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La longa manus di Turki Al-Sheikh

Presidente della GEA e consigliere fidato della corte saudita: nel 2019 ha preso controllo dell’Almeria. Dallo sponsor al mercato: quanti gli incastri

La CEO Lina Souloukou e Turki Al-Sheikh

La CEO Lina Souloukou e Turki Al-Sheikh (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Andrea Di Carlo
17 Agosto 2024 - 11:00

Abdulhamid, Abraham, Arribas e Al-Sheikh. Trovate l’intruso o forse no, magari il regista occulto di molte operazioni che potrebbero riguardare la Roma da molto vicino, Dybala compreso. Il nome lo avrete individuato da soli e senza grossi sforzi: parliamo di Turki-Al Sheikh, Presidente della General Entertainment Authority dell’Arabia Saudita e consigliere fidato della Corte Saudita. Ai più distratti è un nome che forse dirà poco, i più attenti lo ricorderanno a Trigoria, felice e sorridente, intento a suggellare, con tanto di firma, l’accordo raggiunto con la Roma per la sponsorizzazione di Riyadh Season, arricchito dall’amichevole andata in scena a gennaio contro l’Al-Shabab. Sognava di vedere in panchina il suo amico José Mourinho e in campo Paulo Dybala, si dovette accontentare di De Rossi e Lukaku. Poche figure come lui, negli ultimi anni, hanno contributo alla crescita del movimento calcistico arabo.

Quando era a capo della GSA (Saudi Arabia’s General Sports Authority) stipulò con la federazione spagnola (LaLiga) un accordo di partnership, offrendo supporto tecnologico e dando vita ad una vera e propria sinergia  per tesserare e seguire lo sviluppo dei calciatori sauditi. L’accordo coinvolse diversi club (Villarreal, Levante, Leganés, Numancia, Sporting de Gijón, Rayo Vallecano e Valladolid) e vide diversi profili arabi trasferirsi in Europa, su tutti Salem Al-Dawsari, autore del gol al Mondiale del 2018 dell’Arabia Saudita all’Argentina. Un anno dopo il passo successivo con l’acquisto dell’Almeria, di cui Al-Sheikh è tuttora proprietario.
Cambiano le mansioni, sempre più rilevanti nella figura di ministro, non la centralità e la supervisione di molte delle operazioni più rilevanti nel mondo del calcio arabo. Il sogno, mai nascosto, era di portare a giocare in Arabia Lionel Messi, invitato nella sua residenza nel novembre del 2019 con alcuni giocatori della nazionale argentina (tra cui, seduto lì vicino, Paulo Dybala). Ci ha provato in tutti i modi, con un’offerta irrinunciabile, ma niente da fare: la Pulce scelse l’MLS. Al-Sheikh disse: «Messi era l’obiettivo principale del progetto sportivo saudita. Ma quando non puoi avere una Lamborghini devi adattarti a una Fiat». 

Il progetto va avanti, senza Lambo ma con qualche Ferrari, come Neymar e Cristiano Ronaldo, un colpo dopo l’altro per avvicinarsi nel migliore dei modi ai Mondiali del 2034, il grande appuntamento al quale il movimento arabo vuole arrivare al massimo del suo potenziale e splendore. 
E qui torniamo a noi, alle manovre giallorosse e agli interessi in comune che possono trovare reciproca soddisfazione. Perché, proprio dall’Arabia, ci segnalano la sua accurata supervisione sull’affare Dybala e il suo potenziale trasferimento alla corte della neo-promossa Al-Qadsiah della Saudi Aramco, il più importante finanziatore del governo saudita (ahinoi, l’azienda più inquinante al mondo per emissioni di carbonio). E l’Arabia potrebbe essere destinazione gradita anche a Tammy Abraham, finito nel mirino della federazione calcistica araba (guidata da Yasser Al Misehal), cessione che andrebbe ad aiutare, e non poco, ancora le casse della Roma. 
Molti sono poi rimasti colpiti dall’interesse di mercato dei giallorossi per Saud Abdulhamid, terzino destro dell’Al-Hilal, squadra di cui è tifosissimo Al-Sheikh. Una sorta di “do ut des” rivisitato in versione araba? Sinergie e rapporti, occasioni per dar visibilità al calcio arabo in una lega importante come la Serie A. Tutto questo dopo aver chiesto informazioni per Pubill e vedersi proporre Sergio Arribas in caso di addio di Dybala. Entrambi giocano nell’Almeria. Il presidente chi è? Ve l’abbiamo scritto qualche riga prima, Turki Al-Sheikh. Curioso? Forse no.

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