Un jolly di nome Paredes
È tra i senatori dell’Argentina che si sta preparando alla Copa America negli USA. Dal ritiro Albiceleste dice: «A Roma sto molto bene, per ora non penso a un ritorno in patria»
Tira le fila della nazionale argentina sotto il sole di Miami assieme a Lionel Messi e agli altri decani, Leandro Paredes. Il romanista, pur non avendo ancora compiuto 30 anni - spegnerà le candeline il prossimo 29 giugno, giorno in cui con l’Albiceleste sfiderà il Perù all’Hard Rock Stadium di Miami Gardens - è tra i calciatori più esperti dei 29 preconvocati da Scaloni, come testimoniano le 60 gare con la sua nazionale. Non sarà titolare inamovibile della Selección, ma è pur sempre un elemento affidabile all’interno delle rotazioni necessarie in un torneo che si gioca in un periodo così ristretto di tempo. Di solito, il terzetto base di centrocampo scelto da Scaloni nelle ultime uscite è stato composto da Mac Allister, Enzo Fernandez e de Paul, ma il numero 16 della Roma è riuscito a ritagliarsi il suo spazio, così come aveva fatto in occasione del torneo iridato del 2022. Anche stavolta dovrà sgomitare (per la mediana ci sono anche Palacios, Lo Celso e Guido Rodriguez), ma l’esperienza di Leo può fare la differenza in una competizione internazionale.
Parlando con i cronisti presenti al ritiro nella notte tra mercoledì e giovedì, Leo si è soffermato sul suo futuro, rispondendo alle domande su un suo possibile ritorno al Boca Juniors: «Sono stato chiaro: a Roma sto molto bene, ho un contratto con il club e ho 29 anni. Sono tranquillo e vivo la mia vita e la mia carriera giorno per giorno. Qualsiasi cosa accada, accadrà e basta». Di certo sono molti quelli che, almeno per un giorno, vorrebbero vestire la casacca degli Xeneizes: «Lukaku dice sempre - svela Leo - che sogna di giocare almeno una partita alla Bombonera, così come Pogba. Nello spogliatoio della Roma in parecchi tifano per il Boca. Ho sempre avuto molti compagni che amano il Boca e per noi questo è grande motivo di orgoglio». Inevitabile una battuta sull’esclusione del suo grande amico Paulo Dybala, non convocato da Scaloni: «Ho parlato con lui: è stata una brutta notizia per tutti, ma Paulo uscirà più forte da questa situazione».
Considerando il rendimento avuto da Leo da gennaio in poi, il Ct non poteva certo ignorarlo. Da quando sulla panchina giallorossa si è seduto De Rossi, Paredes è parso totalmente rigenerato, un altro calciatore rispetto a quello lento e macchinoso visto con Mourinho. Chiaramente, in un tipo di calcio più propositivo, con una squadra che tende ad alzare il suo baricentro, Leo si è trovato maggiormente a suo agio. Ha fatto la differenza anche l’aver ritrovato un vecchio amico e compagno, proprio colui il quale - pochi mesi prima - gli aveva “ceduto” il suo numero 16. Il feeling umano si è poi visto in campo: non solo in termini di gol, assist e giocate, ma anche nel minutaggio globale. Leandro ha saltato soltanto 4 partite sotto la gestione De Rossi (3 delle quali per squalifica) e ha disputato 3.853’ in stagione: non aveva mai giocato così tanto in una singola annata, nemmeno nella sua prima esperienza romana. In questo modo, ha rispedito al mittente i dubbi sulle sue condizioni fisiche.
Ora il focus per Leo è sulla nazionale, ma De Rossi lo aspetta a braccia aperte in estate, quando si costruirà la Roma 2024-25. Nel calcio moderno nulla può essere dato per scontato, soprattutto in periodo di mercato, ma l’argentino ha ancora un anno di contratto, nella Capitale sta molto bene e il tecnico punta forte su di lui. Al suo ritorno a Roma, la scorsa estate, aveva detto di voler vincere un trofeo in giallorosso: la speranza è che il sogno possa diventare presto realtà.
© RIPRODUZIONE RISERVATA