AS Roma

VIDEO - Premi Ussi, De Rossi: "Con un percorso serio torneremo a sollevare trofei"

Il tecnico giallorosso è stato premiato per il lavoro che sta svolgendo sulla panchina della Roma. Le sue parole: "Ho le stesse idee della società e del direttore sportivo"

PUBBLICATO DA La Redazione
27 Maggio 2024 - 15:40

Al Circolo Canottieri Aniene si sta svolgendo la cerimonia dei premi Ussi, consegnati dal Gruppo Romano dei Giornalisti Sportivi ai cronisti, atleti e dirigenti del Lazio che nell'ultimo anno si sono distinti per il loro lavoro. Tra i premiati anche Daniele De Rossi, che ha avuto modo di parlare del lavoro che sta svolgendo e che dovrà continuare a svolgere sulla panchina della Roma. Di seguito le sue dichiarazioni.

Partirei da quella telefonata che hai ricevuto quando ti hanno detto: "Daniele, vuoi venire ad allenare la Roma"?
"Buongiorno a tutti. Scusate la voce, ma dopo la partita è sempre un po' debole. Non è stata una chiamata, in realtà è stato un messaggio WhatsApp, ormai si comunica lì. Mi è stato comunicato il luogo e l'ora dell'incontro, avevo capito perché dovessi andare lì. Ci sono andato con grande entusiasmo e con un pizzico di paura, perché la situazione non era delle più semplici. Penso che siamo alla fine di questa prima parte di percorso e mi posso ritenere tanto onorato, sia di stare qui con voi sia di aver allenato la mia squadre del cuore, oltre ad averci giocato per vent'anni. Siamo all'inizio di quello che è tutto il percorso che andremo a fare nei prossimi anni, sperando che sia più positivo di quello che è stato in questi quattro mesi".

Hai raccolto un'eredità pesante, è inutile non dirlo. Solo un figlio di Roma e della Roma poteva sostituire in questo modo José Mourinho. Tu hai detto "trattatemi da allenatore e non da figlio di Roma", e lo hanno fatto tutti sin da subito.
"Sì e continuano a farlo, com'è giusto che sia. Io non ho sostituito l'allenatore, ma continuato quello che è il suo lavoro con quello che è il mio bagaglio di esperienze, la mia età, la mia visione. Sto cercando di fare il massimo. L'ultimo mese ci lascia un po' di amaro in bocca perché non siamo riusciti a raggiungere quel sogno difficilissimo, ma che sembrava quasi alla portata alla fine. Ma diciamo che, nel complesso, il giudizio di questi primi quattro mesi è abbastanza positivo".

Ieri sera hai detto che stai già pensando alla prossima stagione, a quello che devi fare, al non dipendere più da un risultato dagli altri, perché è il risultato dell'Atalanta che non ha consentito alla Roma di entrare in Champions League. Dunque stai già pensando a cosa?
"Al futuro, perché non è il risultato dell'Atalanta che non ci ha consentito di arrivare in Champions League, ma i nostri risultati. Non era facile per quello che mi riguarda, perché eravamo parecchio lontano e sotto a diverse squadre quando sono arrivato. Eravamo partiti in quarta e sembrava che potessimo farcela, ma poi ci è mancato qualcosa. Stiamo lavorando, non abbiamo iniziato oggi ma già nelle ultime settimane ad analizzare quello che dobbiamo fare per arrivare a riportare la Roma dove stava sempre, stabilmente, quando io ero giocatore. Non è che io vincessi lo scudetto tutti gli anni, ma la dimensione era leggermente superiore a livello di stabilità, di classifica in Serie A. Dobbiamo almeno riuscire a ritrovare quella sorta di piazzamento più alto nella classifica".

