La scalata di Antonio Mirante: da dodicesimo a titolare
L’ex del Bologna ormai ha preso il posto di un Olsen non sempre convincente. Ha messo insieme sei presenze, ma da due partite Ranieri lo ha scelto nell'undici di partenza
Doveva essere il dodicesimo a prescindere. Che non è più il ruolo di una volta, tipo Bodini ai tempi di Zoff, quando il vice designato passava intere annate in panchina senza mai avere neppure la possibilità di scoprire l'effetto che fa, magari giusto nell'ultima partita della stagione a patto che non contasse niente.
Ora il calcio è cambiato, le nuove regole, le partite sono aumentate, gli infortuni, le squalifiche, hanno trasformato l'intoccabile portiere titolare in qualcosa di meno garantito. Ma per Antonio Mirante di Castellamare di Stabia, la cittadina campana che qualche anno dopo ha visto i vagiti di Gigio Donnarumma (ma non sarà il caso di andarci a farci un giro da quelle parti sperando di trovare il portiere del futuro?), questa stagione si sta trasformando in qualcosa di più importante rispetto a quello che aveva immaginato quando aveva chiuso le valigie a Bologna per trasferirsi a Trigoria.
Perché ora è il portiere titolare di questa Roma che va all'inseguimento di un quarto posto che vale una fortuna, complice il rendimento di un Olsen che tutto è stato meno che una garanzia in questo 2019, inanellando una serie di prestazioni che hanno fatto sbuffare pure i suoi parenti, figuratevi i compagni di squadra. Il vichingo, insomma, ha fallito, pure di brutto, allora spazio al trentacinquenne (ne farà trentasei a luglio) in questo finale di campionato, anche se Ranieri, più per forma che per sostanza, ci ha fatto sapere che la sua stima nei confronti di Olsen è la stessa di prima e chissà che nel prossimo futuro non possa di nuovo cambiare idea. Dubitiamo, però, che potrà succedere.
Il problema è che la stima per il vichingo non è la stessa da parte della sua linea difensiva rispetto a quella di inizio di stagione, una linea difensiva che troppe volte, anche per colpe individuali e di squadra, è stata costretta ad andare a prendere il pallone in fondo alla rete (quarantacinque soltanto in campionato). Avanti allora con Mirante che, fin qui, ha messo insieme sei presenze da titolare, quattro in campionato (Udinese, Chievo e Samp in trasferta, Fiorentina all'Olimpico) e due in Champions (la prima a Plzen in una partita che valeva poco più di zero e poi la sfida casalinga con il Porto negli ottavi di finale di Champions League).
Le prime quattro presenze, per la verità, sono arrivate perché il vichingo era stato costretto a uno stop in infermeria causa un problemino muscolare, della serie che quest'anno neppure i portieri giallorossi sono stati esenti (Mirante compreso) da problematiche muscolari. Le ultime due, invece, Fiorentina in casa e sabato scorso a Marassi contro la Sampdoria, Mirante le ha messe insieme per scelta tecnica, caro vichingo meglio che ti metti seduto in panchina, spazio al ragazzo cresciutello di Castellamare di Stabia. E tutto fa pensare, visto anche il rendimento di Mirante, che la storia avrà un terzo capitolo sabato prossimo contro l'Udinese e poi ci sarà il quarto, il quinto, il sesto e così via fino alla conclusione di questo campionato.
Del resto con Mirante non è che si andasse a scatola chiusa. La sua carriera non è stata di quelle da secondo designato, ma da portiere che ha avuto una certa confidenza con il nostro massimo campionato. Da titolare. Dopo un inizio con la Juventus con cui ha giocato sette partite nell'anno in B dei bianconeri, il percorso di Mirante ha messo insieme ventidue presenze con la maglia della Sampdoria, poi la bellezza di ducentoquattro gettoni con il Parma da dove è andato via solo dopo il fallimento della società emiliana, poi ancora ottantasette presenze con il Bologna prima di dire sì alla Roma sperando che, prima o dopo, gli si presentasse l'occasione per poter giocare titolare con la maglia di una grande squadra.
L'occasione è arrivata e Mirante se la sta giocando alla grande. Sia con la Fiorentina che a Genova contro la Sampdoria, è stato protagonista di alcuni interventi che hanno riconciliato i tifosi giallorossi con il ruolo del portiere. Sabato, dunque, ci sarà ancora Mirante tra i pali della Roma puntando a migliorare il suo score che comprende anche due dei sei clean sheet stagionali in campionato (a Verona con il Chievo e sabato scorso contro la Sampdoria). Ritoccherà a Mirante, con buona pace di Olsen e famiglia.
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