Vera Roma, ma si tira ancora poco
Rigori di Pellegrini e Marcelo: è 1-1 con l’Olympiacos. Dal dischetto l’unica conclusione giallorossa nello specchio
Termina con un altro pareggio la prima parte del ritiro. Dopo due amichevoli a porte chiuse e una in Slovacchia, l’ultimo test italiano della Roma contro l’Olympiacos è anche la prima occasione per ritrovare l’abbraccio dei tifosi, che riempiono il “Manlio Scopigno” di Rieti nonostante il caldo agostano. L’afa concede una tregua soltanto a partire dalla seconda parte di match, ma senza il previsto temporale. Sul campo la sfida fra campioni di Conference - i primi e gli ultimi in ordine temporale - viene invece decisa da due rigori. Poche le occasioni da gol, soprattutto sul versante giallorosso, alti i toni agonistici, che mandano sul taccuino dell’arbitro Feliciani ben quattro giocatori, numero un po’ insolito per una gara senza punti in palio.
Proprio nell’immediata vigilia della partenza verso l’Inghilterra (ieri alle 22 la partenza del volo), De Rossi ritrova i giocatori che al momento sembrano destinati a comporre l’ossatura titolare della squadra, a partire dai reduci dall’Europeo: i quattro azzurri e Celik (Zalewski si era già visto nelle precedenti uscite). I soli Dybala e Dovbyk vengono tenuti inizialmente in panchina, ma DDR schiera fin dal primo minuto il neo-acquisto Soulé, acclamatissimo dal pubblico già nel riscaldamento pre-partita. A Pellegrini il compito di alzare il raggio d’azione di qualche metro e rendere il 433 iniziale elastico al punto di trasformarsi in 4231 in fase di possesso. Sistema quasi speculare dalla parte opposta, quello scelto da Mendilibar, tecnico incrociato nella finale di Budapest 14 mesi fa.
I fari sono puntati soprattutto sul giovane talento argentino, in grado di strappare subito applausi con un’accelerazione in serpentina stoppata soltanto all’ingresso dell’area greca. La fascia dell’ex juventino è quella adiacente alla panchina di De Rossi, che lo sollecita spesso, incoraggiando anche Zalewski dopo un paio di imprecisioni grossolane e richiamando la difesa (Mancini in particolare) a restare «più corta». Poco prima del quarto d’ora di gioco la manovra romanista dà i suoi frutti: una percussione centrale di Angeliño da trequarti viene rifinita in area da Araham, che trova l’intervento scomposto di Ortega e quindi il rigore. Sul dischetto si presenta Pellegrini: Solakis intuisce, tocca anche, ma il pallone termina in rete. Il vantaggio dura però pochi minuti. Kristoffer prova a incunearsi in area, Celik gli si oppone in contrasto, la sensazione è che il turco colpisca la palla più che il piede dell’avversario, ma Feliciani decreta un altro rigore, stavolta per l’Olynpiacos. L’altro capitano Marcelo non sbaglia e si torna subito in parità.
Poco dopo il cooling break, DDR manda a scaldare cinque giocatori e i decibel salgono per la Joya. Il suo connazionale in campo regala delizie dello stesso stampo e accresce la curiosità nel vederli in tandem, che sarà in parte soddisfatta dopo l’intervallo. Pellegrini cerca con insistenza verticalità e imbucate: la più interessante manda Le Fée quasi a tu per tu col portiere greco, ma il francese ostacolato involontariamente da Celik perde l’attimo. Ma i lampi del Capitano sono isolati e la percezione è che i nazionali siano ancora indietro di condizione. Nell’ultima parte del primo tempo i greci stazionano con maggiore insistenza nella metà campo romanista, anche se non riescono mai a centrare lo specchio della porta difesa dal numero 99.
A inizio ripresa la tendenza al 4231 viene acclarata dalla prima girandola di cambi, che portano dentro Sangaré, Smalling, Bove, Dybala e l’attesissimo Dovbyk. Paulo si sistema al centro della trequarti, lasciando Soulé largo a destra. Un’incertezza del centrale inglese fa rischiare qualcosa a Svilar in uscita, poi è il giovanissimo terzino destro a sbrogliare una situazione scabrosa in area con un intervento anche un po’ dubbio. La più pericolosa azione giallorossa porta la firma di El Shaarawy, che aggancia in bello stile, s’invola sulla sinistra, converge e cerca l’angolo lontano con un bel destro a giro che sfiora l’incrocio dei pali. Svilar devia sulla traversa un’incornata in tuffo di Kristoffer, ma di emozioni la partita ne regala poche. Nel finale la Roma cambia ulteriormente volto: debutta anche Dahl, entra il baby Graziani - rivelazione della prima parte di ritiro e fresco di rinnovo - cresciuto calcisticamente da queste parti prima dell’approdo a Trigoria. Applausi per lui e per tutti: i risultati contano ancora poco.
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