AS Roma

Hermoso: "La Roma era quello che volevo"

Attendendo l'esordio con la squadra dopo la sosta, il centrale spagnolo ha rilasciato la sua prima intervista ai canali ufficiali del club giallorosso

Mario Hermoso

Mario Hermoso (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA La Redazione
03 Settembre 2024 - 13:11

Ieri è arrivata l'ufficialità. Mario Hermoso è ufficialmente un nuovo giocatore della Roma. Il centrale spagnolo, arrivato nella Capitale da svincolato, ha rilasciato un'intervista ai microfoni dei canali del club. Di seguito le dichiarazioni: 

"La verità è che è successo tutto rapidamente. Da quando si è presenta questa opportunità  e la Roma si è interessata a me e quindi da quando c'è stata la possibilità di far parte di questo grande club e di questa grande storia, ovviamente ho subito voluto ascoltare la proposta del club e valutare le mie sensazioni e il feedback da parte dell'allenatore e da parte della squadra. Volevo capire in che modo posso aiutare e rappresentare al meglio la Roma".

Cosa ti ha convinto di più?
"Per molti motivi. Si tratta di un grandissimo club con una grandissima storia. Ho percepito un sentimento di passione e di grande entusiasmo da parte di tutti i tifosi verso la squadra e il club. È simile a quello che ho vissuto all'Atletico, è come una grande famiglia all'interno della città, una città importantissima, magnifica e stupenda, come testimoniato dalla storia e dagli eventi. Ovviamente per me è stato un cambiamento di vita semplice, anche pensando alla vita che avevo a Madrid con la mia famiglia. Era quello che volevo a livello sportivo e a livello competitivo. Ho valutato che venire alla Roma sarebbe stato molto più semplice, visto che avrei continuato a giocare ad alto livello in un campionato molto importante e in una città come Roma".

Hai visto la Roma contro la Juventus, cosa ti è piaciuto di più?
“Il fatto che la squadra abbia lottato. L’aspetto più importante da considerare è che la squadra ci è andata vicina e che poteva vincere. Se non ricordo male, l’ultima occasione
di ieri è stata quella di Angeliño, che ha tirato da fuori area. Questo rispecchia un po’ la differenza che c’è tra vincere e perdere, perché costruendo delle buone azioni
si può andare più vicini a vincere. Ma mi è piaciuta anche la solidità difensiva vista ieri. La squadra ha lavorato molto bene, grazie anche ai vari cambi. Penso a giocatori importanti per la squadra, come Paulo, che sono entrati nel secondo tempo. Questo dice molto di quanto sia competitiva la squadra. Il livello è alto e daremo il massimo
per competere ai massimi livelli”.

Hai parlato di passione, De Rossi lo hai sentito, ci hai parlato, è una leggenda di questo club, un’idea precisa e temperamento latino. Sei contento di lavorare con lui?
“Ovviamente. Penso che ci troveremo bene. Come hai detto tu, lui da calciatore
è stato questo, ha rappresentato il cuore, la voglia di lottare, la capacità di mantenere
sempre accesa la fiamma. Come allenatore basta vederlo, con le sue esultanze passionali, il suo modo di vivere le partite e, soprattutto, le sue conoscenze. In definitiva, quello che vuole è costruire una squadra importante, una squadra solida. Io e gli altri nuovi arrivati, quelli che sono arrivati di recente, cercheremo di dare il massimo per continuare a far crescere la storia della Roma”.

Sei un difensore completo, hai grande esperienza, mancino, puoi giocare a 3, sei molto duttile. Come ti collochi? Che ambizioni hai?
“Ovviamente ho giocato molte partite in una difesa a tre, ma ciò non toglie che possa adattarmi a qualsiasi altro tipo di modulo o a qualsiasi posizione che il mister considera ideale per me o nella quale posso aiutare maggiormente la squadra. Ovviamente, alla fine quello che voglio, se penso a come vedo il gioco e a come posso aiutare la squadra, è cercare di fare il massimo, in modo che il resto della squadra, gli altri compagni, possano sfruttare al meglio il mio lavoro”.

In questi anni hai giocato quasi sempre, hai vinto tanto, cosa ti ha insegnato Simeone?
“Sì, ovviamente lui è una persona che è stata fondamentale per me e per la mia carriera sportiva. È una persona per cui ho una grandissima stima, e penso che anche lui mi stimi molto. Ovviamente ho sempre parlato molto con lui. Ho avuto qualche difficoltà ad adattarmi all’Atlético, allo stile di gioco di Simeone e al suo modo di vedere il calcio, ma poi ci sono riuscito partendo dal mio modo di vedere il calcio e cercando di mettere insieme questi due modi di pensare, cercando di trarre il massimo vantaggio
da entrambi i modi di pensare per contribuire alla crescita della squadra. Ovviamente, forse più da parte mia, c’è un sentimento di forte affetto che ci lega, visto tutto il tempo che abbiamo trascorso insieme. Mi ha fatto crescere come giocatore e come persona, per cui avrò sempre un buon rapporto con Diego. Spero di giocare contro di lui prima o poi e di affrontarci come rivali”.

In rosa trovi Angelino, un altro spagnolo, ci sono latini. Ti potrà aiutare?
“Sì, ci sono molti giocatori latini, per cui l’adattamento, chiaramente, sarà molto più semplice. È vero che al momento ho ancora qualche difficoltà a capire la lingua, ma a poco a poco cercherò di impararla al meglio, e credo che con il loro aiuto sarà tutto molto più facile”.

La tua esultanza ha fatto il giro del mondo, con la bandiera della Roma che sventolava nel settore dell’Atletico. Era destino?
“Sì, credo che c’entri anche un po’ il destino. Quell’immagine è di un po’ di tempo fa, e chissà che non abbia un po’ anticipato il futuro. Per questo, credo che quell’immagine
rappresenti un po’ tutto: la passione, la dedizione con cui vivo e sento il calcio. Quella bandiera alle mie spalle significa che, forse, i nostri cammini erano destinati a incrociarsi. Simboleggia la voglia di sentirsi ancora vivi, di continuare a divertirsi
e sentire quella passione condivisa, quella dei tifosi per la Roma e quella che provo io per il calcio, e di viverla insieme”.

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