere delle toppe. Nelle prime 4 partite di campionato la Roma ha ottenuto 3 punti, ma il tecnico di Ostia ha avuto modo di iniziare a lavorare solo il 13 settembre con la rosa al completo, osservazione mai presa in considerazione durante la fase di riflessione su De Rossi, che il 18 settembre è stato sollevato dall'incarico di tecnico della Roma. Una scelta che ha scosso la piazza, portando i tifosi a contestare prima fuori Trigoria e infine all'Olimpico. Una scelta che ha contribuito non poco alle dimissioni della Souloukou. La scelta del sostituto è ricaduta su Ivan Juric assistito di Giuseppe Riso (procuratore anche di Palladino, Cristante, Baldanzi e Mancini), figura presente a più riprese tra le mura di Trigoria come uomo chiave legato a molte operazioni di mercato.
Ora la confusione regna sovrana con il ruolo di Ceo lasciato vacante e che va riempito il prima possibile per ricompattare i vari settori della società. E, soprattutto, per continuare a cercare di raggiungere gli obiettivi prefissati a inizio stagione; uno su tutti la qualificazione alla prossima edizione della Champions League. I Friedkin avranno tanto lavoro da svolgere, ma ora il tempo a disposizione è poco... Se non pari a zero. Ma urge individuare un nuovo profilo in grado di ricoprire il ruolo di Amministratore Delegato della Roma.
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