Svilar: "Una squadra come la Roma deve puntare alla Champions"
"Mi piace molto lo stile di gioco di De Rossi", ha affermato il portiere giallorosso, direttamente dal ritiro al St George's Park
Mile Svilar ha rilasciato un'intervista direttamente dal ritiro del St George's Park. Queste le dichiarazioni del portiere giallorosso a laroma24:
Sei stato una sorta di enfant prodige al Benfica, poi la titolarità è arrivata a 24 anni. In questo lasso di tempo pensi di essere cambiato? Ci sono stati momenti molto duri?
"Sì, penso che tutti abbiano i propri tempi. Ho iniziato molto presto, forse troppo presto, adesso mi sento molto più maturato, vecchio. Non posso dire che questi anni mi abbiano fatto bene, ma neanche mi hanno fatto male per crescere sull'aspetto mentale. Penso che quello del portiere sia un ruolo diverso dagli altri, che il portiere debba essere pronto mentalmente più che fisicamente per prendere il ruolo di titolare in un grande club. Non posso dire che a 18 anni non fossi pronto, ma mi sento molto più pronto adesso. Non è che durante i 7 anni io sia stato fermo ad aspettare il mio momento, ho lavorato tanto, anche mentalmente con un mental coach che mi ha aiutato tanto. La gente vicina a me mi ha sempre supportato, erano sempre positivi, mi dicevano sempre che il momento sarebbe arrivato e così è stato. Il momento è arrivato e io mi sono fatto trovare preparato".
È difficile arrivare alla titolarità, ma anche rimanere a fare il secondo.
"Non ero solo il secondo, sono stato anche il terzo, ho fatto il terzo, poi il secondo, poi il terzo. Nella mia testa a volte era difficile accettare quel ruolo, perché io pensavo sempre di poter fare di più, di poter dare di più alla squadra in cui giocavo. Poi i mister dei portieri vedono da una posizione diversa. Io lavoravo e non mi fermavo, a volte avevo un giorno che non volevo fare niente, non è sempre facile motivarsi per essere secondo o terzo. Ma ho sempre saputo, ho sempre detto a tutti che il mio momento stava per arrivare e che ho lavorato tutta la mia vita per quel momento. Prima pensavo che il momento potesse arrivare prima, però ci sono stati tanti periodi in cui pensavo chefosse arrivato il momento giusto, poi succedeva qualcosa per cui non era possibile. Alla fine penso che doveva essere così, sono molto felice e fiero di poter aiutare la squadra e di poter essere chiamato 'titolare di una grande squadra'. È sempre stato il mio sogno, non solo il sogno, ma anche l'obiettivo e adesso c'è solo da crescere".
Tuo padre è tra le persone che ti sono sempre state vicine.
"Non ho un entourage molto grande. C'è qualche amico, due-tre amici, la mia famiglia, la mia fidanzata e basta. Il mio procuratore è anche il mio padrino, ma non ho tanta gente..."
Su tuo padre, è stato fondamentale per la tua crescita professionale. Ancora oggi vi sentite a fine partita? Anche adesso analizza la partita e ti dice qualcosa?
"A volte è stata più dura per lui vedere tutte queste situazioni in cui ero secondo o terzo che per me. Non posso credere al 100% che fosse più dura per lui, ma lui conosce bene il ruolo del portiere, anche per lui è stato difficile aspettare tanto tempo per vedermi titolare di una grande squadra. Devo ringraziare papà per la pazienza. Sì chiaro, anche adesso analizza le partite, ma più i gol. Se prendo qualche gol che non gli è piaciuto mi dà la sua opinione".
Cosa ti ha lasciato Mourinho? Cosa intravedi invece nei primi mesi di De Rossi? Quali sono le differenze nella preparazione al match fra i due allenatori, uno che chiede il blocco più basso e l'altro che chiede alla difesa di essere più alta?
"Per il portiere è tanto diverso, come vedono tutti con De Rossi abbiamo giocato un calcio diverso, con costruzione dal basso, in cui il portiere partecipa tanto, tantissimo, a volte sono io il giocatore che tocca più palloni della squadra durante il match. Si vede, è diverso, è ovvio, a me piace perché sono stato sempre in squadre che giocavano dal basso, come l'Anderlecht, il Benfica, dove ci si aspetta sempre di giocare un bel calcio. A me piacciono tantissimo le richieste di De Rossi di giocare dal basso, stiamo lavorando tutti i giorni, sui dettagli, a me piace tanto questo stile di gioco".
