Ma in tutto questo che c'entra De Rossi?
Se Dybala dovesse lasciare la Roma sarebbe una sconfitta per tutti
Vorremmo trovare un senso a questa sera, anche se questa sera un senso non ce l’ha. Vorremmo trovare un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l’ha. Perché se Dybala dovesse lasciare la Roma sarebbe una sconfitta per tutti: per noi tifosi, che perderemmo da un momento all’altro il più forte calciatore della rosa senza alcuna certezza di poterlo sostituire adeguatamente; per l’allenatore che avendo accettato/subìto una cessione così dolorosa dovrà assumersi un rischio significativo a poche ore dall’inizio della nuova stagione; per il club, che in un colpo solo avrebbe bruciato quel patrimonio di entusiasmo generato dal doppio colpo Soulé-Dovbyk, di cui per giorni si è favoleggiato proprio nella prospettiva del progetto tecnico quasi galacticos generato dalla possibile convivenza tecnica con la Joya; e anche per il calciatore che lascerebbe la Roma (e l’Europa) senza successi e nel modo peggiore, rinunciando a trent’anni ai sogni di gloria per andare a vivere da pensionato (di stralusso) in un campionato di minor livello. C’è margine per un ripensamento? Ci piacerebbe crederlo, anche se tutto, nella tristissima vigilia di ferragosto vissuta dai romanisti, lascia pensare che le strade tra la Roma e l’argentino stiano divergendo.
Così ieri il popolo romanista, sconcertato e frustrato, si è diviso nuovamente. Una parte se l’è presa addirittura con De Rossi - e qualcuno ha esagerato, arrivando addirittura a minacciare lui e a prendersela con i figli - nell’idea, sbagliata, che sia stato lui con le sue recenti scelte a spingere Paulo a guardarsi intorno. Altri con la società, colpevole di aver “girato” all’entourage del giocatore l’interessamento del club saudita invece di respingerlo sdegnosamente (e qui qualcuno forse un giorno ci spiegherà perché si è dovuta far scadere la clausola per poi andare a trattare il trasferimento anche con il club, che peraltro a ieri sera non aveva ancora ricevuto un’offerta formale). Nessuno invece ha rimproverato nulla al giocatore che invece resta il protagonista dell’accaduto: perché è stato lui ad avvertire la Roma all’inizio dell’estate che in caso di un’offerta interessante dall’estero avrebbe potuto lasciare l’Italia entro il 31 luglio (mettendo il club nella condizione di dover pensare ad una Roma con lui e ad un’altra senza di lui, e l’acquisto di Soulé in qualche modo soddisfa la doppia esigenza) e perché è stato sempre lui a decidere di ascoltare le offerte saudite, a clausola scaduta, dopo aver fatto sapere a tutti che la prospettiva araba non lo scaldava affatto. Se ora dovesse ripensarci, Roma sarebbe pronta a festeggiare lo scampato pericolo, e siamo sicuri che ne sarebbe felice anche De Rossi. Se invece dovesse andare, la lupa sarebbe pronta a leccarsi le ferite e proverebbe a ripartire. E ci troverebbe sempre, e per sempre, dalla stessa parte. Noi, certe promesse, non le dimentichiamo. Mai.
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