AS Roma

Serbatoio di idee: la grafica rivoluzionaria, le prime community e il web

Nel 2004 stupì il formato tabloid “pazzo”. La fan base e lo sbarco nella radiofonia

La prima pagina di un'edizione de Il Romanista

La prima pagina di un'edizione de Il Romanista

PUBBLICATO DA Gabriele Fasan
10 Settembre 2024 - 07:00

Per chi ci ha lavorato, ci lavora e ci lavorerà Il Romanista è una scelta di campo. E di vita. Una dichiarazione d’amore e di voto. Per questo, immaginando che chi legge condivida questa nettezza e sia rappresentato da questa esigenza identitaria, il quotidiano prima, il sito e i social poi e la radio ai giorni nostri, si sono sempre contraddistinti per scelte forti. Il quotidiano del 2004 uscì a sorpresa con un formato tabloid allungato che forse faceva impazzire tipografi, distributori e edicolanti ma anche e soprattutto, e in senso buono, i lettori. Per questo occorreva una grafica visionaria, che doveva emozionare già a distanza. Con “paginoni” dotati di immagini a figura intera, con scontornati senza l’ausilio dell’intelligenza artificiale, con i colori sociali in bella mostra nella titolazione (da sempre ricercata e riconosciuta come tra le più creative della stampa nazionale) e i “film” delle partite, i calciatori disegnati, i campetti sognati. 

In questi lunghi vent’anni sono stati apportati i normali restyiling del tempo ma senza mai tradire il senso originario e profondo di caratterizzarsi, visivamente prima e sostanzialmente poi. Con uno sguardo sempre attento ai cambiamenti del mondo. La pagina della community, basata sulla partecipazione, è stata un po’ la “nonna” dei social applicati al calcio. Il sito, tra i primissimi tematici sulla Roma, l’approdo su Facebook e gli altri una fan base tra le prime nel settore. Per poi approdare al mondo radiofonico, per un palinsesto solo parlato (perché la musica è l’amore) ma con un sound innovativo nel settore. Il Romanista è sempre stato al passo coi tempi, ha accompagnato la Roma e i suoi tifosi resistendo a intemperie, spezzandosi semmai ma senza piegarsi.

Siamo stati una passione e volendo una follia. Forse anche per questo in questi vent’anni Il Romanista è stato ciclicamente “studiato”, intervistato, presentato in varie tesi di laurea e professionali. Forse anche per questo, quando si è spezzato non l’ha fatto mai completamente e per questo ogni volta, con l’intuizione o la perseveranza di gruppi editoriali e di lavoro s’è rialzato. Perché Il Romanista, ben oltre le prospettive di carrierismo di chi ci lavora, ci ha lavorato e ci lavorerà, è una scelta di campo. Ma soprattutto di vita.

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