AS Roma

Due punti svaniti in un soffio

Primo tempo brillante e vantaggio di Dovbyk. Ripresa in difesa e beffa arrivata con De Winter al 96’

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
16 Settembre 2024 - 07:00

Quando a 40 secondi dalla fine del recupero Pellegrini è partito dritto per tenere l’ultimo pallone scottante della partita ed è stato steso da Sabelli - che gli è andato addosso senza alcun freno (travolgendolo con un pericolosissimo ginocchio contro ginocchio) - per una frazione di secondo ogni tifoso della Roma ha pensato che questa fondamentale vittoria con il Genoa fuori casa sarebbe stata davvero portata a casa e sarebbe stato tutto giusto così. Ma la giustizia non è di questo mondo, né di questo calcio, così il già pessimo Giua ha forse valutato vantaggio il successivo controllo di Angeliño (che un secondo dopo in difficoltà ha ovviamente perso anche quel possesso), così il Genoa ha avuto l’ultima palla del match, nei 40 secondi ritagliati sani sani dall’arbitro che ha prima permesso di verificare le condizioni di Pellegrini e poi riscodellato il pallone ai padroni di casa: da lì il cross di Vitinha, lo stacco di De Winter, il pareggio e la fine delle ostilità, per un 1-1 che sa di sconfitta, con De Rossi furioso per il rosso appena rimediato per proteste (ha sommato due gialli in cui aveva entrambe le volte straragione di protestare) e le nubi fosche che si sono addensate nuovamente sul cielo romanista. Perché il punticino di Genova si somma al punticino di Cagliari e a quello di Torino, e allo zero della sfida con l’Empoli (l’unica in casa finora), e la classifica resta asfittica. Peccato, davvero, ma la Roma deve anche riflettere sul secondo tempo così remissivo dopo un primo tanto esaltante, con il 352 tutto nuovo e il primo gol in serie A di Artem Dovbyk, ariete ucraino che ieri ha fatto vedere parte del suo ancora inespresso potenziale offensivo. E in più da valutare c’è la pessima gestione dell’azione del gol del pari, con la superiorità numerica in area (6 contro 5) e la precarietà del salto del claudicante Ndicka che avrebbe dovuto lasciare il campo prima, ma non ha chiesto il cambio con chiarezza e quindi De Rossi ha concentrato su altri la sua cura. Inutile insomma guardare oggi la classifica e le tredici squadre che precedono la Roma, fa male al cuore e alimenta questo senso d’ingiustizia che ci ha mandato di traverso il pranzo di ieri. E si rischia di non valutare bene tutte le cose positive che ci sono state.


Peccato davvero, perché nel primo tempo la Roma aveva progressivamente conquistato porzioni di campo in virtù di un’autorevolezza tecnica e tattica che aveva spaventato il Genoa di Gilardino (un’ottima squadra sul serio), e mandato un segnale chiarissimo sul valore aggiunto dai nuovi acquisti. Nuovo era stato anche il sistema di gioco, un 352 con Angeliño terzo centrale affiancato a Mancini e Ndicka, due ali al posto degli esterni di fascia (Saelemaekers a sinistra ed El Shaarawy a destra), Cristante in regia con gli impulsi in mediana di Koné e Pisilli, e davanti Dybala con Dovbyk: lo schieramento ideale per l’argentino, con inevitabile panchina per Soulé, nell’occasione peraltro al fianco tra gli altri di Paredes, Pellegrini, Hummels, Hermoso e Baldanzi, ricchezza che De Rossi ha voluto per tutta l’estate. Di fronte il buon Genoa di Gilardino, schierato a specchio con Vogliacco, De Winter e Vasquez in difesa, Sabelli e Martin esterni (due terzini, appunto), centrocampo a tre con Thorsby, Badelj e Frendrup, e davanti Pinamonti ed Ekuban. Il primo squillo della Roma è stato al 12’, con una verticale di Pisilli, il tacco di Dovbyk per Dybala che ha anticipato De Winter che non trovando più il pallone ha colpito l’argentino con un colpo secco sul tallone: rigore netto che il Var avrebbe dovuto certificare. E invece nel dubbio della posizione irregolare di Paulo sul movimento ad aggirare l’avversario, è trascorso con eccessiva serenità il tempo del controllo al Var, e quando ci si è resi conto che in realtà Dybala non era in fuorigioco, Giua ha fatto battere il relativo corner, senza che nessuno gli chiedesse conto del sesquipedale errore. Sul corner peraltro Mancini ha avuto il pallone perfetto sulla testa, ma la sua incornata è stata intercettata da un avversario. Nonostante l’evidente ingiustizia e senza che il Genoa si rendesse mai pericoloso, la Roma è cresciuta minuto dopo minuto, fino a stazionare nella metà campo avversaria, costruendo trame sempre più incisive. Così al 23’ Ndicka ha mandato fuori un cross di Dybala, al 24’ Koné ha mandato alto una bella transizione, al 29’ El Shaarawy ha sprecato una buona possibilità da posizione molto defilata e subito dopo Dybala ha calciato alto, al 32’ lo stesso argentino ha servito di tacco Dovbyk su un piatto d’argento, ma l’ucraino ha sprecato il suggerimento tirando addosso a Gollini, al 34’ El Shaarawy ha addomesticato in corsa un gran lancio di Mancini e ha calciato sporco in porta, trovando la quasi casuale deviazione di mano di Gollini. Poi al 37’ il meritatissimo vantaggio: da sinistra Saelemaekers ha scaricato su Angeliño che ha crossato verso il secondo palo, in area El Shaarawy ha lasciato il tiro a Pisilli, sulla respinta di Gollini proprio Dovbyk ha calciato in porta realizzando il suo primo gol con la maglia della Roma. Gol e urlo strozzato da una segnalazione di fuorigioco che dopo 5’30” di verifica Var (!) si è dimostrata sbagliata. Esultanza differita e primo tempo chiuso alla grande, comprendendo nel mucchio anche un’altra occasione costruita da Pisilli per Koné, con destro respinto.


