AS Roma

Gemitaiz sulla finale di Conference: "L'ho vista in camerino prima di un concerto"

Il rapper romano ha raccontato la sua passione per la Roma: "Ho ricominciato a seguirla un annetto prima dell'arrivo di Mourinho. Da piccolo ero un appassionato"

Gemitaiz in posa con una maglia della Roma

Gemitaiz in posa con una maglia della Roma

PUBBLICATO DA La Redazione
11 Giugno 2024 - 15:37

Il noto rapper romano Gemitaiz si è raccontato nel corso di un'intervista a Cronache di Spogliatoio, rivelando aneddoti sulla sua passione per la Roma. Di seguito uno stralcio delle dichiarazioni.

Sulla sua infanzia?
"Quando ero piccolo pensavo solo a quello: pallone e Roma. Ho sempre giocato fin da bambino e sono sempre stato un grande tifoso. Ricordo i giorni passati al campetto, quando dicevo: 'Voglio diventare come Totti'. Adesso le cose sono cambiate, i ragazzini vogliono fare i rapper. Prima tornavi a casa, finivi di fare le tue cose il prima possibile e poi uscivi a giocare a calcio".

Sulla Roma?
"Io sono sempre stato un grande tifoso, ma verso il 2018-2019 mi ero estraniato. Stavo davvero male, mi dicevo: 'Sì, ma io non posso essere così nervoso per una squadra di calcio'. Così ero arrivato a un punto in cui non avevo davvero idea di chi giocasse o allenasse la Roma. Mi guardavo giusto qualche partita con gli amici, ma ormai non mi faceva più né caldo né freddo: si era creato un certo distacco, anche perché ero sempre in giro fra concerti, tour, date con la mia musica, quindi era più facile essere spensierati. Durante la pandemia, però, ci sono ricaduto con tutte le scarpe: non potevo fare niente, ero bloccato e quindi la domenica è tornata ad essere un appuntamento fisso. Eravamo io e la Roma, ancora una volta. Adesso sono completamente succube come prima. Ho ricominciato a vederle tutte e a seguirla sempre già un annetto prima dell’arrivo di Mourinho. È tornata la passione, allo stesso livello di quand’ero solo un ragazzino".

Sulla finale di Conference League?
"La sera della finale di Conference League c’era il concerto di Mace a Milano e io ero uno degli ospiti. Io l'avevo detto: 'Non salgo sul palco finché la partita non finisce'. Io e un altro mio amico l’abbiamo vista in un camerino a parte, dove c’era una tv. Lui in realtà doveva lavorare, ma per quell’ora e mezza non ha praticamente fatto nulla. Come me. Quella partita era troppo importante: l’abbiamo vissuta così, in un camerino nel backstage, mentre fuori c'era il concerto. Siamo tornati a vincere dopo tanto, veramente tanto. E con un gol di Zaniolo: dobbiamo essergli grati per sempre. Su quella coppa, c’è il suo nome".

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