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A De Rossi oggi manca una cosa di Conte: Lele Oriali

Chi usa i risultati di queste prime quattro giornate per spiegare le differenze tra gli allenatori di Roma e Napoli è in malafede o non ha visto le partite

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
17 Settembre 2024 - 12:04

Che Antonio Conte sia un grande allenatore sono in pochi a metterlo in dubbio, che Daniele De Rossi non si possa ancora definire tale - allenando in Serie A da pochi mesi - è altrettanto incontrovertibile. Ma chi usa i risultati di queste prima quattro giornate per spiegarci la differenza che corre tra i due tecnici o è disinformato (e quindi non ha visto le partite del Napoli) o è in malafede. Dopo la prestazione di Verona, per cui l'allenatore si è sentito in dovere di chiedere addirittura scusa ai tifosi, il Napoli ha battuto il derelitto Bologna di queste prime giornate, poi ha affrontato il Parma subendo per gran parte della partita le iniziative degli avversari, salvo pareggiare e vincere nei minuti di recupero dopo l'espulsione del portiere del Parma a sostituzioni completate, sfruttando le inevitabili difficoltà accusate dal terzino Delprato messo a difendere la porta nel concitato finale. Dopodiché ha vinto largamente a Cagliari anche in questo caso dopo aver subito per un lungo tratto della partite la reazioni dei padroni di casa al fortunoso gol segnato ad inizio partita, prima di dilagare nel finale. Bravi i giocatori del Napoli, bravo lui a ottenere il massimo da un periodo di grandi precarietà, bravo soprattutto a farsi prendere - come conditio sine qua non - ad inizio stagione un dirigente filtro come Lele Oriali, che lo segue anche in panchina. Tra le cose che oggi si possono invidiare a Conte, forse l'unica che manca davvero a De Rossi (oltre ovviamente all'esperienza, ma questa non può mai essere una colpa) è proprio una figura come quella di Oriali per Conte. E se è una responsabilità non aver preteso un uomo alla Oriali nella dirigenza romanista allora questo gli si può rimproverare. Per il resto è tutto davvero troppo prematuro. Come scrive Il Romanista nella prima pagina di oggi L'amore dura tre anni. Almeno.

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