Ci sono novità sul rinnovo?
"Io sono contentissimo, non posso spiegarvi quanto sono contento. Come ho detto è sempre stato un sogno e un obiettivo essere titolare e giocare tante partite in una squadra come la Roma. Non abbiamo iniziato a parlare di rinnovo ma per me non ci sono problemi, sono grato alla Roma e al mister per darmi fiducia totale. È la cosa più importante per un portiere".
I Friedkin in questa sessione di mercato hanno fatto investimenti importanti, se dovessi scommettere su un compagno di squadra che si rivelerà nella stagione?
"Io penso che i Friedkin abbiano fatto un bel lavoro, che hanno fatto degli investimenti importanti per far crescere la squadra. Abbiamo un mix di giovani ed esperti e sono tutti forti".
Dimmene uno.
"Per me Soulé diventerà forte forte".
Pensavo dicessi Ryan (ridono entrambi, nda)
"È un giocatore esperto, per me Soulé può ancora crescere tanto e si vede che c’è qualcosa che quando tocca la palla può succedere qualcosa. Ogni volta che tocca la palla anche in allenamento ho la sensazione: 'Succederà qualcosa'".
A fine stagione ti riterresti soddisfatto se?
"Se andiamo in Champions 2025/26. Penso che per una squadra come la Roma debba essere un obiettivo andare in Champions tutti gli anni. Non voglio mettere pressione ma una squadra così con 70.000 tifosi ogni 2 settimane allo stadio deve avere un obiettivo più grande. Abbiamo la qualità, le idee del mister e io penso che possiamo arrivare lontani. Pensavo che anche lo scorso anno potessimo finire in Champions ma non è successo per qualche motivo sportivo, credo che questo sarà l’anno per tornare in Champions".
Sei scaramantico? Hai qualche “rito” che fai prima delle partite?
"Non lo direi mai, uno che si può dire è che faccio sempre la croce perché credo".
Non è sfuggito a tanti tifosi che prima del ritiro hai postato sui social tanti tuoi allenamenti sempre con il materiale della Roma e da quello che hai detto anche adesso risulta essere per te una gioia, una soddisfazione grande.
"Io sono fiero di essere qua. Sono stato fiero due anni fa quando sono arrivato qua, ora ovviamente lo sono di più perché se giochi tante partite lo vivi da dentro. La gente, lo stadio, il supporto, l’essere parte di un'istituzione così grande non è per tutti. Ho tanti amici che giocano a calcio in serie A e B in Belgio, noi tutti abbiamo avuto lo stesso sogno e lo stesso obiettivo di arrivare in una squadra il più grande possibile. Io sono uno di quelli che ce l’ha fatta, che è stato fortunato a giocare in una squadra come la Roma. Chi non vorrebbe giocare con la Roma? Penso che non esiste nessuno".
C’è una preparazione particolare quando affronti nelle coppe europee l’eventualità dei rigori rispetto al campionato?
"Si guardano sempre i rigori, pure all’andata perché possono esserci sempre anche durante una partita, per il ritorno le 4 partite che abbiamo fatto con andata e ritorno abbiamo sempre parlato di più con il preparatore dei portieri e mi diceva sempre di guardarlo a casa prima di andare a Trigoria e di scrivere il lato preferito di qualsiasi giocatore e lui avrebbe fatto lo stesso. 3/4 ore prima della partita avremmo fatto un video di tutti i portieri e poi discusso della direzione (destra, sinistra o in mezzo). Contro il Feyenoord lo abbiamo fatto, ho seguito le istruzioni e 3 di 4 erano giuste: due le ho parate, uno ha cambiato. Ho visto PSV-Feyenoord e Weda ha tirato dove abbiamo detto noi prima della partita".
Non so se hai visto il video sul possibile progetto del nuovo stadio. Cosa ne pensi? Ti piacerebbe giocarci dentro (anche perché vorrebbe dire che hai rinnovato a lungo)?
"Io spero di poterci giocare perché sarà una cosa fantastica, bellissima. L’olimpico è bello ma lì sarà più bello con il tifo più attaccato, con questi tifosi sarà una locura".
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