AS Roma

Delirio Soulé: in centinaia con passione

Prima l’attesa, poi l’euforia tra cori e sciarpe: così Matias ha vissuto i suoi primi attimi nella Capitale

Matias Soulé a Fiumicino

Matias Soulé a Fiumicino (MANCINI)

PUBBLICATO DA Sergio Carloni e Iacopo Mirabella
29 Luglio 2024 - 07:00

Un’accoglienza da brividi, quella riservata ieri sera a Matias Soulé, che mai avrebbe immaginato di trovare, una volta varcata la porta del Terminal 1 dell’aeroporto di Fiumicino, quello che poi ha effettivamente visto. Tifosi, sciarpe, cori, grida. Tutto per lui.
L’atmosfera nei pressi del T1 ha iniziato a farsi un po’ più giallorossa già due ore prima, quando nei pressi dell’uscita si aggiravano le prime maglie della Roma e i primi cartelloni. «Oe’, oe’, oe’, daje Soulé», recitava uno di questi. E tra bambini ansiosi e adulti sorridenti, i canti romanisti hanno preso il largo. Poco dopo, all’improvviso, anche il direttore Florent Ghisolfi si è palesato all’aeroporto per dare il benvenuto e abbracciare (com’è poi effettivamente accaduto) il nuovo acquisto. Nessuna risposta alle domande dei cronisti, ma tanto, tanto affetto da parte dei tifosi, che hanno iniziato a chiamarlo, inseguirlo e chiedergli foto.
L’afflusso è stato a dir poco sorprendente: circa 250, forse anche di più, i sostenitori. Tant’è che al momento dell’approdo effettivo nella Capitale, Matias è stato letteralmente sommerso dai tifosi lì presenti per far sentire il loro amore. Lui, che un attaccamento così viscerale non lo ha forse mai sentito in 21 anni, non ha potuto far altro che farsi trasportare dalla passione dei romanisti. Lo hanno circondato; lo hanno avvolto con sciarpe; gli hanno chiesto scatti, autografi; qualcuno lo ha addirittura accarezzato. E lui, lì in mezzo, ha ricambiato sorridendo, entusiasta. Poi, una volta entrato (non senza difficoltà) nel van, i gesti di stima verso i fan dietro i vetri oscurati. Vetri che non hanno però ostacolato tutto l’amore nei suoi confronti.
«Mancava un giocatore così forte!», dice qualcuno tra la folla. Altri, col sorriso stampato sul volto e la voce fioca, si complimentano col direttore: «Portare un giocatore di questa caratura non è mai facile». I tifosi già lo amano. Lui ha capito che cosa vuol dire essere parte della famiglia della Roma. Oggi le visite mediche, poi la firma: dopodiché Soulé sarà pronto per ricambiare tutti i sentimenti positivi sul campo.

La trattativa

Nel mese di luglio la trattativa per Matias Soulé tra la Roma e la Juventus è stata sicuramente la protagonista della sessione estiva della Serie A. Dai primi sondaggi fino alla fumata bianca arrivata nelle scorse ore, con un agguerrito braccio di ferro tra Florent Ghisolfi e Cristiano Giuntoli, che a forza di richieste, rilanci e offerte hanno “lottato” per settimane. 
Lo zampino di Daniele De Rossi e anche di Dybala e Paredes - amici e connazionali dell’esterno classe 2003 - hanno facilitato le cose al ds francese, che anche in questa operazione ha lavorato prima con l’entourage dell’argentino, conquistando il suo “sì” e poi con la società bianconera. Dalla Continassa hanno provato a fare muro a più riprese, sperando e provando a cederlo in Premier League, dove il Leicester aveva mosso passi concreti, ma non è mai riuscito realmente a convincere Soulé, che ha deciso di sposare il progetto giallorosso fin dai primi contatti. Dopo una serie di proposte respinte, alla fine Roma e Juventus hanno trovato l’accordo totale sulla base di 30 milioni di euro bonus compresi e l’argentino firmerà in quinquennale da circa 2 milioni a stagione. È il secondo investimento più oneroso dell’era Friedkin (dopo quello di Abraham) e gli americani non hanno intenzione di fermarsi qui. L’obiettivo è solo uno: portare la Roma nuovamente al vertice del calcio europeo

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