Meltin’ pot romanista tra Arabia e Australia
Nella finestra in cui la squadra di De Rossi è stata rivoluzionata, sono arrivati anche dei giocatori che hanno ampliato gli orizzonti giallorossi
«Tutte le strade portano a Roma» e, specialmente dall’ultima sessione di mercato, si potrebbe anche dire che quasi tutte portano alla Roma. Nella finestra in cui la squadra di De Rossi è stata rivoluzionata, sono arrivati anche dei giocatori che hanno ampliato gli orizzonti giallorossi e non solo, anche dell’intero campionato. L’esempio lampante di questa casistica è senza alcun dubbio Saud Abdulhamid: negli anni dell’esodo dei calciatori più o meno forti e giovani verso l’Arabia Saudita, in un movimento che sta provando a crescere rapidamente a forza di milioni e di ingaggi super, il terzino destro non è soltanto il primo del suo Paese a essere tesserato dal club giallorosso, bensì il primo della storia della Serie A. A Trigoria c’è un vero e proprio “Meltin’ Pot”, un insieme di culture e continenti tutti dentro la rosa a disposizione di DDR. Se dall’Asia sud-occidentale di Saud, ci si sposta un po’ verso destra sulla cartina si arriva all’Uzbekistan in Asia centrale, patria di Eldor Shomurodov, il secondo della storia del suo Paese a raggiungere la Serie A dal suo Paese dopo Zeytulaev nel 2004 e il primo e finora unico a trovare la via del gol con una squadra italiana.
Se i continenti rappresentati sono per la prima volta cinque, lo si deve a Mathew Ryan, primo australiano (Oceania) di sempre in maglia romanista (con Circati del Parma sono in due nel campionato 2024-25). Europa e America sono largamente rappresentate, mentre l’ivoriano Ndicka è il portabandiera dell’Africa nella Capitale. Tra le “prime volte”, impossibile dimenticare Dovbyk, da quest’estate il primo ucraino romanista di sempre.
© RIPRODUZIONE RISERVATA