AS Roma

La svolta di De Rossi, il Battesimo a Torino

La squadra “forte” dello scorso anno doveva essere ripensata. Con la Juve si è cominciato a vedere qualcosa di diverso. Da Dybala in giù

Koné e De Rossi a Torino

Koné e De Rossi a Torino (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
03 Settembre 2024 - 07:00

Dunque, a Torino la Roma non si è dissolta come avrebbe fatto un pupazzo di neve alle temperature tropicali nelle quali si è giocata la partita con la Juventus. Ma è anche vero che non ci si può esaltare per un pareggio soprattutto se arriva dopo una sconfitta in casa con l’Empoli e porta ad appena due i punti (con un solo gol realizzato) il bottino dopo le prime tre giornate. Ma la partita con la Juventus potrebbe essere ricordata - nella storia di questo campionato e, chissà, anche in quella tra De Rossi allenatore e la Roma - come la prima gara di una nuova era perché rispetto a tutto quello che si è visto nei due anni e mezzo di Mourinho e anche nei primi sei mesi del nuovo corso, si sono finalmente affacciate all’orizzonte le caratteristiche tecniche e dinamiche di cui questa squadra aveva parecchio bisogno per poter provare a migliorare la sua traiettoria nel calcio continentale. 

La diversa prospettiva su Dybala

Quando De Rossi lo scorso anno diceva che secondo lui la rosa della Roma era forte non bluffava, né c’è contraddizione rispetto all’esigenza di rinnovarla profondamente nella prima sessione di mercato estiva modellata dalle sue indicazioni. Può capitare che è una squadra forte quando arrivi alla fine del proprio ciclo abbia bisogno di cambiamenti radicali per rinnovare le proprie ambizioni e questo è quello che è accaduto a Trigoria quest’estate. Dal punto di vista tecnico l’allenatore si è trovato a condividere con i dirigenti diverse necessità: l’atavico problema del difensore di fascia destra, il rinnovamento del parco dei difensori centrali, l’alternativa per il difensore di fascia sinistra, l’altro atavico problema del monopasso dei centrocampisti, la sostituzione di Lukaku, e, soprattutto, l’obbligo di trovare attaccanti esterni veloci e in grado di saltare l’uomo; il tutto senza avere la certezza della conferma di Dybala (sciolta solo il 22 agosto), ben sapendo che quand’anche fosse rimasto ci sarebbe stata la necessità di trovare una soluzione per coprire al meglio il 50% del minutaggio delle partite della Roma senza di lui. La gara di Torino ha finalmente fatto intuire che buona parte di questo lavoro è stato completato con l’amarezza dell’imprevedibile sgambetto del destino che ha impedito di risolvere nei tempi giusti anche il problema della difesa. Perché Mancini e Ndicka sono due ottimi professionisti, ma per completare il reparto c’è bisogno di altri due innesti. Ora si sta mettendo una pezza con soluzioni di ripiego rispetto alle scelte primitive. La questione Dybala resta lì sospesa, ma è sicuramente un dolce problema soprattutto se l’argentino, come sta facendo, non metterà il muso quando starà fuori e si metterà a disposizione con tutti i sentimenti quando sarà chiamato a giocare. E in ogni caso, un conto è averlo al 50% del minutaggio per scelta tecnica propria, un conto è sapere di doverci rinunciare quando meno te l’aspetti: tra una soluzione emergenziale e una ricercata c’è tutta la differenza del mondo e dal punto di vista dei punti l’upgrade è scontato. 

Un messaggio chiamato Pisilli

L’altro messaggio netto di Torino, De Rossi l’ha mandato - come al solito assumendosi responsabilità al limite dell’incoscienza - mandando in campo Pisilli e Saelemaekers. Il ragazzino è stato lanciato nella mischia nell’occasione più difficile, anche se il suo ambientamento è stato in qualche modo facilitato dalla scelta di Motta di confermare tra i dirimpettai Fagioli e Locatelli, a dispetto di prestazioni precedenti mediocri ma ingigantite dai risultati favorevoli conseguiti dalla Juve nelle prime due uscite. Pisilli è molto stimato da De Rossi e in prospettiva è ritenuto un centrocampista in grado di arricchire davvero la rosa della Roma. Tecnicamente molto dotato, i suoi inserimenti con gol in Primavera erano un classico ammirato da centinaia di tifosi, e la sua capacità quasi endogena di pressare forte sulle caviglie degli avversari lo rende agli occhi di De Rossi anche quasi unico nel panorama dei centrocampisti a disposizione. Ora è arrivato anche Koné e presto sarà uno dei titolari più autorevoli della squadra. Con loro l’armonia e l’eterogeneità del centrocampo saranno garantite e la gestione delle forze consentirà a tutti di rischiare di meno sotto il profilo muscolare e soprattutto di non sparire dai radar quando c’è da spingere di più nei momenti decisivi della stagione. 

Che ha detto la Juventus

La partita di Torino doveva probabilmente dare nelle intenzioni dell’allenatore delle risposte soprattutto in chiave difensiva. Gli stimoli sono stati per loro conto sufficienti a garantire il grado di attenzione che non c’era evidentemente stato soprattutto nella partita con l’Empoli. La gara allo stadium si potrebbe dividere in tre parti: un primo tempo equilibrato con la Juve in difficoltà nel palleggio e la Roma più disinvolta, una parte corposa della ripresa con gli impulsi dei nuovi entrati di Motta che a un certo punto sono sembrati in grado di spostare l’ago della bilancia dalla parte loro e quel finale sorprendente che con un pizzico di buona sorte in più avrebbe potuto addirittura portare la Roma a vincere la gara, prima con l’inserimento in area di Baldanzi ben assecondato da Zalewski con la successiva conclusione rimpallata di Dybala poi con il tiro di Angeliño fuori di poco. Quando invece c’è stato da chiudere ogni possibile varco  De Rossi non si è fatto scrupoli di difendere a cinque, in particolare quando l’ingresso di Conceição avrebbe potuto generare scompiglio nella difesa romanista (lo aveva anticipato: «quando le squadre avversarie attaccano con cinque uomini non c’è niente di male nel difendere a cinque»), ma non c’è mai stato quell’atteggiamento troppo arrendevole nell’azione difensiva. Il rammarico semmai, e per quanto possa interessare i lettori di questo giornale è un problema condiviso anche con la Juventus di Motta, è per le ripetute incertezze tecniche che in certi momenti della partita hanno impedito alle due squadre di rifinire azioni ben costruite almeno fino a metà campo. Ma si migliorerà con il tempo. Ci sembra assai probabile, insomma, che dopo la sosta vedremo la Roma su nuove basi con tanti possibili protagonisti diversi in attacco, soprattutto sulle fasce, e un diverso dinamismo in mezzo al campo, senza intoccabili, con l’armonia che l’allenatore, con il mercato finalmente chiuso, saprà generare. Si è perso parecchio tempo, e di conseguenza qualche punto, ma la stagione sarà lunga e finalmente le premesse sembrano rosee. Anzi, giallorosee.

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