Hai qualcosa da dire: una speranza, un nome, qualcosa? Qui c'è che ti augura di fare la stessa carriera di Capello e Ancelotti.
"Mi piacerebbe trovarmi a sessant'anni a lanciare un ragazzo di diciotto, perchP è quello che ha fatto lui [Capello, ndr] con me. Ancelotti ha girato molto, vissuto in grandi piazze e vinto tanto. Quindi quest'augurio mi fa piacere. Mi è stato detto che questo premio non si può vincere due volte, ma io è la seconda volta che vengo qui. Era più di dieci anni fa, quindi mi sento vecchio se ripenso a quello che è stato il mio percorso. Forse il primo premio l'ho vinto proprio nel 2007 o nel 2008. Ma questo secondo lavoro mi dà l'opportunità di trasformarmi, come ho sempre detto, da calciatore vecchio ad allenatore giovane, quindi ho grande entusiasmo e grande spinta".

Per vincerlo tre volte sai che devi fare sì?
"No, non lo so. Pensiamo adesso a ripetere quella che è stata la mia carriera da calciatore, perché onestamente è stata una carriera di livello altissimo, tutta nello stesso club. Ma farlo da allenatore penso che sia difficile per le dinamiche e per quanto si stufano velocemente gli allenatori. [...] Ma io ci credo fortemente che con un percorso serio, giusto e corretto torneremo a sollevare qualche coppa a breve".

Ci lasci con un pensiero su Dybala? Perché hai detto che è un calciatore che quando sta in piedi per te deve stare in campo. Ieri lo abbiamo visto in campo, ti auguri di averlo sempre a disposizione?
"'Dybala sta in piedi, quindi sta in campo' è stata un po' una forzatura mia, perché quando si sta in piedi si deve andare forti e bisogna essere sempre pronti. Lui me lo raccontava, quando ero calciatore, che aveva spesso problemi fisici, ma quando sono arrivato è stato il primo in campo ad allenarsi. Gli abbiamo chiesto uno sforzo in più, sia negli allenamenti che in campo nelle partite. Nel cercare di rincorrere l'avversario ha dato grandissima disponibilità e io sono soddisfattissimo del rapporto che ho con lui così come con tutti gli altri calciatori, che io posso solamente ringraziare".

Te lo tieni stretto.
"Stai passando dal premio Ussi all'intervista con lo scoop, io ti conosco da tanti anni [ride]. Proprio questo è il momento di non dire niente a voi. Questo è il momento di fare, non di dire. Anche perché poi nel calcio si fanno dei progetti che vengono scombussolati da decisioni del calciatore, del procuratore, delle altre squadre, da quello che offre il mercato. Dire oggi 'questo rimane e questo non lo voglio' potrebbe essere veramente un boomerang. Noi dobbiamo essere bravi non solo dal punto di vista della programmazione, ma anche della comunicazione".

A margine dell'evento, il tecnico giallorosso si è poi fermato per rispondere alle risposte dei giornalisti.

Partiamo da un bilancio di quest'anno Daniele.
"Quando arrivi sesto il bilancio deve essere sufficiente, perché a sua volta la stagione non è stata disastrosa. Però si poteva e si voleva fare di più. Volevamo portare la Roma in Champions e riportarla in finale di Europa League, però credo che le cose siano state fatte in maniera corretta e bisogna farle anche adesso affinché la squadra salga di livello".

Sei subentrato a Mourinho, quindi hai preso la squadra in corsa. Quant'è distante questa Roma che abbiamo visto in questi primi mesi di De Rossi da quella che è l'idea della Roma di De Rossi?
"Non è una questione mia o di un altro allenatore. Penso che quando un allenatore subentra e trova una squadra creata da altre persone, per forza di cose la stessa è un po' distante dalla sua idea. Non ci sono allenatori che hanno le stesse, identiche idee. Però quello che mi piace è che ho le stesse idee della società, con cui ci siamo confrontati su quello che dobbiamo iniziare a fare. Ho le stesse idee del direttore sportivo, ho parlato ieri a lungo con Lina e abbiamo idee che coincidono. Non sempre le idee, tutte quante, sono facili da portare a termine, ma abbiamo piani B, C, D, E, eccetera. Io sono fiducioso, anche se dobbiamo ancora iniziare a entrare nel merito di ciò che sarà".

