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Nonna Carlotta, la Roma non ha età

La giornata speciale di una "tifosetta ardita"

Nonna Carlotta incontra Ubaldo Righetti

Nonna Carlotta incontra Ubaldo Righetti

PUBBLICATO DA Gabriele Fasan
09 Giugno 2024 - 15:52

Se è vero che l’emozione non ha voce, nonna Carlotta è l’eccezione che conferma la regola. L’emozione è la sua voce, arzilla, per nulla intermittente, lucida da far impressione. Centouno anni. Lei è davvero nata prima, prima della “sua” Roma, di cui negli anni è diventata nonna. Alla Roma è tuttora legata a doppio filo la sua vita: conosce tutti i giocatori, da lei ribattezzati, adora «il piccoletto» (Dybala), «il bersagliere» (Smalling) e «il ragazzo che fa l’allenatore, quanto era bravo quando giocava». Non si perde una partita, rigorosamente seguita nella stessa postazione (lei, con tutta la famiglia), nella casa in Abruzzo dove è andata a vivere dopo 96 anni nella Capitale, con i suoi riti: dita incrociate quando attacca la Roma, corna quando attaccano gli avversari. E se si vince, con suo nipote Valerio accanto chiama Radio Romanista nel post partita del Match Day, per celebrare e commentare.

Così, la sua radio ha deciso di organizzarle una sorpresa, complice il grande cuore di Ubaldo Righetti, «il più bello di tutti», che le ha portato e autografato la maglia numero 10 personalizzata della Roma femminile scudettata fino a casa di sua nipote a Monteverde, dove nonna Carlotta lo aspettava di buona mattina con caffè e cornetti. Poi, nel pomeriggio, con le sue gambe, accompagnata dalla famiglia, una passeggiata nei nostri studi per conoscere il nostro Massimiliano Magni e la nostra redazione. Che ha fatto “esplodere” i nostri social tra commozione e amore diffuso. Ricambiato da questa piccola grande signora in diretta: «Vi abbraccio tutti, romanisti miei! Sempre forza Roma!».

Da Amadei a Ghisolfi

Quella di Carlotta Stampanoni, nata a Roma ma con un’infanzia a Favignana per l’opposizione della famiglia al fascismo, è una storia d’amore con la vita. Una storia di vita d’altri tempi, dal collegio alla guerra, allo scudetto - il primo, quello di Amadei - quasi «dimenticato» perché «passato in secondo piano per il rischio vita», e un’educazione d’altra epoca: «Mio padre non voleva che seguissi il calcio - racconta Carlotta - ma io compravo i giornali per aggiornarmi, per sapere tutto della Roma. Le mie amiche mi prendevano in giro, dicevano che il calcio non era per le donne... Ma io di nascosto me ne andavo a Campo Testaccio». La storia della Roma fatta voce: «Era piccolo, ricordo le persone che si affacciavano alle finestre per seguire la partita. Avevo convinto due mie amiche a seguirmi, una delle due poi partì per aderire alla Repubblica di Salò. Io le dicevo: “Non andare! Chi te lo fa fare”. E purtroppo morì in un attacco».

Tanti i ricordi tinti di giallorosso, dal «vicino di casa Da Costa, l’incubo dei laziali e primo idolo di mio figlio Claudio», al giocatore più amato di sempre «Totti, mi ha accompagnato per tutta la vita», a Falcao, «bello e vanitoso». E due scudetti meravigliosi, finalmente “vissuti” come si deve: quello di «delizia e croce Agostino», dell’83 e quello del 2001 di Sensi, del suo medico Mario Brozzi («era ed è il mio medico, siamo ancora in contatto»), di Capello («mi piaceva molto già da giocatore») e Batistuta. E non ultima la notte di Tirana, con la sospirata vittoria dell’era moderna: «Ah, quella coppa... Mourinho era come un padre per i giocatori, mi piaceva molto e gli arbitri lo hanno maltrattato». Fino al nuovo corso: «Ghisolfi è giovane, come De Rossi, è importante rinnovare». E un pensiero al prossimo campionato: «La Roma già mi manca, non vedo l’ora di tornare a vederla giocare». E a richiamare la radio dopo la prima vittoria. I romanisti la aspettano. Ad maiora, nonna Carlotta!

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