La forza delle notizie
La nostra filosofia: ogni informazione, quando viene verificata si può scrivere: ma con la Roma è necessario un certo garbo
Se chiudo gli occhi e mi cimento in uno sforzo mnemonico, cosa che quasi mai mi appassiona, e provo a riandare col pensiero a quell’estate di vent’anni fa, rivedo come in un film di Almodovar flussi di immagini colorate, con i vagiti di mia figlia Andrea mescolati alle prove colore di paginoni decisamente innovativi almeno secondo le prassi grafiche dell’editoria quotidiana di quegli anni. Rivedo una redazione pulsante di purissimi talenti alle prese con un cimento sconosciuto, tipo dar forza e voce ogni giorno a un progetto disperato, la fondazione dell’unico quotidiano al mondo dedicato ad una squadra di calcio, impresa che vent’anni dopo, nonostante diversi tentativi di imitazione, non è stata ancora pareggiata. Ripenso alle notti insonni per i pensieri della famiglia che cresceva abbinati all’incoscienza di un azzardo professionale quasi senza ritegno.
Dal primo giorno una convinzione: il nostro obiettivo è quello di dare le notizie senza indulgenze, sconti, omissioni. Ma con un’attenzione nei riguardi dell’oggetto della nostra passione che non vedevamo rappresentata nei giornali dell’epoca così come nelle testate di oggi. Non so se in tutti gli anni della sua vita Il Romanista ha mantenuto fede a quell’impegno, personalmente posso garantire solo nelle stagioni in cui ci sono stato, ma anche da lettore mi sono quasi sempre sentito rappresentato. Di sicuro, allora come oggi, nelle riunioni quotidiane in cui ci scambiamo informazioni per valutare il menu del giorno ci ripetiamo come un mantra ogni volta la stessa ricetta: noi siamo Il Romanista, raccontiamo questa cosa ma non dimentichiamo mai il rispetto per la Roma, intesa come sacra istituzione più che per gli uomini e le donne che più o meno degnamente la rappresentano.
I primi furono anni splendidi e travagliati e in questa speriamo contenuta ma comunque doverosa autocelebrazione abbiamo provato a raccontarveli tutti, soprattutto nella chiacchierata che Tonino ed io ci siamo fatti con Riccardo Luna, il fondatore, superando magari certe asperità che con il tempo si erano formate e che ormai ritenevamo cadute in prescrizione.
Ma se a distanza di tanti anni siamo ancora qui a parlare di noi, lo dobbiamo a tutti gli editori che nel tempo si sono susseguiti alla guida del giornale. In questa sede mi piace rappresentarne soprattutto tre, gli ultimi, almeno in ordine cronologico, da Iniziative Editoriali, che nel 2017 provvide a farlo riuscire dall’oblio nel quale era calato richiamando e convincendo il nucleo storico del giornale, ai 45 amici che nel periodo buio del Covid lo hanno rilevato per mantenerlo in vita fino almeno ad un approdo più stabile. Nei confronti di ciascuno di loro ho un personale debito di riconoscenza che non si estinguerà mai. Chiamammo la società Drd, acronimo di Daje Roma Daje, anche se in quel momento l’espressione che più lo rappresentava era forse Daje Romanista Daje. Tutti insieme lo traghettammo, quasi due anni fa, nelle sicure mani del Gruppo Radio Globo che lo guida ora, rappresentato dalla figura di Bruno Benvenuti. Ad oggi, il miglior editore possibile.
Salvata da ogni potenziale deriva e trascinata in acque più sicure, la barca Romanista veleggia ormai serena verso il ventennio successivo, sospinta dal vento dall’emittente radiofonica che ne ha ereditato il nome e ne incarna on air spirito e filosofia. Così oggi la numerosa redazione giornalistica produce contenuti per diversi mezzi di informazione, dalla radio al giornale, dalle news ai podcast, dal sito ai social network. Con una rigorosa impostazione giornalistica che conosce un’unica cautela: con la Roma ci vuole un certo garbo.
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