Ieri sera eri particolarmente arrabbiato. Che cosa ti porti dietro, anche per il futuro, dalla partita di ieri sera?
"La partita di ieri sera in settimana l'avevamo preparata tanto dal punto di vista mentale, perché non bisogna fare retorica. Si sa che ci sono partite che ufficialmente non contano niente per quella che è la classifica. Ma devi vedere come si comportano i giocatori che scendono in campo per rispettare la competizione, i tifosi che sono venuti a vederci, la nostra professione. E io ho visto giocatori che hanno rispettato la partita, l'atteggiamento è stato giusto. Cosa che per certi versi può essere preoccupante, perché non è che abbiamo snobbato l'incontro. Abbiamo fatto la partita giusta ma un pochino al di sotto, con qualche similitudine con delle partite che non abbiamo fatto nella maniera migliore".

Già parlando della tua Roma avevi nominato corsa, fame. Come tratti caratteristici c'è qualcosa che puoi aggiungere? Magari capacità di segnare un po' di più.
"Sono io quello che deve dargli gli strumenti per segnare. Voi mi chiedete cosa voglio dai calciatori, ma anche da me voglio qualcosa in più. Voglio dargli qualcosa in più, voglio metterli nelle condizioni migliori. C'è stato un periodo in cui sembrava tutto o quasi perfetto, ma c'erano problemi che in quel momento i risultati hanno un po' coperto. Tanti anni fa, ai miei esordi, feci due gol nelle ultime tre, quattro partite. E un mio collega anziano, esperto, alla fine della partita mi disse: 'Bravo, meglio fare tre gol nelle ultime cinque partite che farne dieci a settembre e poi non segnare pù, perché alla gente rimangono impresse le ultime partite'. Purtroppo anche a noi rimane impresso questo sapore un po' agrodolce per il finale di campionato, non per ieri sera che era una partita un po' particolare, peraltro persa al 93esimo con un gol di un giocatore che doveva essere espluso palesemente due minuti prima - e questa cosa mi dispiace terribilmente. Ma è un discorso relativo proprio a come abbiamo finito. Siamo arrivati con le pile scariche e dobbiamo far sì che questa squadra riesca ad arrivare fino in fondo a tutte le competizioni con quel tipo di atteggiamento sia fisico che mentale che abbiamo visto nell'Atalanta".

C'era un po' la speranza che l'Atalanta arrivasse quinta? Ieri, nello spogliatoio di Empoli, cosa si diceva?
"No, io non avevo dubbi e lo avevo detto in conferenza che l'Atalanta avrebbe fatto i punti che doveva fare. Perché sono più forti delle squadre che dovevano incontrare, perché gli ho visti qualche settimana fa ed era poco prima della Coppa Italia, quando dovevano essere stanchi e distratti. Loro sono una squadra costruita così, sanno che devono andare in campo per fare quella roba lì e la fanno bene. Poi le partite si possono anche perdere, anche loro hanno fatto un punto tra Cagliari e Verona un mese fa. Però avevo pochi dubbi in merito. Hanno fatto il loro, non è che dovevamo aspettarci che ci regalassero qualcosa o che ci facessero la cortesia di farci entrare [in Champions, ndr]. Avremmo potuto fare qualche punto prima, durante tutto l'anno ovviamente, e ci riproveremo il prossimo anno".

Cosa vi siete detti ieri con i Friedkin, visto che hai detto che vi siete sentiti?
"Abbiamo parlato delle nostre opinioni private, che rimangono tali, riguardo ciò che dobbiamo - da oggi visto che la stagione è finita anche se manca un'amichevole ancora - cominciare a pianificare materialmente".

Il budget del mercato?
"Queste sono cose di cui parleremo io e la società, non sono cose che si dicono pubblicamente ma che si gestiscono dentro le mura di Trigoria".

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CONSIGLIATI