AS Roma

L’importanza di chiamarsi “Mancio”

Resta il leader della retroguardia. Contro il Genoa esordì, al Ferraris supererà Ferraris IV

Gianluca Mancini sotto la Curva Sud al termine del derby vinto il 6 aprile 2024 grazie a una sua rete

Gianluca Mancini sotto la Curva Sud al termine del derby vinto il 6 aprile 2024 grazie a una sua rete (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Lorenzo Latini
12 Settembre 2024 - 07:00

Sicurezza, dalle parti di Trigoria, fa rima con Gianluca Mancini. Per lo meno da cinque anni a questa parte, da quando cioè il difensore centrale toscano (prelevato dall’Atalanta per circa 21 milioni di euro complessivi) è sbarcato nella Capitale. Esordì proprio contro il Genoa, prossimo avversario dei giallorossi: a differenza di oggi, allora si giocava all’Olimpico; era il 25 agosto 2019 e “Mancio” veniva mandato in campo da Paulo Fonseca al 66’ al posto di Juan Jesus. I giallorossi venivano fermati sul 3-3 dal Grifone, ma già dalla gara successiva (un derby terminato 1-1) Gianluca divenne titolare. 
C’è di nuovo il Genoa ora, 230 partite dopo: il centrale è diventato un leader in campo e negli spogliatoi, una pedina pressoché inamovibile e un idolo per i tifosi. Con 231 presenze complessive, ha agganciato una leggenda come Attilio Ferraris IV - il nostro primo Capitano - nella classifica all-time della Roma. E il caso vuole che proprio nello stadio che porta lo stesso nome del grande “Tilio”, Mancini lo supererà, puntando a un altro mostro sacro del romanismo: il “Fornaretto” Amedeo Amadei, trentunesimo calciatore più presente nella Roma con 234 gettoni. Nomi che sono autentici numi tutelari del romanismo: gente che ha scritto la storia di questo Club, dagli albori fino agli anni d’oro di Testaccio, giù fino al primo Scudetto. Il nostro numero 23 sarà di certo orgoglioso di sentire il suo nome accostato a quelli così illustri di Ferraris IV e Amadei; anche perché, col passare degli anni, è diventato - se non romano a tutti gli effetti - un romanista vero. Attualmente è l’ottavo difensore con più gare all’attivo: lo precedono Losi (455), Aldair (436), Santarini (431), Nela (397), Panucci (315), Candela (289) e Mexes (267). Leggende, appunto.

La buona competitività

Fin dal suo arrivo, Mancini è stato pressoché insostituibile: un po’ per il suo valore, ma anche per mancanza di alternative valide a lui e Smalling. Lo testimoniano i numeri: dal 2019 ad oggi, Gianluca ha disputato l’86% delle partite ufficiali totali (231 su 269); il più delle volte, quando non è sceso in campo, è stato per cause di forza maggiore (squalifiche o infortuni), quasi mai per scelta tecnica. E, se da un lato la continuità avuta lo ha aiutato a maturare calcisticamente, è pur vero che spesso l’ex Atalanta ha dovuto stringere i denti, giocando in condizioni fisiche tutt’altro che ottimali: nella passata stagione, per esempio, una pubalgia lo ha costretto a giocare senza allenarsi per qualche settimana. 
Le cose, auspicabilmente, sono destinate a cambiare quest’anno: salutati i colleghi di reparto Smalling, Llorente e Kumbulla, “Mancio” ora ha al suo fianco - oltre a Ndicka - due centrali di valore assoluto. Uno è Mario Hermoso, 29 anni, per anni titolare dell’Atletico Madrid; l’altro è Mats Hummels, che a breve spegnerà pure 36 candeline, ma che giusto qualche mese fa ha condotto il Borussia Dortmund in finale di Champions. Calciatori esperti e di respiro internazionale: con loro in rosa, finalmente, pensare a un Mancini in panchina di tanto in tanto non è una follia. Non a Marassi, però: salvo sorprese, il 23 sarà lì, a guidare la retroguardia come ha fatto tante altre volte in passato. Per rifiatare ci sarà tempo e modo più in là.

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