Ad inizio ripresa Gilardino ha giocato i suoi jolly, cambiando l’assetto con due linee di quattro giocatori alle spalle dei due confermati attaccanti, con il fosforo di Malinovskyi e Vitinha al posto della legna di Vogliacco e Thorsby, mentre De Rossi è dovuto intervenire per forza per rimediare ad un maledetto infortunio patito da Saelemaekers (brutta e molto dolorosa distorsione alla caviglia, la speranza è che non siano coinvolti i legamenti) per inserire Hermoso al debutto, allargando Angeliño in fascia. Prima di lasciare le quote di campo precedentemente conquistate, la Roma ha avuto all’8’ la palla del 2-0, su una bella punizione di Dybala uncinata da Dovbyk in area in girata volante, botta e prodezza che meritavano la rete e invece Gollini si è trovato sulla traiettoria e ha respinto. Brutto segnale che non è stato colto nella sua pericolosità. Perché a poco a poco la Roma ha cominciato a lavorare soprattutto col cronometro, confidando in una impermeabilità difensiva che però stava conoscendo qualche deroga. Per esempio al 9’ Ndicka ha perso un bruttissimo pallone e ha permesso ad Ekuban di calciare forte in diagonale da buona posizione. Al 10’ De Rossi ha rimediato il giallo per una doppia sacrosanta protesta, dopo che Giua ha prima ignorato una evidente cintura al collo subita da Dybala al limite dell’area del Genoa (e sarebbe stata una bella occasione per lui) e poi sulla ripartenza successiva un chiaro fallo a palla lontana di Ekuban su Angeliño. Al 13’ Pisilli ha sprecato una transizione quattro contro tre cercando lui la conclusione (sballata) invece di lasciarla a Dybala. E a poco a poco il Genoa ha preso fiducia, andando a spaventare Svilar con Pinamonti, con Ekuban, con Badelj, tutti tiri pericolosi respinti o sbagliati. De Rossi è corso ai ripari inserendo la qualità di Pellegrini e Baldanzi e la solidità di Celik, rinunciando a Pisilli, Dybala ed El Shaarawy, cambi atleticamente quasi obbligati. Altre ripartenze possibili della Roma sono state malamente sprecate (anche Koné ha ignorato Dovbyk per cercare gloria personale), mentre il Genoa aumentava la pressione (punizione di Malinovskyi salvata da Svilar, e tap-in respinto addirittura da Ekuban). Nel finale Shomurodov è entrato al posto dell’ucraino, ma non ha dato il contributo richiesto. Al 4’ di recupero dei 4 concessi De Rossi ha protestato per il mancato riconoscimento del fallo su Pellegrini e ha attraversato il campo correndo, tra i fischi di frustrazione degli avversari, pregustando però in cuor suo la festa negli spogliatoi. Negata pochi istanti dopo da De Winter che ha staccato in solitaria tra Ndicka ed Hermoso deviando in porta il calibrato cross di Vitinha, per l’1-1 finale, dolorosissimo epilogo di un pomeriggio davvero promettente.

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