Ragazzi fatti col pennello e l’anima neolatina
De Rossi potrà richiedere l’aiuto a chi, come lui, la Roma la conosce da sempre o chi, pur non essendo nato nella Capitale, ormai ce l’ha dentro
Quindici nazionalità diverse, un’unica volontà comune: il bene della Roma. Forse mai come quest’anno Trigoria si è riempita di culture, abitudini, lingue e storie differenti. Una ricchezza superiore anche all’aspetto tecnico, che rimane comunque primario ai fini calcistici. Una dote lasciata in mano ad un ragazzo, ormai uomo, che il mondo l’ha sempre amato e girato, finendo la sua carriera dall’altra parte del mondo: Daniele De Rossi. E chi meglio di lui, alla sua prima vera stagione da allenatore della Roma, può guidare questa squadra e raccontare la Roma a chi fin’ora forse in vita sua l’aveva vista soltanto da lontano
Un compito non semplice, con il tecnico di Ostia che però potrà richiedere l’aiuto a chi, come lui, la Roma la conosce da sempre o chi, pur non essendo nato nella Capitale, ormai ce l’ha dentro. In questo senso, in questo grande melting pot chiamato Trigoria, resiste un solido gruppo italiano con Pellegrini al comando. Bravo, nazionale e capitano, Lorenzo ha al suo fianco ormai da oltre cinque anni Mancini e Cristante, i due che indossano la fascia in sua assenza, oltre ad El Shaarawy che, come Pelle e Bryan, ha anche condiviso lo spogliatoio con il De Rossi giocatore. A loro quattro si aggiungono i giovani Pisilli - entrato al Bernardini per la prima volta a 8 anni - e Marin, nato a San Paolo ma con passaporto italiano.
Sei italiani, come sei sono i giocatori di lingua spagnola. A Dybala e Paredes, in estate, si è aggiunto il terzo argentino Soulé e tutti insieme ora giocano nella nazionale campione di tutto. A loro è molto legato, forse per questione di idioma, Angeliño e non faranno fatica ad integrarsi Hermoso e il giovane Sangaré.
© RIPRODUZIONE RISERVATA