Da Chini a Bati, la Roma balla il tango: Matias 40° argentino in giallorosso
Solo il Brasile ci ha dato più calciatori. Tanti gli attaccanti: Balbo, Perotti, Manfredini, Lamela, Osvaldo, Guaita
Novantasette anni dopo Arturo Chini Luduena, ecco sbarcare a Roma un altro argentino: Matias Soulé sarà il quarantesimo calciatore albiceleste a vestire la maglia giallorossa, il terzo della rosa attuale, che già annovera Dybala e Paredes. Argentino era Chini, primo straniero della nostra storia, attaccante da 61 gol in 180 presenze a cavallo tra il 1927 e il 1934. Così come Guaita, Stagnaro e Scopelli, oriundi che nel settembre del 1935 fuggono dall’Italia per paura di essere mandati a combattere in Etiopia con l’esercito italiano: quella Roma, per la prima volta attrezzata per vincere lo Scudetto, senza di loro arriva seconda.
Connazionali di Soulé anche “Piedone” Manfredini, bomber giallorosso nella prima metà degli Anni 60, Lojacono e Angelillo: i tre vincono assieme la Coppa delle Fiere nel 1961. Prima di loro, aveva raggiunto la gloria Miguel Angel (italianizzato in Michelangelo, in epoca fascista) Pantò, “cervello” della prima Roma campione d’Italia, nel 1941-42. Per vedere un altro argentino col tricolore sulla maglia giallorossa bisogna passare al 2001: in quel caso ce ne sono tre. Abel Balbo, tornato a Roma dopo le parentesi a Parma e Firenze, porta con sé Gabriel Omar Batistuta, per il quale Sensi spende 70 miliardi delle vecchie lire nell’estate del 2000. Era passato per il Boca, proprio la squadra da cui la Roma prende Walter Samuel, “The Wall”, leader difensivo della Roma tricolore. E poi il biondo Claudio Caniggia e la sua povera imitazione Bartelt, Pesaola e Cufré, la meteora Trotta e Perotti, i fratelli Burdisso e Di Paola. Con Walter Sabatini a orchestrare il mercato, la Roma balla il tango in campo e fuori, tra mate e asado: Gago e Heinze, Lamela e Perotti, Spolli (1 presenza) e Fazio, oltre al giovane Paredes, già alla Roma tra il 2014 e il 2017. Qualcuno è finito meritatamente nel dimenticatoio (Jonathan Silva), qualcun altro popola gli incubi dei tifosi romanisti (Javier Pastore), altri ancora accendono l’entusiasmo del popolo giallorosso (Dybala). A volte le aspettative sono state rispettate, a volte no, ma questo è il calcio. Anzi, el fútbol, come lo chiamava il grande scrittore Osvaldo Soriano. Che era nato a Mar del Plata, proprio come Soulé.
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