L'investimento De Rossi
Da mesi Friedkin sta conducendo un’approfondita revisione dei conti che negli intendimenti della società è volta a dar più solidità al bilancio e più margini a Ghisolfi
Fuori Mourinho, dentro De Rossi. Stop a prestiti e parametri zero eccessivamente onerosi, dal punto di vista dell’ingaggio, spazio a elementi giovani, under 25, economicamente più sostenibili ma in grado di creare un duplice valore, tecnico per il presente e finanziario per il futuro. Così i Friedkin hanno deciso di ridisegnare la Roma, voltando pagina, anzi chiudendo in realtà un libro, scritto e diretto dal duo Mourinho e Tiago Pinto, e aprendone un altro, ora affidato al duo De Rossi e Ghisolfi. Meno Renato Sanches, più Enzo Le Fée per intenderci, un’inversione di tendenza che ha toccato ogni settore o ambito della società, dalla panchina al mercato fino al personale. Un viaggio all’interno dei più radicali cambiamenti del progetto targato Friedkin.
Conta solo il campo
La premessa, o forse la stella polare di questo discorso, è una e una soltanto: la libertà operativa e di investimento di cui può godere oggi il ds Ghisolfi sul mercato è figlia di un procedimento di revisione dei costi che ha portato la Roma a sistemare i propri conti. In una di quelle classifiche, che di certo non si trovano sul sito della Lega, la Roma era tra i club europei con i costi operativi più alti. E diversi sono i numeri e i ruoli che hanno visto ridimensionarsi in maniera consistente nell’ultimo anno.
Il club giallorosso contava su un reparto media da oltre 50 dipendenti a busta paga, molti di loro rinnovati anche dopo la chiusura di Roma Radio e Roma TV. Dopo diversi allontanamenti, sulla tematica si è espressa poche ore fa anche l’Associazione Stampa Romana che ha parlato di «un giornalista licenziato, cinque messi in ferie forzatamente senza spiegazioni», chiedendo inoltre al club di ripristinare al più presto rapporti corretti con i dipendenti in oggetto. Saranno eventualmente i giudici, in un’aula di tribunale, a decretare la legittimità di alcuni provvedimenti.
Erano poi arrivati ad essere 13 gli autisti sotto contratto, il numero del personale impegnato nelle trasferte era troppo elevato e la preferenza nel viaggiare in aereo, anche per tragitti come Napoli e Firenze, portava via ingenti spese che il club ha voluto diminuire. Erano 12 i dipendenti del reparto informatico, ma spesso, a bilancio, finivano spese di consulenze di aziende esterne. Infine gli oltre 60 fisioterapisti e medici del settore giovanile e femminile, fino ad arrivare al responsabile dei raccattapalle e numerosi scout.
I Friedkin hanno voluto quindi razionalizzare questo ingente impegno economico per rivolgere ogni risorsa alla Prima squadra. Basti pensare che la chiusura della sede di viale Tolstoj porterà un beneficio di un milione di euro l’anno. L'ingaggio percepito da Svilar nell'ultima stagione, per intenderci.
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